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Tra profumi di Marzemino Gentile e Nosiòla

Mi ha sempre fatto effetto guardare un manifesto o un programma di una competizione sportiva e leggere: 42esima edizione, 53esima, 46esima, ecc ecc. È come se mi presentassero una persona e mi dicessero: questo signore, questa signora, ha 95 anni, 101…La longevità delle manifestazioni sportive è, per me, una delle cose più belle dello sport. Penso ad alcuni amici che ho conosciuto nel mio lungo e inutile girovagare per il mondo sportivo: penso a Sandro Giovannelli, a Carlo Giordani, a Elio Forti, agli amici del Giro di Castelbuono, nato addirittura nel 1912, a quelli asburgici di Götzis, prove multiple. Penso a certe corsette, sia detto senza offesa, modeste ma con grande dignità, che qui dalle mie parti si avvicinano ai cinquanta anni di vita. Penso a Erminio Rozzini, che quest’anno alzerà un calice alla salute dei cinquanta anni della Atletica Virtus Castenedolo e dei suoi passati sulla pista ad allenare. Penso soprattutto a realtà nelle quali i componenti son tutti monchi: hanno solo la mano per dare, ma mai quella per incassare, non c’è trippa per gatti.

Cerco di immaginarmi cosa c’è dietro quei numeri: 42, 53, 46, 50. Non una, ma tante vite. Quella tal gara viene organizzata da ics anni, fantastico. Segno di serietà e di impegno. Ma io penso anche a tutti coloro che in questo lungo scorrere del tempo di sono prodigati, impegnati, sbattuti, per tener vivo questo sodalizio di volontà comuni. Oppure, alternati. Quelli che hanno dovuto cedere al ritmo ineluttabile della esistenza, alla aggressione di una malattia. E altri han preso il loro posto, purtroppo non sempre; il problema del ricambio all’interno dei sodalizi sportivi talvolta è complicato, molto complicato. E spesso, sempre più spesso, si osservano gruppi di diversamente giovani che, da soli, continuano a tirare la carretta. Alla faccia del tanto sbandierato giovanilismo, «largo ai giovani», ma ando’ stanno!?

Queste farneticazioni mi sono cresciute dentro osservando il numero 42 sul manifesto del Cross della Vallagarina, che si correrà domani (sarà domenica 20 gennaio 2019, tanto per ricordacene) nel bel borgo non privo di un fascino nobil rurale di Villa Lagarina, appena fuori, a Nord, di Rovereto. Terra di vitigni importanti, come il Marzemino Nobile, la Nosiòla, un profumatissimo Moscato. Proprio fra i vigneti nacque questa corsa attraverso i campi, idea di allora baldanzosi giovanotti della robusta Quercia Rovereto. Adesso leggete qualche riga dal libro della Genesi di questa gara, come riportato a pagina 96 di «50 anni una vita», edito nel 1995, rivisitazione di cinque decenni di attività del club.

Un’idea nata nel 1976, mentre Carlo Giordani e Adriano Galvagni stavano preparando a forza di braccia, sotto la neve che cadeva fitta, il percorso per il campionato italiano femminile di cross: perché non dare continuità a quella iniziativa, con un cross da ripetere ogni anno? Era quello che mancava per completare i programmi organizzativi della Quercia. Quei prati della Baldresca, alla periferia sud di Rovereto, teatro della gara tricolore, non si prestavano ad una soluzione duratura.

Scrisse Attilio Monetti sulla rivista federale «Atletica» (numero 3, marzo 1976, pagina 22):” A Rovereto Gabriella Dorio ha conquistato il suo primo titolo italiano di cross. Lo ha conquistato sui 4.500 metri di un percorso reso duro dalla nevicata del giorno prima e che offriva oltretutto passaggi e tratti impegnativi. Un percorso che quelli della Quercia Rovereto, società organizzatrice nel quadro dei festeggiamenti del trentesimo compleanno, avevano attentamente studiato e curato con una organizzazione complessiva molto buona”. Dorio, poi Gargano, poi Basso; Cristina Tomasini prima delle junior, la biondina Paolo Zappoli la più brava delle allieve. La fidanzatina dell’atletica, Gabriellina, poi terza nel Mondiale, a Chepstow,…, dopo la bella catalana Carmen Valero e la sovietica Tatiana Kazankina. Italia seconda nella classifica per nazioni, grazie a Dorio, Gargano, Cruciata, Tomasini. Serve sempre fare un po’ di ripasso per esercitare la memoria, soprattutto ad una certa età.

