Divieto di sosta - Storia e vita di un campione: Franco Arese

 

SPORT Atletica leggera
AUTORE Gianni Romeo, Franco Fava, Fabio Monti 
EDITORE Editoriale Sport Italia / Edizioni Correre - Milano - www.storesportivi.it - Finito di stampare nel mese di ottobre 2017 
CONTENUTO Dice: libro scritto a sei mani. Io direi a otto, perchè c'è dentro tanto Ciccio Arese in queste pagine, emerge lui più che quanto scritto su di lui. Eppure i tre sono giornalisti con i controfiocchi. Ognuno ha delineato i contorni di tre momenti della sua vita: gli anni giovanili; l'atleta, il campione; l'imprenditore e il presidente dell'atletica italiana. La parte centrale - quella di Fava -  l'ho vissuta da appassionato, anzi con la terminazione superlativa issimo (oggi neanche un po'...) e quindi è stato come ripassare al ralenty una pellicola che mi ha dato emozioni. Ho scoperto da Romeo dettagli che conoscevo poco sul ragazzo di Centallo. Ho approfondito molto, grazie a Fabio Monti, sull'imprenditore e sul presidente federatletico, cose che conoscevo a spanne. Ne esce la figura di Arese, e questo suona sicuramente a merito di chi ha fatto bene il suo lavoro.
UNA FRASE "L'atletica della mia gioventù era lo sport dell'entusiasmo, della voglia di mettersi in gioco, in definitiva della voglia di vivere. Fotografava il mondo del boom economico, di un'Italia alla ricerca e alla scoperta del benessere. Oggi la vita è più complicata. È l'era dell'informatica, che dà molto, ma appiattisce molto. I giovani faticano a inserirsi...Sono vissuto in un periodo storico fortunato, quando per noi giovani c'era spazio e la possibilità di crearsi un futuro".

"Il fiume di denaro va a pochi nel nostro sport, non tutti si chiamano Bolt. È giusto che ci sia la possibilità di guadagnare per chi dedica all'atletica la gioventù. Ma il guadagno anche non milionario, se rappresentato da un posto sicuro in una azienda o in un gruppo sportivo militare, oggi troppo spesso si tramuta in un appagamento, non in uno stimolo".

La fotografia impietosa ma esatta dell'atletica italiana. "Per dirigenti di società, tecnici e atleti, incontrare il presidente, non importa dove e perchè, significa cogliere l'attimo per prsentare il proprio personale cahier de doléances e una infinita teoria di lamentazioni, rivendicazioni, problemi irrisolvibili, nel segno di una visione parrocchiale, da circolo ricreativo, un difetto storico dell'atletica italiana, che sembra resistere a tutto".

ACQUISIZIONE Ricevuto durante la conferenza stampa di presentazione a Milano, il 18 ottobre 2017 - Copia con dedica personale di Franco Arese
ANNOTAZIONI Ho avuto modo, l'ho già detto qualche riga fa, di vedere Arese correre, in tivvù e dal vivo, Trofeo Provincia a Reggio Emilia, Trofeo dell'Industria a Brescia, tanto per dire. L'ho incontrato varie volte negli anni di lavoro alla FIDAL, lui presidente del Comitato piemontese, io responsabile dell'Ufficio stampa nazionale. Un rapporto di cordialità e di stima, mia sicuro, lui credo. Un episodio dell'agosto 2012, lui presidente della FIDAL, io compilatore di inutili liste di risultati per conto della Federazione mondiale in seno ai Giochi Olimpici di Londra. Con il mio amico Carlos Fernádez Canet, lui pure statistician, stavamo attraversando il parco olimpico per raggiungere il nostro ufficio all'interno dello stadio. Vedo la lunga figura a qualche decina di metri. "Ciccio" chiamo, si gira "Castella", così mi ha sempre etichettato. Un abbraccio, camminiamo e parliamo. In quel momento appresi che avrebbe lasciato la Federazione. "Castella, quando vado a Roma mi sembra di essere un deficiente...si lamentano tutti...non gli va mai bene niente...ti sparano tutti addosso...Basta, Castella, il mio tempo è finito". Il 2 dicembre 2012 l'Assemblea di Milano, dopo il suo intervento, gli regalerà una standing ovation. Tutti, anche i perfidi che, alle spalle, avevano cercato di pugnalarlo. Salvo, quattro anni dopo, chiedergli di ricandidarsi...Se dicessi qualcosa userei solo parolacce.

Ciccio mi ha fatto un regalo personale enorme. Nel novembre del 2015 decisi di festeggiare i miei 70 anni, pur se in ritardo sulla vera data di nascita. And I did it my way, ascoltare Frank Sinatra. Palazzo cinquecentesco sul porto di Gargnano, una ottantina di amici. Fra questi Ciccio Arese e la signora Vera. Arrivarono in serata, ripartirono prestissimo al mattino, dovevano volare ad Amsterdam, mi pare. C'erano anche Maurizio Damilano, Alberto Juantorena, Franco Fava, Gianni Poli, Dario Badinelli, e tanti altri amici che si strinsero attorno a me. L'abbraccio di Ciccio fu come gli animali della fattoria di Orwell: tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri. Yes, it was my way.