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Poteri forti (o quasi), visti da Ferruccio de Bortoli

Ferruccio de Bortoli - Poteri forti (o quasi)
La nave di Teseo – Collana i Fari – Euro 19,00 - www.lanavediteseo.eu

A volte, direi spesso, i libri hanno uno strano destino. Quello di suscitare interesse, di assurgere agli onori della ribalta, per un inciso di poche righe piuttosto che per il complessivo valore dell’intera opera. Mi sembra esattamente la trappola in cui è inciampato questo bel libro di Ferruccio de Bortoli, direttore del “Corriere della Sera” (due volte, 1997 – 2003 e 2009 – 2015) e del “Sole 24 Ore” (2005 – 2009). E non per colpa dell’autore, ma del clima che ammorba il nostro Paese. Mi riferisco a quelle 6 – 7 righe a pagina 209 nelle quali de Bortoli cita Maria Elena Boschi, all’epoca dei fatti ministro delle Riforme, Federico Ghizzoni, amministratore delegato di Unicredit, e la fangosa vicenda di Banca Etruria. Sei righe che hanno scatenato un putiferio, ma ormai qualsiasi starnuto suscita putiferio nel nostro allungato stivale.

Andiamo oltre le sei righe, tanto ne parleranno abbondantemente in tribunale, fra di loro. Il libro, a mio giudizio, vale la pena leggerlo. “Memorie di oltre quarant’anni di giornalismo”, recita il sottotitolo e già l’idea di conoscere vicende, uomini, opinioni, di un giornalista che si è seduto sulla poltrona direttoriale del quotidiano più blasonato della storia del giornalismo italiano, dovrebbe stimolare curiosità e interesse. Direttore due volte, e a lungo, l’unico con Paolo Mieli, e fra i due fu quasi una staffetta.

I quattro corposi capitoli ci aiutano a rileggere il passato e a riflettere sul presente. Gli anni di piombo, la drammatica crisi economica di questi anni, le contraddizioni del capitalismo italiano, la tormentata galassia RAI, i volti del potere, dei molti poteri, o presunti tali, scrutati da un osservatorio privilegiato. E, a chiudere, quel lungo capitolo dei “Ritratti”. Mi ha fatto venire in mente un altro libro di un politico che ha segnato la storia d’Italia, Giulio Andreotti, e il suo “Visti da vicino”. E come il politico anche il direttore del “CorSera” quelli che contano li tocca non solo li vede, ma li pesa, li stima e li disistima, li cataloga, li ama o li rigetta, sempre nel rigoroso rispetto della etica professionale . Sedici ritratti, alcuni perfino emozionanti, a me ha colpito molto quello del cardinale Carlo Maria Martini. Ci sono uomini di fede, grandi giornalisti come Indro Montanelli e Enzo Biagi, giganti della storia economica italiana come Raffaele Mattioli, politici come Leo Valiani, Beniamino Andreatta, Luigi Spaventa, che della politica sono stati la parte migliore. Nelle 319 pagine c’è spazio anche per quella peggiore.

In altri capitoli, si intrecciano figure di grande (o piccolo) spessore culturale, politico, economico, uomini che hanno avuto meriti e demeriti nella ascesa e nella decadenza del nostro Paese, gente che si è mimetizzata dietro grembialini e grembialoni. Memorie scomode, ci rammenta il titolo del primo capitolo, anche per chi le scrive. Giornalismo, ma che cosa è? De Bortoli risponde:”Un buon giornalismo, in qualunque era tecnologica, rende più forte una comunità. Quando tace o deforma, la condanna al declino. Negli ultimi anni in Italia, salvo poche eccezioni, è successo proprio questo”.

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