Torniamo fra i vigneti e i frutteti.

“Ecco dunque l’idea di Villa Lagarina…Il campo di calcio da poco costruito era il punto di riferimento per un percorso vario e spettacolare che si snoda fra vigneti e frutteti. Dopo un primo collaudo con una gara regionale nel 1977, l’anno dopo nasceva il «Cross della Vallagarina»: obbiettivo di partenza era la valorizzazione del settore femminile, prendendo spunto dal momento d’oro di Cristina Tomasini, atleta di punta della Quercia e reduce dal titolo italiano di cross e dal quinto posto ai Mondiali di Düsseldorf.

“La prima edizione fu un’avventura davvero indimenticabile. Una fitta nevicata alla vigilia sembrava rendere impossibile lo svolgimento della gara. I mezzi meccanici non potevano addentrarsi lungo i passaggi più stretti del percorso. Non rimaneva che affidarsi al mezzo più antico, le braccia dell’uomo. Un rudimentale spazzaneve, trascinato da mani robuste (alimentate anche da sorsate di grappa nei momenti di sosta per riprendere fiato) riusciva in qualche modo a tracciare un percorso fra pareti di neve che stavano diventando sempre più alte. Nella notte un’altra nevicata aveva quasi annullato il lavoro di ore. Ma gli organizzatori, i volontari di varie associazioni di Villa Lagarina, non vollero arrendersi. Dopo una mattinata di duro lavoro, in lotta contro il tempo, tutto era pronto per ospitare le gare e la vittoria di Cristina Tomasini, che ringraziava così nella maniera migliore.

“Era l’inizio di una storia ricca di tante altre pagine importanti…”.

Era il 29 gennaio, prima Tomasini, terza Lauretta Fogli, di là da venire maratoneta.

Le pagine importanti sono tante: dopo la gara per le donne, quella per gli uomini, 1982, nomi come Gelindo Bordin, Mariano Scartezzini, e poi Pesavento, Demadonna, Panetta, un abbonato, quattro vittorie. La prima di uno che veniva da lontano, Steve Nyamu, dal Kenya, 1991. L’ultima di uno dei nostri, Giuliano Battocletti, trentino, 2007, oggi felice genitore di una ragazzetta, Nadia, già campioncina d’Europa poche settimane fa. Facciamo voti che non la trasformino in divetta, è già avvenuto, abbiamo esempi. Papà, tientela stretta la bambina, lontana dalle sirene.

Dal 2007, solamente Wilson, Chame, Haile, Andrew, Kenya, Etiopia, Etiopia e Kenya. Così va il mondo. E va anche in malora, come mi ha ben detto via cavo Carletto (etto tanto tempo fa) Giordani: “Se non fossimo dei seri candidati al manicomio, dovremmo smettere. Oggi abbiamo risorse che son meno della metà di quelle di un po’ d’anni fa. Ci consoliamo dicendoci fra di noi: ci siamo ancora». A me vien da pensare alla famosa invocazione del procuratore della Repubblica, Francesco Saverio Borrelli, «resistere, resistere, resistere». Alegher, alegher che el büs del cul l’è negher! di che vi preoccupate? Adesso abbiamo gli Stati generali dello Sport. Stati Generali? Organo di origine feudale, creato per limitare il potere assoluto del Re. Francia: ultima riunione degli Stati Generali il 5 maggio 1789. Rivoluzione francese, assalto alla Bastiglia: 14 luglio 1789. Sto facendo solo un po’ di ripasso di storia. Ogni riferimento allo sport italiano è fortemente voluto.

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