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Game Set Match - Borg, Edberg, Wilander e la Svezia del grande tennis

SPORT Tennis 
AUTORE Mats Holm e Lilf Roosvald
EDITORE Pubblicato nel 2014 in Svezia dall'editore Offside Press - Edizione italiana addeditore, Torino, marzo 2016, con il contributo della Swedish Arts Council - Traduzione dallo svedese di Alessandra Scali
CONTENUTO Un bel libro di tennis, scritto da un giornalista psicologo (Holm) e da un giornalista sportivo tout court (Roosvald), entrambi scrivono per alcune delle principali testate giornalistiche svedesi. Ho detto un bel libro, mi correggo, un gran bel libro, che miscela sapientemente lo sport giocato, l'ambiente, le personalità dei giocatori, la presenza dei comprimari, il rapporto fra uno sport e una Nazione, sullo sfondo le figure degli altri campioni del tempo: Vilas, Nastase, Tiriac, Ashe, Panatta, McEnroe, Connors, Sampras, e altri. Io l'ho letto come un romanzo, o una cronaca sportiva, o una analisi - lieve non pallosa - socio-psicologica. Ascesa e decadenza di una grande passione collettiva, un popolo che scopre uno sport e lo fa diventare «lo sport» nazionale, creando circoli tennistici e costruendo campi ovunque, anche nei piccoli villaggi. Eredità rimasta. I ritratti dei tre grandi, le loro dichiarazioni da campioni e da post-campioni, le caratteristiche del loro gioco, le loro vicende sentimentali, un romanzo, ripeto, un bel romanzo. Campioni di grande personalità e temperamento, ma di altro stile e classe rispetto a certi paranoici maleducati ed aggressivi che ci tocca vedere oggi, e che stanno trasformando questo bellissimo sport in succursale di un reparto psichiatrico. 
UNA FRASE Gli atteggiamenti incontrollati sono (quasi) sempre esistiti sui rettangoli di terra rossa. Leggete cosa disse Bjorn Borg di sé stesso:«Quella calma era una dote acquisita. Era una facciata che mi ero costruito negli anni. Da giovane imprecavo e davo in escandescenze sul campo. Non stavo alle regole, urlavo, lanciavo racchette. Quegli impulsi mi sono rimasti dentro durante tutta la carriera, ma avevo semplicemente deciso di nasconderli, di non perdere più le staffe. Se fossi riuscito a tenere a freno la rabbia per i colpi sbagliati e per le chiamate dubbie dell'arbitro, sarei diventato imbattibile. Era come se la calma facesse crescere la mia forza interiore e mi aprisse nuove possibilità. Anche quando mancavo una palla, non rimanevo in piedi come gli altri a ripetere in aria il movimento che avevo appena sbagliato, come se mi fossi dimenticato come si gioca. Una cosa che non si deve mai fare. Per nessuna ragione al mondo». Questo è lo spartiacque fra i bambini capricciosi che restano sempre tali e quelli che crescono, maturano e diventano campioni.
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ANNOTAZIONI Voglio soffermarmi sull'ultimo capitolo, titolato «Una gang ingrigita in città», nel quale si parla dei tornei per veterani. Inverno del 2014, a Stoccolma.«Mats Wilander a Stefan Edberg sono in città per prendere parte a un torneo di veterani assieme ad altri quattro ex campioni: non si tratta di una vera competizione, ma di una festa del tennis». La vedo diversamente: non festa ma farsa. E vale per tutte queste patetiche esibizioni, in tutti gli sport. Gli episodi da circo raccontati dagli autori rafforzano la mia convinzione. Ma su queste sceneggiate c'è chi campa lautamente. Fare attività fisica ad ogni età, è grandemente apprezzabile, fare le marionette, o caricature di ciò che si è stati, è patetico. Per me.

Molto meglio questa scelta. «Mats Wilander vive ancora a stretto contatto con il tennis...abita con la famiglia in una grande tenuta a Sun Valley, in Idaho. Insieme al suo amico Cameron Lickle, un altro bravo tennista, viaggia per quattro o cinque mesi l'anno su un enorme camper, il Wilander on Wheels, girando tutto il continente nordamericano per insegnare il tennis agli appassionati di ogni età».

 

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