Giochini solo per la gloria (costosa) dei dirigenti

Finalmente ho letto una cosa intelligente detta da un dirigente sportivo. L'ha detta Mr Narinder Batra, sessantadue anni, una laurea in diritto alla Università del Kashmir, influentissimo uomo d'affari in India, in una vasta gamma di attività, dal settore sanitario alle pompe di benzina, dal trasporto di prodotti petroliferi alla fabbricazione di compenenti per auto, lo hanno perfino autorizzato a costruirsi un porto privato a Gujarat. Insomma, non dovrebbero mancargli i quattrini. Essendo ben foderato di palanche, poteva mancargli un posto di potere nel mondo dello sport? Siamo in India, da quale sport poteva iniziare la sua scalata? Dall'hockey, of course. Un gioco che, si dice, sia nato in Egitto quattromila anni fa, con tracce preistoriche anche in Etiopia e Iran. Il «Field Hockey», hockey prato per noi, fece la sua apparizione ai Giochi Olimpici nel 1908 con quattro squadre british (Inghilterra, Irlanda, Galles e Scozia) più Germania e Francia. Concorso a premi: chi furono le prime quattro del torneo olimpico? L'India (allora India Britannica, dalla Regina Vittoria, 1858, fino all'Indipendenza, 1947, Gandhi, vi dice qualcosa?) si presentò la prima volta nel 1928 ad Amsterdam, e vinse il primo dei suoi otto titoli olimpici (sui 9 complessivi del suo medagliere), sei consecutivi fino allo stop a Roma '60, dove vinse il Pakistan. L'ultimo titolo come India Britannica fu quello del 1936 a Berlino. Gli esperti mi dicono che l'Italia hockeistica ha partecipato solo due volte all'agone olimpico: nel 1952 e nel 1960, per onor di firma.

Lascio da parte la storia dell'hockey e torno a Mr Narinder Batra, che adesso è presidente del Comitato olimpico indiano (IOA) oltre che presidente della Federazione internazionale hockey. Batra, in una intervista ad un quotidiano del suo Paese e poi alla Agence France-Presse, ha detto senza tanti giri di parole che non ha nessun senso partecipare ai Commonwealth Games che si faranno a Birmingham nel 2022. "È solo una perdita di tempo e uno spreco di denaro", parole testuali. E in aggiunta:"A parte due o tre sport, negli altri il livello della partecipazione è bassissimo...Noi andiamo lì e vinciamo decine di medaglie, 70, 100, poi ci presentiamo ai Giochi Olimpici e ne vinciamo due". Appunto, come a Rio 2016: un argento e un bronzo. 

E non si è limitato solo a questo, ha argomentato molto bene il suo punto di vista. Gli do pienamente ragione. Qui in discussione ci sono i Commonwealth Games, che sono pur sempre stati una delle manifestazioni non universali dello sport ma con grande tradizione. Ma vogliamo parlare di tutti gli atleti giochicchi che infestano il calendario di tutti gli sport? I Giochi del Mediterraneo, quelli dei Balcani, quelli dei Piccoli Stati, i Giochi Universitari, adesso si sono inventati gli European Games, e poi (roba da metterli in galera) gli Street Games, i Beach Games, da fare in strada o in spiaggia. Poi vien tutta una sfilza di Giochi di area, il sud est asiatico, il nord est, il sud ovest, il centro sud, esagero ovviamente. Una pletora inutile, dispersiva, ingannevole, ma soprattutto costosa: tutti quattrini pubblici. Come dice Batra, tornano carichi di medaglie di cartone, per non dir di peggio, e le sbandierano come grandi successi. Poi vanno ai Mondiali dei loro sport o ai Giochi Olimpici e i bottini fanno la cura  dimagrante, pelle e ossa.

Cui prodest? Non ho mai avuto il minimo dubbio: solo ed esclusivamente ai reggenti dello sport, meglio dei vari sport. Voi pensate che lo facciano a pro degli atleti? Ma fatemi il piacere. Vanno a spasso loro, gli atleti devono farsi carico di ulteriori fatiche - inutili - per nulla, spesso in condizioni disagiate. E in ogni caso distraendoli da altri obiettivi più importanti. È uno svilimento complessivo della qualità dello sport di alto livello. Ci sono atleti che disertano i Campionati nazionali ma spesso vengono obbligati a partecipare a giochini, solo, ripeto, per la gloria effimera di federazioni, presidenti, direttori tecnici. La stampa, ormai ridotta a un cumulo di macerie, abbocca, suona la grancassa, mai che analizzi il vero valore di certe partecipazioni. Però bastona proditoriamente quando lo sport nazionale torna a casa con le pive nel sacco. Allora scopre che il tal sport è in crisi, che il talaltro deve cambiare presidente o cittì, che serve una svolta...e via cantando.

Secondo voi come andrà a finire con l'India? Che fra due anni e mezzo sarà regolarmente a Birmingham per i Commonwealth Games. Figuratevi se Sua Maestà permetterà un simile affronto. Voci critiche delle idee di Mr Batra già si sono levate. E poi, diciamola tutta, il colonialismo non è mai morto, neppure nello sport. Con buona pace del povero Gandhi.