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Ottobre 2020: nebbia, ma anche vino e spiedo

La nebbia agli irti colli
Piovigginando sale,
E sotto il maestrale
urla e biancheggia il mar;
Ma per le vie del borgo
Dal ribollir dè tini
Va l'aspro odor de i vini
L'anime a rallegrar.
Gira sù ceppi accesi
Lo spiedo scoppiettando:
Sta il cacciator fischiando
Su l'uscio a rimirar
Tra le rossastre nubi
Stormi d'uccelli neri,
Com'esuli pensieri,
Nel vespero migrar.

Chantal, Marco, Pietro: stavolta mi sono affidato a un Premio Nobel, mica a un Castellini qualunque. Il focoso toscano Giosuè (o Giosue, come preferiva lui) Carducci, secondo italiano a cui fu assegnato il Premio Nobel nel 1906. Secondo per pochi giorni, il primo fu il medico Camillo Golgi, di Corteno, provincia di Brescia, ma a quei tempi territorio bergamasco. Oggi, come sanno tutti i bresciani (sarà vero?), la bella località dell'Alta Valle Camonica si chiama Corteno Golgi, così dal 1956, ed è conosciuta come «il paese con nome e cognome». Comunque, la nostra Italietta del 1906 si portava a casa due Nobel da Stoccolma, capito gnari?

La poesia del radicale, senatore del Regno d'Italia nel Gruppo Parlamentare di estrema sinistra, Carducci ci richiama alla realtà che stiamo vivendo: «stormi d'uccelli neri», io direi anche d'imbecilli neri. Ma ci sono anche elementi di ottimismo: la natura che ci circonda, spesso tanto bella e troppo spesso tanto stuprata un po' da tutti noi, la calma del borgo, l'odore dei vini, lo spiedo che scoppietta. Visioni che ci rimettono in pace con noi stessi e, in parte, con gli altri.

E quella nebbia colta dall'obbiettivo di uno dei miei tre paparazzi-amici, o amici-paparazzi, sulla diga di Valvestino è ulteriore motivo di silenzio, di tranquillità, di pace. Di vino rosso, anche se non è novello fa lo stesso, e di spiedo, purtroppo senza uccelli, e non fa lo stesso.

La nostra foto - Dove: Diga di Valvestino - Apparecchio: NIKON D850 - Lunghezza focale: 35.0 mm - Ottica: 24.0 - 70.0 mm f/2.8 - Tempo esposizione: 1/160 - Diaframma: f/7.1


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