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L'importanza del tweet e l'importanza di stare zitti

Lunedì 11 settembre, ore 20,45. Ho appena letto, con fastidio, sul sito di un quotidiano nazionale la fondamentale dichiarazione "twittata" da una tale che a me fa sempre venire in mente l'addormentata nel bosco, bella o brutta che sia ma sempre imbambolata. Ecco il testo che verrà ritrovato fra un millenio o due in un computer calcificato nelle future rovine del Foro Romano, future? diciamo pure attuali. Ecco il raggiante pensiero:" Vicina alla ragazza finlandese aggredita nei pressi della stazione Termini. @Roma non accetta alcun tipo di violenza". Pensiero di una profondità...esilarante! Ma non le viene mai in mente che tacendo farebbe più bella figura? Invece di sparare tweet (= cazzate) vada a trovare in privato, senza scorta, senza auto blu, senza codazzo di prezzolati portaborse, la ragazza finlandese e ascolti, in silenzio, il suo dolore. E le racconti che stiamo assitendo, impotenti, lei per prima, al secondo, terzo, decimo, millesimo Sacco di Roma.

Fa il paio con la magniloquente dichiarazione del Generale Tullio Del Sette, comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, sul reato sessuale commesso (su questo non esistono più dubbi, dal momento che uno dei due, un ragazzino di quaranta anni, ha confessato) a Firenze contro due studentesse americane. Il gallonato, affranto, dixit:" È imperdonabile, anzitutto per noi, il grave danno che stanno facendo all'Arma. Questi fatti ci feriscono nel prestigio, gravemente". No, generale, no: qui non è in gioco il prestigio dell'Arma. Nessun italiano mimimamente intelligente ha messo in discussione la fedeltà e la correttezza delle decine di migliaia di carabinieri che ogni giorno si fanno un mazzo così per gli italiani. Io, personalmente, me ne stracatafotto del suo prestigio, mi sento umiliato come cittadino di questa Repubblica. Prima viene l'Italia, poi viene l'Arma. O no? 


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