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Una atletica per chi non soffre di claustrofobia

  

Martedì 13 giugno ho avuto la visita di Vanni Ghiotto, un socio dell'Archivio Storico dell'Atletica Italiana "Bruno Bonomelli", organizzazione di esperti in defibrillazione (per rianimare la povera cultura atletica) cui offro ospitalità a canone agevolato. Il visitatore viene da Cornedo Vicentino (a pochi chilometri da Valdagno), cittadina gemellata con un borgo brasiliano del Rio Grande do Sul, Sobradinho. Per fortuna che il Ghiotto è arrivato solo da Cornedo, un paio di centinaia di chilometri per percorrere la Serenissima e salire a Navazzo. E visto che sono in tema: chi mi dovesse o volesse venire a trovare sulla mia montagnetta gardesana non creda mai ai cosiddetti satellitari, oppure li programmi come si deve, non chieda la strada più corta, altrimenti si troverà per tratturi montani tipo via del pastore, o via bernac, o via alpestre e altre. Come alternativa, davvero facile, credetemi, tornate a leggere i cartelli stradali: all'imbocco della salita che vi porta nel regno dei muli e delle capre, ce n'è uno che recita "strada chiusa a 2 km e mezzo", da lì in poi meglio avere una jeep, piccola. Ne sanno qualcosa il mio amico Gino e adesso il Ghiotto.

Dunque, il suddetto (alla fine ha raggiunto il borgo di Navazzo) è salito all'eremo per ricercare dati per un lavoro storicostatisticoatleticamentecoperto, in parole comprensibili al colto e all'inclita l'aggiornamento della progressione dei primati italiani in ambienti chiusi, coperti, ridotti di dimensioni. Quella che nel linguaggio di Sir Montague Shearman, il primo (1887) che abbia scritto un fior di storia globale dell'atletica che ha poi servito da traccia (e da copiatura) per molti posteri, si chiama "indoor", semplicemente "dentro la porta". Quell'altra essendo "outdoor", fuori dalla porta. Il baffuto ricercatore ha appuntato la sua attenzione sulle collezioni delle due italiche riviste, Atletica, edita fin dal 1933 dalla Federazione non sempre in maniera continua, e Atletica Leggera, che nacque prima di Roma '60, formò due o tre generazioni di adepti del corrisaltalancia, e tirò le cuoia nel 2001, malauguratamente. Collezioni che il diligente collezionista ha collezionato nel corso di una vita spesa al servizio di una sirena ingannevole. Il Ghiotto ha tartufato qua e là, ha trovato qualcosa per arricchire le sue carte atletiche e poi ha ripreso la via per Cornedo Vicentino. Stavolta però scendendo sulle sponde dannunziane del Benaco per la Strada Provinciale. Senza incontrare capre, somari, non è da escludere qualche bestia bipede, sono come i cinghiali che qui abbondano, si riproducono senza sosta.

Altre notiziole su questa visita disponibili all'indirizzo www.asaibrunobonomelli.it

Il fotografo de "L'Eco del Pizzocolo", Elio Forti, ha documentato la visita: in due angoli della "Collezione" al primo dei due piani che occupa la biblioteca-museo-archivio, il baffuto (nero) Vanni Ghiotto con il baffuto (bianco)

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