Noèmbèr 2020: domani sarà un giorno migliore

L'ho fatto volutamente, parlo del ritardo nella pubblicazione della foto del mese, ripresa dal calendario che era stato ideato pensando a ben altro anno che non questo nìvuro 2020, che fino ad ora ci ha portato lacrime e sangue (© Sir Winston Churchill, discorso del 13 maggio 1940 davanti al Parlamento britannico). Alla foto di novembre sono particolarmente affezionato, per i colori, l'atmosfera, quella nebbia che ti ispira sentimenti di visto non visto. Non ho mai saputo, e non voglio saperlo, chi dei miei tre amici - Chantal, Pietro e Marco - ha fatto questo scatto. E anche loro hanno sempre considerato quell'impegno un lavoro di gruppo e non un concorso fotografico. 

La foto, come sempre, era pronta per la pubblicazione già la mattina del Primo novembre. Ma il 3 c'era un evento che riguardava tutto il mondo: l'elezione del presidente degli Stati Uniti. Ne ho seguito lo sviluppo, infastidito solo dalle troppe chiacchiere, fino alle 7 del mattino dopo, poi sono andato a dormire con l'amaro di questa incompiuta, e con il timore che il bullo da saloon di Tombstone avrebbe scatenato l'inferno, senza ritegno. Un individuo che non ha mai capito il senso della carica che ricopriva. Dietro, anche in queste elezioni, ha avuto quella parte di America che, a 160 anni dalla Guerra Civile, fa ancora del razzismo la sua bandiera, dell'intransigenza religiosa il suo credo, contro ogni diritto civile, che plaude alla barbarie dei poliziotti che uccidono i cittadini, meglio se neri. Vige ancora il motto del Far West «prima sparo, e poi discutiamo». Non è a caso che negli USA ci sono in circolazione più armi che cittadini. Lo spirito è ancora quello di «Gunfight at the O.K. Corral», gun, la rivoltella parla. A quei tempi, di solito, morivano i cattivi, ma purtroppo non sempre finisce così. Ci han voluto far credere che gli indiani erano i cattivi, mentre i veri massacratori erano i militari e i coloni che han rubato le terre agli indigeni. Vogliamo parlare degli schiavi? Ce ne sarebbe da dire, ma io sono il meno indicato.

Poi, nella notte, per noi, fra venerdì e sabato, un respiro di sollievo: il senatore Joe Biden è il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Ma l'istrione non si arrenderà, statene certi. Una delle prime frasi usate dal neoeletto è stata «domani sarà un giorno migliore». Mi è apparsa l'ultima inquadratura del filmone «Via col vento», «Gone with the wind», nella quale Rossella O'Hara (interpretata da Vivien Leigh), sola, dopo averne passate di tutti i colori, guarda all'orizzonte e pronuncia la famosa frase «domani è un altro giorno». Che giorno sarà? Joe dice migliore, Rossella si limita a dire un altro giorno. Certo che dopo quattro anni di schizofrenia incontrollata forse anche i cowboys han bisogno di deporre le Colt 45.

Mentre noi, tremebondi, stiamo combattendo la nostra guerra per salvare la pelle. E abbiamo, purtroppo, i nostri bulli/bulle da saloon che sparano non proiettili ma minchiate. Che il Signuruzzo nella sua grande magnanimità ce la mandi buona.

La nostra foto - Dove: Costa - Apparecchio: NIKON D300S - Lunghezza focale: 24.0 mm - Ottica: 24.0 - 70.0 mm f/2.8 - Tempo esposizione: 1/800 - Diaframma: f/7.1