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Avrò il diritto il portarmi a letto chi voglio?

Stravaccato sul divano, dove poi, di solito, cado preda della pennica pomeridiana, allungo il braccio e prendo il primo giornale della pila che dimora costantemente sul tavolino accanto, in attesa di diventare tanto obsoleta da prendere la via del cassonetto di riciclo della carta. Oggi, passando le pagine, ho letto del signor Del Vecchio e del suo tentativo di diventare padrone di un consistente pacchetto azionario di Mediobanca, la cassaforte degli italiani ricchi, o per mal che vada, ricchissimi; poi ho appreso con attenzione i dati forniti dall'INPS sui pagamenti della Cassa integrazione, argomento che rende ringhiosi e attaccabrighe una gran parte degli italiani i quali sparano cazzate a raffica senza saperne nulla; e via enumerando. Prima che Morfeo portasse a termine il suo lavoro, l'occhio semichiuso si dirige su un titolo che dice: Erika, la poliziotta che parla ai dimostranti. Non è tanto il titolo che risveglia i miei sensi, è la righina che sta sopra, quella che in termine giornalistico si chiama «occhiello». Dice: Bianca e lesbica dichiarata, guida gli agenti di Atlanta. Ma non è finita, prime righe del testo: Erika Shields, detective bianca con 25 anni di carriera alle spalle, da pochi mesi capo della polizia di Atlanta e da 4 anni lesbica dichiarata...

Me lo son sognato, la prima semireazione. No no, tutto vero, sta scritto lì. Seguo nella lettura e apprendo che Erika, in divisa e da sola, si è presentata davanti ai rivoltosi (come forse saprete le città americane sono in feroce subbuglio per l'omicidio di un afroamericano soffocato da un poliziotto, episodi all'ordine del giorno nella civilissima America) per invitarli alla calma e al dialogo. Roba da uscirne a tocchi e bocconi se la folla perde la ragione. Lei è andata in strada, ripeto da sola, di fronte a centinaia di omaccioni forzuti e donne straincazzate, in uno Stato nel quale il Governatore Brian Kemp, nel 2018, fece campagna elettorale girando sempre con un fucile in mano. A favore di chi? Di quello che il mio amico Giorgio, che sta sei mesi all'anno a San Diego, California, e altri sei mesi a Celle, Liguria, chiama senza giraci tanto attorno «il Criminale».

Chiedo: a voi frega che Erika sia «lesbica dichiarata»? A me no. Essere lesbica, omossessuale o bisex deve essere, oggi, un elemento distintivo? Ma, diciamola bene e tutta: chissenefrega di chi entra nel letto di chi, consenziente? È un aspetto che attiene la sfera intima, strettamente intima. E se invece di lesbica dichiarata si conoscesse di Erika una sfrenata attività sessuale eterosex, cosa si sarebbe dovuto scrivere? Ninfomane dichiarata?

Ho provato un senso di profondo fastidio, disgusto, e ancor di più per il fatto che 'sto articolino di qualche riga (già ridicolo firmarlo, Vincenzo Cecchini al «Giornale di Brescia» me lo avrebbe cassato) portava la firma di una donna. Brava, bel capolavoro. Vede signora/signorina se fossi il suo direttore le darei una girata come un calzino. Cosa ho detto? Direttore? Ma ne esistono ancora? Oppure esistono solamente figuranti per le sceneggiate televisive, scelti dai padroni del vapore proprio per questo? Ormai, di destra, di sinistra, di centro, di sponda, passano tutti le giornate nei corridoi delle tivvù e in sala trucco per incipriarsi, in attesa di recitare il loro copione. Poi dicono che i giornali perdono copie, e te credo!

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