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Viaggio nel pianeta dell'onniscienza

Riprendo questo sarcastico, tagliente sfottò di Gianmatteo Pellizzari, dal numero 49 de «L'Espresso» (2 dicembre). Quelli che definivamo «tuttologi» sono sempre esistiti, ma una altissima percentuale di loro si occupavano del nulla, cioè di calcio. Tutti erano cittì, tutti avevano la loro formazione ideale, tutti il loro schema di gioco. Ma per lo meno non facevano danni se non quello di rompere i cochi. Adesso invece tutti sono medici, architetti, idraulici, economisti, scienziati. Basta un paio di click, appunto, e tutti sanno tutto, e con che supponenza!. E meno ne capiscono e più pontificano, e, dramma nel dramma, salgono in alto e fanno danni sulla vita degli altri. Come minimo sono ministri e sottosegretari. Vi serve qualche nome?

Ha scritto Gianmatteo Pellizzari:

Quando esistevano le mezze stagioni, esistevano anche i mestieri. E la bizzarra caratteristica dei mestieri consisteva nel fatto che ogni mestiere implicasse, bizzarramente, una competenza. In certi casi, addirittura, una specializzazione. Che mondo assurdo e noioso ci siamo lasciati alle spalle! I professori studiavano per insegnare, gli architetti per progettare, i musicisti per suonare. Ti esplodeva un tubo e ti si allagava la casa? Bene: chiamavi l'idraulico. Ti si ammalava il bassotto e ti serviva una diagnosi? Bene: chiamavi il veterinario. Un mondo pieno di paletti, pieno di limiti, pieno di persone che si fidavano della professionalità di altre persone. Un mondo che stroncava i mille talenti dell'individuo e li trasformava in delega, appiattendo miseramente i mille guizzi della vita quotidiana. Fortuna che poi è arrivato il democratico web! Sono scomparse le mezze stagioni e sono scomparsi pure i mestieri: cosa te ne fai di una competenza, o addirittura di una specializzazione, se bastano due click per sapere tutto? Oggi siamo dentisti appena ci compriamo un colluttorio, siamo chef stellati appena grattugiamo un tartufo, siamo scrittori appena scriviamo un post, siamo giornalisti appena pubblichiamo un tweet. L'importante è metterci tanta, tanta passione: l'ardore conta più del cervello, nella società dell'onniscienza.

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