I peripatetici dello sport, razza inestinguibile

Dovendo assolvere oneroso incarico di sostituire una persona non sostituibile, sto mettendo a dura prova la già malmessa cervice sfogliando, leggendo e annotando consunte pagine di quotidiano sportivo nazionale, la cui carta rosina, negli anni trionfali, usciva a camionate dalla Cartiera di Toscolano Maderno, per essere precisi di Toscolano. Qui argomento dell’anno 1946. Il 4 febbraio l’«apertura» del giornale aveva un titolo così articolato «Per l’unificazione dello sport italiano – La “crisi” sarà risolta a Milano entro la settimana in corso». Notizietta, poi un commento in corsivo siglato b.r., al secolo Bruno Roghi, che del foglio (proprio un foglio in quei complicati giorni, due facciate) era il direttore. Titolino: «Siano Rose». Una frase del commento (vi si auspica la riunificazione di tutto lo sport nazionale, che, lo dico per coloro che ignorano, era diviso fra Alta Italia e C.O.N.I. romano) mi ha fatto fermare, sorridere, e collegare ai tempi nostri. «Si viaggia molto, forse troppo e in troppi: i viaggi costano un occhio e i soldi sportivi sono pochi…». Mi son fermato e ho riavvolto in back la pellicola del film che ho visto in tanti anni di frequentazioni inevitabili. Lo sport non ha mai smesso il malvezzo di viaggiare, tanto e in tanti. Non ho tenuto la statistica e ho fatto male – anche perché il mio contratto di lavoro in una Federazione sportiva recitava «Documentation and Statistics Manager», roboante – di tutte le volte, tante, in cui mi imbattevo in delegazioni nelle quali il numero dei «viaggiatori» era superiore a quello degli atleti. Un caso, non l’unico, ma sicuramente eclatante: sono arrivato a contare, de visu, una federazione che, in un certo campionato, presentò otto atleti e diciotto accompagnatori. Giuro. In una ipotetica classifica di agenzia turistico-sportiva gli italioti avrebbero sempre occupato un piazzamento fra i finalisti. E vogliamo parlare delle delegazioni che vanno a «studiare» gli aspetti organizzativi di un campionato in vista di presentare la candidatura per il prossimo? Si aggirano come tante ochette nel pantano. E ancora: le gite premio per i grandi eventi, Giochi Olimpici, il massimo delle aspirazioni, e della vergogna, con il cartellino VVIP appeso al collo dei bambini. Vere e proprie spedizioni che paiono l’Africa Korps. Con dispendio di cicaleggio, pranzi, cene, merende, e da qualche anno anche breakfast. E tutto a spese di pantalone. Mai cambiato nulla, e non cambierà mai nulla. Per questo certi furbastri di oggi (ma ci son sempre stati) vogliono mettere le mani sullo sport, perché è un palmizio dove sostare rilassati, massaggiati, mangiati e bevuti. Fatti più in là…che adesso in braccio alla mamma ci sto io.