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Chiudiamo Lampedusa, lasciamo aperta Venezia

Un altro brivido ieri lungo i canali di Venezia. Protagonista l'ennesimo mostro del mare che sfiora la catastrofe. A poche settimane (era il 2 giugno) da un altro disastro evitato per miracolo. Ebbene? Chiacchiere, ciacole, ciacole, dichiarazioni, anzi tweet, questa buffonata con la quale si dicono cazzate tanto non hai nessuno davanti che ti sputa in faccia. Passata la festa, gabbato lu santo. Fino alla prossima volta, cioè ieri, domenica 7 luglio. E questo da anni. Ormai potremmo aprire il betting per scommettere quanto tempo dovremo aspettare per assistere ad una tragedia, che naturalmente non mi auguro, ma avanti di questo passo, una volta o l'altra...Ho trovato questo filmato che, oltre alle terrificanti immagini, la dice lunga sullo stato d'animo di chi assiste da vicino a una scena di tale impatto. E non è la prima. Una voce ripete decine di volte l'epitteto...ma ascoltatelo, ne vale la pena. Credete che succederà qualcosa? Che verrà presa una decisione? In occasione del precedente incidente, quello del 2 giugno, lo stesso giorno, due ministri di questo fantastico governo che ci ritroviamo fecero sapere che «entro giugno ci sarà una soluzione alternativa per il passaggio delle grandi navi a Venezia». Giugno, certo, di che anno? Annunci, ascoltiamo solo annunci, sembra il vecchio e mai dimenticato Carosello. Decisione che è poi una sola. Evidentemente non è bastata la strage dell'Isola del Giglio di sette anni fa (32 morti) a smuovere le coscenze. Ma non c'è tempo per 'ste sciocchezzuole. Non disturbate il manovratore che dedica tutto il suo a chiudere il traffico portuale a Lampedusa e dintorni, o a farsi i selfie. Venezia? cacchio è Venezia? Non è un mio problema, ci pensino i miei colleghi. E poi che palle: 'sti neri, mori, colorati invece di arrivare con delle barchette che vanno sempre a fondo, si decidano ad arrivare con grandi navi, così li facciamo sbarcare non a Lampedusa ma a Venezia, e non se ne parla più. Un'altra da morire dal ridere: si chiude Venezia ai pedoni, troppi, non se ne può più! Stesso problema alle Cinque Terre, stesso sul lago di Garda. Poi se un anno le statistiche dicono che il turismo è calato dello zero virgola, chi li sente gli albergatori, i ristoratori, i gelatai, i pizzicagnoli? Quest'anno, per entrare a Venezia, si devono pagare tre euro indistintamente, dall'anno prossimo ci sarà un meccanismo a bollini, le tariffe andranno da sei a dieci euro a seconda dei giorni. Dal 2022 bisognerà prenotare in anticipo. L'importante è pagare. Com'è Deliziosa Venezia! Solo come annotazione: il mammuth del 2 giugno si chiamava Opera, quello del Giglio Concordia, tutte barchette dello stesso armatore.

ULTIMA ORA - Leggo adesso una notizia che ha questo titolo:«Il sindaco: la colpa è del ministro Toninelli. La replica: Brugnaro straparla». Avevate dei dubbi? Secondo voi questo qua che definiscono ministro che mezzo ha scelto per replicare e insultare? Chi risponde correttamente riceverà una foto con dedica del suddetto alla guida del suo SUV che non inquina o mentre potenzia gli addominali in palestra.

La foto (che uso a sua insaputa) la cui prospettiva, già da sola incute un senso di angoscia, è opera di Gianni Berengo Gardin, unanimemente considerato uno dei più grandi fotografi del mondo. Negli anni scorsi, il Maestro aveva lavorato al tema «Grandi navi a Venezia». Era stato invitato - siamo se non sbaglio nel 2015 - ad allestire una mostra con questi scatti a Palazzo Ducale. Ma il sindaco si oppose e bloccò la mostra, che comunque ebbe ovunque un successo strepitoso. In quella occasione Berengo Gardin scrisse una lettera aperta al sindaco, lettera che qui riproduco integralmente. Il titolo della lettera dice «Alcune cose che vorrei dire al sindaco...».

Mi dispiace molto quando qualcuno si dà la zappa sui piedi, mi dispiace quindi anche per il sindaco di Venezia. Gli sono anche molto grato, perché bloccando la mia mostra a Palazzo Ducale mi ha fatto un grande favore: tutti i giornali italiani e stranieri (Le Monde, il Guardian, El Pais, il New York Times e molti altri) ne hanno parlato diffusamente. È probabile che, se non ci fosse stata tutta questa attenzione da parte della stampa, la mostra sarebbe stata vista da molte meno persone. Devo essere grato a Celentano e a tutti gli artisti, architetti, uomini di cultura e semplici cittadini che hanno preso le mie difese. Devo inoltre ringraziare Roberto Koch e Alessandra Mauro della Fondazione Forma, curatori della mostra e del libro, senza il cui impegno questa mostra non si sarebbe fatta. E naturalmente il FAI.

Sono doppiamente felice che il FAI mi abbia invitato a esporre le mie fotografie nel Negozio Olivetti di Piazza San Marco: ho fotografato diverse opere per l’architetto Carlo Scarpa che ne è stato il progettista e per oltre 15 anni ho lavorato per l’Olivetti.

Il sindaco Brugnaro mi ha insultato più volte: mi ha dato dello “sfigato”, dell’“intellettuale da strapazzo”, del “Solone”. Ha detto che avrei denigrato Venezia, mi ha definito un “intoccabile”– non lo sapevo, lo ringrazio di avermelo fatto sapere – e se l’è presa con me perché ho il doppio cognome.
Non voglio mettermi sul suo stesso piano, ma un paio di cose vorrei le sapesse.

La mia famiglia è veneziana da cinque generazioni, per tre abbiamo gestito un negozio di artigianato veneziano e perle in Calle Larga San Marco. I Berengo Gardin e il negozio sono citati già nel 1905 dallo scrittore Frederick Rolfe Baron Corvo nel suo libro su Venezia “Il desiderio e la ricerca del tutto”. La casa dei nonni affacciava su Piazzetta dei Leoncini, mio padre è praticamente nato in Piazza San Marco, e io, anche se sono nato per i casi della vita a S. Margherita Ligure, ho vissuto 30 anni a Venezia. Mia moglie è veneziana e i miei figli sono nati a Venezia. Per questo, il problema del passaggio delle grandi navi mi sta particolarmente a cuore: perché mi sento venezianissimo. Forse il sindaco non sa, inoltre, che a Venezia ho dedicato ben 10 libri, esaltandone in tutti i modi la bellezza, a partire da uno dei miei primi, Venise de Saison pubblicato nel 1965.

Per quanto poi riguarda l’accusa di aver usato “chissà quali teleobiettivi” per creare effetti artificiosi, vorrei sottolineare il fatto che ho addirittura dovuto utilizzare dei grandangoli, perché le navi erano così grandi che non entravano nel mirino della macchina. Solo in alcuni casi ho usato un 90 millimetri, che non è teleobiettivo.

Per finire, il sindaco Brugnaro dovrebbe conoscere la Costituzione Italiana, che all’art. 21 dice: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.


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