Vacanze gardesane per Winston e il suo habano

   

Un gradito ritorno su questo spazio: quello di Enzo Gallotta, che tenendo fede ad un impegno di...un annetto fa (pelandrone), forse più, ci racconta, con il solito garbo, in due puntate - qui di seguito la prima - la vacanza di sir Winston Churchill sul lago di Garda, ospite del Grand Hotel di Gardone Riviera (melanconicamente chiuso in questi giorni, e forse per tutta la stagione 2020 visti i chiari, o meglio scuri, di luna turistici). Era l'estate del 1949, sir Winston non aveva granchè da fare, a parte guidare il Partito Conservatore (di cui era leader dal 1940), ma stava studiando da Primo Ministro del Regno Unito, un ritorno (avverrà nel 1951) dopo i cinque anni di guida della Nazione in tempo di guerra. E come ringraziamento i bravi cittadini britannici gli voltarono le spalle nelle elezioni del 1945: ferrea logica del bipartitismo. Nella sua testa dipingeva le strategie politiche future, mentre sulle spiaggette gardesane usava la tavolozza dei colori per acque blu e vele rosse (ho pubblicato i due quadri dell'esimio artista qualche giorno fa).

Godetevi la prima parte dello scritto di Gallotta - che ringrazio - e le fotografie che ci riportano a quegli ultimi anni '40. Le foto: nella prima a sinistra, sir Winston a spasso per Maderno in compagnia del genero; a fianco, sua moglie Lady Clementine all'arrivo al Grand Hotel di Gardone Riviera; nella foto grande, Churchill, protetto dal cappellone a falde larghe sul trampolino dell'Hotel, pronto a un bagno nel lago. Per i più curiosi, abbiamo trovato un breve filmato (54 secondi) dell'arrivo di Churchill all'aeroporto di Orio al Serio: è visibile sul sito della British Pathè, conservatrice di filmati e documentari fin dal 1910, oggi disponibili in Internet. Il titolo del filmato «Mr. Winston Churchill's Arrival in Italy (1949)».

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Al “Ruinà” o in Benella? L’interrogativo su dove sir Winston Churchill, armato di tavolozza e habano fumante tra le labbra, immortalò in una calda estate il golfo di Maderno tiene banco oggi sulla piazza virtuale. La discussione, in corso d’opera a colpi di post e relative congetture avanzate dalle opposte fazioni, presta fianco e occasione al sottoscritto per riaprire una pagina di Storia del passato prossimo. Con un’altra piccola appendice di storia familiare, stavolta con la esse minuscola, per la presenza di mio padre, Cosimo, detto “Gino”, tra i poliziotti al seguito dell’ospite e figurante in immagini d’epoca.

Correva l’anno 1949 - Due pagine che sparigliano le carte da una parte all’altra del muretto, all’ingresso sud di Maderno, dove il primo ministro di Giorgio VI, padre della odierna regnante Elisabetta II, sostò in due occasioni, tra la fine di luglio e l’inizio di agosto del 1949, per fissare nel rettangolo d’artista il piccolo golfo che ci sta nel cuore. Sono passati 71 anni. E la cronaca della presenza dalle parti nostre, sul lago di Garda, dello statista che guidò l’Inghilterra alla vittoria negli anni drammatici della seconda guerra mondiale è voto che assolvo un anno dopo lo scadere dei settanta precisi.

L’estate, dopo la clausura per i noti motivi di pubblica salute, ci riporta, dunque, a riaprire un vecchio faldone in cui sono custodite fotografie, copie di pagine di giornale e una vecchia rivista ormai ingiallita custodita per lunghi anni tra i ricordi di famiglia. La prima pagina è lacera: «Settimo Giorno», anno II, numero 32, giovedì 4 agosto 1949. Trenta lire. Sotto la testata la grande fotografia in cui Winston Leonard Spencer Churchill (1874-1965), rampollo di padre nobile e di ereditiera americana, dandy, soldato, giornalista, politico, sta sulla spiaggia del “Ruinà”, poco lontano dal punto in cui sette anni dopo, nel 1958, venne giù la frana che cambiò il disegno della Gardesana. Evento utile ad onorare l’etimo del luogo. Nomen omen, per i latini. A dire che nel nome è scritto quanto poi si manifesta: “Ruinà” è eloquente quanto basta. Ma è un’altra storia, questa.

Grand Tour sul Garda - Torniamo a Churchill. Che nella sua lunga navigazione di uomo pubblico ha ricoperto ruoli di primo piano nel governo di Sua Maestà. Primo Lord dell’Ammiragliato, premier del Regno Unito dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955. “Senza di lui – ha scritto uno storico di nome – l’Europa non sarebbe stata quella in cui viviamo”. In quell’estate del 1949 il corpulento signore con il sigaro, noto con il diminutivo di “Winnie”, è libero cittadino, senza pubblici impegni. “Trombato” a sorpresa nelle elezioni dopo la fine della guerra, torna a girare il mondo. Da protagonista del Grand Tour fuori tempo massimo, approda in piena estate sul lago di Garda, nei luoghi dove la Repubblica Sociale di Mussolini ha consumato i suoi ultimi giorni. E sull’esistenza di un carteggio tra il duce del fascismo e Churchill si sono scritti centinaia di articoli e saggi, libri a firma di storici. Divergenti le conclusioni, meglio lasciare la questione aperta. Pur se desta qualche sospetto la visita dell’ex premier britannico a Franco Campetti, falegname gargnanese, che in vita ebbe sempre massima discrezione a proposito di alcune casse realizzate per Mussolini. Le stesse che sarebbero finite nel lago, davanti a Gargnano, o sparite a Dongo. Storie di laghi e di misteri.

Il 25 luglio del 1949 Winston Churchill scende dalla scaletta del bimotore C-47 Silver Star atterrato all’aeroporto di Orio al Serio alle 16.45. Lo accolgono con il rispetto e la deferenza dovuta al personaggio. Non mancano fotografi e giornalisti, la cinepresa della British Pathé per le immagini destinate ai cinegiornali delle sale d’Oltremanica. La Fiat 1500 fuoriserie con targa milanese MI 91912 con l’ospite raggiunge quello stesso giorno, poco dopo le 19 Gardone Riviera dove viene accolto dal direttore del Grand Hotel, signor Castiglioni. “Bello e caldo” il lapidario suo commento all’arrivo. Il tempo di sistemarsi e scende subito in acqua per  un bagno nel lago sotto molti occhi, discreti e no. “Alto, non altissimo, curvo e insieme diritto, bianco come possono esserlo gli ex biondi, con due occhi meravigliosamente azzurri. Churchill ha il fascino fisico di un grande fanciullo viziato”, così lo descrive l’inviato del Corriere della Sera. La cronaca è dovuta alla penna di Eugenio Montale, un Premio Nobel in trasferta sul Garda.

(segue)