Quando il Cidneo era palcoscenico per bipedi

Umberto Livotto è una persona che mi ha sempre ispirato stima e simpatia. E adesso ancor più, avendo scoperto che non possiede telefono cellulare e posta elettronica: uno dei pochi che sfugge alla dittatura del Grande Fratello. Pacato, non chiacchierone, attento, educato, quel tipo di persone che piacciono a me. E devo riconoscere che sono stato ripagato con la stessa moneta. Simpatia e antipatia sono come i poli di una batteria: se li attacchi nel posto giusto, il motore si mette in moto, altrimenti non succede niente. Umberto Livotto è uno che ama la corsa, direi l'atletica in generale. Ce ne fossero come lui. Viene da esperienze dirette sia come appassionato podista sia come organizzatore: insieme a suo padre, ha mantenuto in vita per 32 anni la "Dieci km Gardonese", ultima edizione nel giugno del 2013, fra non poche difficoltà e amarezze. È originario di Gardone Riviera, dove pose dimora il Principe di Montenevoso, il "Vate", Gabriele d'Annunzio, che si autocelebrò con la creazione di quell' elaboratissimo complesso di edifici che va sotto il nome di "Vittoriale degli Italiani", museo, archivio, mausoleo, di tutto di più, con eccesso eccessivo.

Umberto Livotto ha un grande rispetto di musei e archivi. Così la mia modesta Collezione - Biblioteca internazionale dell'atletica, una specie di "Vittoriale" personalissimo, nella casa dove vivo, a Navazzo, ha beneficiato della sua passione: riproduzioni di scritti del Poeta, qualche libro di atletica, e da ultimo una foto, scattata da lui, immagine che ha una sua storia. Me ne ha fatto dono recentemente, la sera della "Bicchierata" del GS Montegargnano, all' Hotel "Tre Punte" di Navazzo. Foto che ha acceso il mio led (le lampadine ormai sono roba da antiquariato) dei ricordi.

Ambientiamo la foto. Siamo sul viale alberato che porta al Castello, a Brescia, una domenica del settembre 1981. Il corridore, attorniato dalle immancabili bici, è un bel pezzo d'uomo che viene "dall'altra parte del mondo" (© Francesco che cerca di fare il Papa fra serpenti, iene, alligatori), dall'Australia che sta davvero dall'altra parte del mondo, tanto che viene chiamata "Down Under", più o meno sottosopra. I suoi nonni venivano dalla Svizzera, come quelli di Francesco dal Piemonte, siamo lì, a contatto di gomito. Si chiama Robert de Castella, che dalle sue parti  chiamavano "Deek", per assonanza fra "de" e la lettera "C". Sta correndo verso dove e per che cosa? Deve raggiungere Piazzale degli Spedali Civili, meta finale del Gran Premio San Rocchino, corsa podistica internazionale organizzata dall'omonino Club Sportivo, che parecchi confondevano con la Cecoslovacchia di allora, CSSR. La corsa bresciana era entrata nell'anagrafe atletica nell'ottobre del 1973.

Un uomo solo al comando, frase di una originalità unica...La situazione comunque è tale: de Castella corre tutto solo verso il traguardo, che raggiungerà con oltre mezzo minuto di vantaggio. Mica paglia. Non mi sono mai spiegato come abbia fatto a diventare un maratoneta tanto forte con il tipo di corsa che aveva, non certo da gazzella, e con quei piedi tanto fragili: arrivava alla fine delle corse con grumi di sangue al posto delle piote. Leggiamo insieme i nomi dei primi dieci di quel Trofeo Banca Credito Agrario Bresciano del 13 settembre 1981, i chilometri era 12:

1. Robert de Castella (Australia) 35:54.5; 2. Dietmar Millonig (Austria) 36:27.0; 3. Jerry Kiernan (Irlanda) 36:27.4; 4. Claudio Solone (Carabinieri Bologna) 36:36.4; 5. Thomas Wessinghage (Repubblica Federale Tedesca) 37:01.8; 6. Axel Hagelsteens (Belgio) 37:09.4; 7. Stefano Brunetti (Fiamme Oro Padova) 37:18.7; 8. Loris Pimazzoni (GAAC Verona) 37:22.1; 9. Gelli (Fiamme Gialle Ostia) 37:46.5; 10. Paolo Accaputo (Fiamme Gialle Ostia) 37:52.1.

Qualche spigolatura. L'austriaco Millonig, secondo: non alto di statura, baffetti, velocissimo nei finali, era sempre lì, il suo successo più bello il titolo europeo indoor sui 3000 metri, eravamo (sì,eravamo, perchè io c'ero) a Madrid, era il 1986. Volete vedere quella gara? Eccola qui, e guardate bene il suo finale. Ancor oggi herr Millonig è primatista austriaco dei 3000 metri all'aperto e dei 5000 in pista coperta. Ha un paio di figlie bravoline ma non quanto papi, 40 titoli nazionali in carriera. Altro di madre lingua tedesca quel Thomas Wessinghage che è stato uno dei più grandi corridori degli anni '75 - '85, oggi apprezzatissimo Dott. Prof. di Ortopedia e Medicina dello sport. Su di lui tornerò prossimamente in questo spazio.

Quella edizione 1981 del "San Rocchino" fu anche il canto del cigno della bella corsa bresciana, chissà, forse cresciuta troppo in un ambiente ricco di palanche ma non generosissimo nel dispensarle alle attività sportive di alto livello. Mi fermo qui, per oggi, lo scrigno dei ricordi ha ancora nei pezzetti sparpagliati qua e là, cui devo togliere la polvere d'archivio. Adesso vado a festeggiare la Befana, ma prima devo ringraziare il mio amico Umberto Livotto: stai certo che la tua fotografia finirà incorniciata su una parete del mio "Mini-Vittoriale". Grazie.