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Polvere. I libri ne accumulano tanta, i giornali poi...non ne parliamo. Accumulo libri, giornali e polvere da più di sessant'anni, prima i fumetti, Topolino, Corrierino dei Piccoli, Jim Toro, Tex Willer, Sport Illustrato, tanto del dirne alcuni. Li tenevo ordinati, religiosamente. Poi, nel 1959, la mia mamma Gisa e io cambiammo casa, da via Vincenzo Capra, poeta dialettale vissuto nel Risorgimento, a Piazzale Torino, niente di poetico, solo una normale direzione geografica, come era nell’antichità con le Porte nelle mura, e anche Piacenza aveva una bella cinta di Mura voluta dai Farnese nel Secolo XVI. Trasloco uguale tragedia, per me. Mio zio Gino, di sua capoccia, chiamò uno straccivendolo - così si chiamavano allora - e gli fece portar via tutto, neppure Tex Willer, sfoderando le sue Colt, riuscì a fermarlo. Addio letture dell’infanzia.

Poi caddi malato, vittima di un morbo che chiamavano Giochi Olimpici, con una evoluzione patologica detta “atletica”. Altro che epatite, ‘sto morbo me lo sono tirato dietro tutta la vita, quella vissuta e quella che mi resta da vivere. Per fortuna ho trovato un antidoto potentissimo: lavorare all’interno delle organizzazioni sportive ufficiali, magari non guarisci del tutto, ma aiuta molto.

Adesso, ho maturato (anche se ormai è tardissimo) un sostanziale distacco. Durerà? Non lo so. So però che, d’ora in poi, mi occuperò solo ed esclusivamente di quello che mi piace, senza doverne rendere conto a nessuno. Scriverò, pubblicherò a ruota libera, senza un ordine preciso, e, soprattutto, senza la presunzione di “fare storia” o di scoprire chissà quali novità. Voglio tenere vivo questo mio spazio personale che ho troppo a lungo trascurato. Sono arrivato alla conclusione che non ne valeva la pena. Cercherò di togliere la polvere dal mio archivio.

Dichiaro aperti i Giochi della Polvere d’archivio.

Venti anni di atletica in Liguria, 1959 - 1978

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Debutta oggi colui che vuole rimuovere la polvere dagli archivi, i suoi, che sono abbastanza affollati (di polvere) e scarsamente affollati (di ricercatori). Ho cercato di dare un non-senso, in maniera molto arruffata nelle linee che stanno sopra, a questa mia decisione che discende da un paio di osservazioni, una esterna e una interna: l'aver preso atto, amaramente, del disinteresse del mio impegno in altre iniziative; il desiderio, sempre più pungente, di fare e di dire quello che mi pare, senza doverne rendere conto a nessuno. Non voglio farla lunga, ma la delusione è tanta, e quindi serve un antidolorifico. Vediamo se può essere questo.

Pronti, via. Non dimenticate che qui tutto, o quasi, almeno inizialmente, è lasciato al caso. Mi metto a cercare un libro, un dato, una rivista, un documento, invece inciampo su qualcos'altro. Di volta in volta, di rinvio in rinvio, fermo l'attenzione (quella poca che mi è rimasta) su un argomento circoscritto (chiaro vero? circoscritto, non circonciso secondo il nuovo dizionario dell'on. Davide Tripiedi, vedasi  http://video.repubblica.it/politica/la-gaffe-del-deputato-grillino--saro-breve-e-circonciso/160466/158955). Ieri per esempio, occhieggiavo gli scaffali dove sono messi a dimora i sacri testi dell'atletismo indigeno, nel senso di tutte le tribù che hanno scorazzato il lungo e in largo sul nostro "stivale": Liguri, Etruschi, Fenici, Greci, Celti, Goti, Longobardi, Bizantini, Franchi, Normanni, Svevi, Arabi, Berberi, Albanesi, Austriaci, e aggiungete pure, tanto non sbagliate. Non riuscivo a identificare un anomino dorso plastificato blu scuro, l'ho fatto scendere dal suo anfratto, in mezzo a parecchie pubblicazioni liguri e genovesi, che devo alla prolungata amicizia con Edoardo Giorello. E infatti..."Venti anni di atletica in Liguria 1959 - 1978 - Graduatorie liguri assolute". Autori, l'appena citato e Bruno della Loggia, che sembrano fratelli gemelli con barbe nere da far invidia ai ribelli cubani della Sierra Maestra, tutte e due occhialuti e scarsocriniti.

Contenuti: graduatorie liguri del periodo preso in conto, ma anche analisi con tanto di grafici e compilazione di graduatorie di merito. Ma la noterella curiosa, fuori schema, riguarda un caro amico, un serio professionista, un hombre vertical, che ho avuto modo di conoscere, frequentare e apprezzare lungo il non corto cammino della mia vita: Guido Alessandrini, il quale pure ha fatto l'atleta a Zena con il Giorello che cavava stille di sudore a tutti quelli che poteva. Guido si è poi guadagnato da vivere scrivendo righe su righe, cartelle su cartelle, sul quotidiano sportivo torinese "Tuttosport". Congedato, alla fine di onorata ma sicuramente non medagliata carriera, con quelle belle formulette moderne degli "scivoli", degli "stati di crisi" (sulla pelle di chi lavora), il robusto scriba (che ha tastato anche anche i duri campi di rugby) ha trovato parziale inserimento a fianco del commentatore atletico della Radio Televisione Italiana, Franco Bragagna. E, al tempo stesso, inizialmente come curiosità, poi via via con un coinvolgimento crescente, Guido si è iscritto a un corso di dizione, la sua voce sempre ha esercitato attenzione su chi lo ascoltava. Tutto questo per tessere gli elogi di un amico? No, per cavar fuori una piccolissima osservazione sul "quaderno" di atletica ligure di cui voglio parlarvi: la foto di copertina è di Guido Alessandrini, e pure altri 15 scatti all'interno sono suoi. Poteva essere un antesignano del fotogiornalismo.

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