Le Dolomiti pandemonio di quale umanità?

Uno scorcio dell'incantevole lago di Braies, a pochi chilometri da Dobbiaco: la fotografia è stata scattata da Encarnación Tamayo Nevado

Mi permetto di pubblicare la lettera che il signor Francesco Carbone ha inviato tempo fa a Corrado Augias, che è il colto curatore delle «Lettere» sulle pagine del quotidiano «la Repubblica». E si riserva il suo commento a una fra quelle ricevute. Pubblico per intero la lettera del signor Carbone e alcuni brani della risposta di Augias che si è affidato per un parere ad un operatore turistico della zona, Michil Costa.

Mi ha sollecitato la lettura di questa lettera il fatto di essere stato a Dobbiaco ai primi di giugno ospite del mio amico Gianni Poli, che da vent'anni è il «produttore e regista» di una gara podistica, la Cortina - Dobbiaco, roba da film, nessuno potrebbe fare meglio quanto ad ambientazione e a scenari. Gianni mi ha, diciamo, ordinato di andare a spasso, e mi ha suggerito il lago di Braies. Ci siamo andati, Encarnita e io. C'era un bel po' di gente, ma l'ambiente era vivibile. Qualche settimana fa ho letto che il meraviglioso piccolo lago (altro che Laguna Blu, in Giamaica, dove sono stato e quindi posso fare il confronto) aveva dovuto essere «protetto» dall'assalto disordinato di migliaia di visitatori: traffico regolamentato fin dal basso, tempi di attesa, parcheggi esauriti, auto e bus turistici un po' ovunque, non voglio neppure sfiorare il discorso del rispetto della natura, educazione, dell' oltraggio alla quiete. Il tutto, constato, si risolve in una orgia di foto, sorry, di selfie, vuoi mettere...Ormai è un movimento che non si può stoppare, frenare, regolamentare: tornelli, numero chiuso, polizia che regola le sedute sulla scalinata di Trinità dei Monti, quell'altro che mandava i mezzi con gli idranti a far pulizia di sporcizia sulle scalinate certi monumenti e chiese. Pannicelli caldi. Ed è così ovunque: le fragili Cinque Terre, Venezia (a proposito che ne è della storia delle Grandi Navi che ormai scaricano i fedeli direttamente dentro la Basilica di San Marco?), a Roma ci pensa la monnezza a far la selezione, le Isole Eolie, Lago di Garda, la mia Valvestino aggredita selvaggiamente da decine di migliaia di motociclisti che fanno le corse, documentate con le telecamerine sul casco e poi postate su uno dei tanti scriteriati strumenti di distruzione dell'intelligenza. E i ciclisti ci mettono del loro quanto a indisciplina e a rischio, di tanto in tanto qualche femore va a farsi fottere. Oh, che sia chiaro: non succede solo in questo nostro Paese ballerino. ma non deve consolarci.

Leggete la lettera del signor Carbone:

"Caro Augias, fine luglio: caldo opprimente anche sopra i duemila metri, alternato a scrosci di temporale, oggi «bombe» d'acqua. Le Dolomiti prese d'assalto: ciclisti che vanno piano in salita e come fulmini in discesa; camion e Tir che salgono e scendono dal Passo Sella, dal Gardena, dal Pordoi, dl Falzarego, dal Giau. Bus con targhe di ogni Stato europeo, bus con rimorchi per le biciclette, bus che a ogni tornante creano ingorghi. Suv di ogni cilindrata, i diesel inquinanti e le motociclettone americane rombanti e quelle tedesche più scattanti in salita, velosissime in discesa. Chiudono i pedoni, zaino in spalla, cagnolino al guinzaglio o in borsa. Nessuno fa caso a chi incontra, pochi allo scenario incantato dei Monti Pallidi. Alle ore di punta, per la sosta e il picnic si parcheggia in doppia fila nei prati. Le Dolomiti festeggiano quest'anno il decennale del loro ingresso tra le eccellenze che l'Unesco ha decretato Patrimonio dell'Umanità. La domanda è semplice: di quale umanità sono Patrimonio le nostre splendide Dolomiti?"

Ecco alcuni brani della risposta di Costa, operatore turistico della Val Badia.

"Da un po' di tempo abbiamo perso la bussola, ci stiamo dirigendo verso una direzione che non potrà, in futuro, più portare benessere...Siamo nel bel mezzo di un pandemonio dell'umanità. È doloroso veder violentata Madre Terra, vedere i passi dolomitici brutalizzati da orde di turisti che d'estate si spostano su un numero atroce di  migliaia di autovetture e moto...Manca un forte movimento ambientale nelle valli ladine, in regione, in Italia...Prima o poi arriverà una grande spinta che porterà più consapevolezza. Dobbiamo dare un segnale ai nostri giovani, più sensibili di quelli della mia generazione generazione che ha fatto del libero mercato il suo paradigma - fallendo...Soluzioni per ora? Chiudere i passi dolomitici a fasce orarie, far diventare il viaggio una esperienza, come lo è la ferrovia retica (il Glacier Express). Un servizio di pullmann (a idrogeno) dalle ampie vetrate per godere dello spettacolo dolomitico, per poi arrivare a un progetto condiviso di un trenino che colleghi i valichi alpini...Insomma le soluzioni (come le leggi) già ci sono ma - come chiedeva Dante - «chi pon mano ad esse?»".