Peccati di gola e di atletica ad Agazzano


 
 
 
 

Le immagini che pubblico qui si riferiscono al Cross della Contea di Agazzano, in provincia di Piacenza. Il bel borgo, in cima ad una collina che domina la Val Luretta, incastrata fra la Val Trebbia e la Val Tidone. Patria di due carissimi amici miei, Felice e Claudio Enrico Baldini, che mi hanno lasciato troppo presto. Amicizia cementata da comune cieca passione per l'atletica leggera, loro dedicarono tutta la loro non lunga vita a questa che fu più di una passione ma divenne impegno professionale avendo scelto di frequentare la Scuola Centrale dello Sport e uscirne Maestri di Sport. Oggi il "testimone" - visto che parliamo di atletica - è stato raccolto da Giovanni "Baldo" Baldini, figlio di Felice, cui da man forte la moglie Gabriella, entrambi vigilati dall'occhio benevolo di mamma Mariuccia. Impelagati nell'atletica, hanno creato un sodalizio al nome del padre e dello zio, e allevano giovani sperando che si innamorino anche loro di questo straordinario sport. Missione, con semplice, tutt'altro che facile, spesso incompresa, talvolta boicottata. Ma a loro gliene fa un baffo...

Come quelli, risorgimentali, di zio Claudio Enrico, ufficiale di Cavalleria, avido di storia dello sport e di quella del suo bel borgo natío. E dalle sue ricerche dedusse che Agazzano era una Contea. Ed ecco la ragione del nome di questa gara di corsa campestre: "Cross della Contea di Agazzano". Che quest'anno ha avuto due momenti, che sono inseparabili da queste parti: quello enogastronomico e quello sportivo. Al sabato, sotto la regia del presidente onorario Silvestro Pinotti....trascrivo le poche righe che mi ha inviato il "Baldo":"Sabato polentata, tutto bene, oltre 100 persone al Centro Parrocchiale. Campestre bene: circa 200 partecipanti, livello assoluto molto scarso. Giovanile molto meglio, speriamo di riuscire a portare avanti qualche fondista.....non è facile". E lo sarà sempre meno, caro Giovanni, finchè si dedicano forze, attenzioni, energie, in maniera spropositata ai bambini e ai vecchietti. Parlo, evidentemente, di "politica" del nostro sport, non della circoscritta attività locale. Ecco, così mi sono fatto un po' di nuovi amici. 

Bene, bravi, complimenti, mi spiace solo di non esserci stato alla gara di lancio della forchetta il sabato sera. Sarà per un'altra volta. Adesso intanto faccio un po' di promozione turistica per Agazzano, credetemi, merita una puntata: natura, cibo, vino, un bellissimo Castello dei Conti Anguissola Scotti adesso aperto al pubblico, e i nostri amici Baldini & C....e cercate Silvestro Pinotti e la signora Lorella! Coppa, pancetta, salame insuperabili e primi da strafogarsi alla Trattoria di San Gabriele, qualche chilometro fuori.

Scampoli di storia (turismoapiacenza.it)

Agazzano è ritenuto l’antico fundus Acutianus descritto nella Tabula Alimentaria Veleiate (103 d.C.), successivamente appellato Aricazano. 
Mancano notizie documentate di queste terre, che furono colonizzate in epoca romana.
Nel 1164 Federico Barbarossa distrusse molti castelli della zona e, nel XIII secolo, il vicario imperiale di Federico II di Svevia saccheggiò il borgo di Agazzano.
Il paese divenne in seguito la capitale dei territori degli Scotti, tanto che, probabilmente intorno alla metà del Duecento, Alberto Scoto commissionò la costruzione del maniero. 
Questa nobile famiglia piacentina divenne potente grazie all’esercizio della mercatura: la grande corte mercatale (l’attuale Piazza Europa) dipendeva dal castello, ed era un rilevante nodo commerciale inserito in un’area presidiata da numerosissime fortezze.
Malgrado questo, gli Scotti non divennero una forza politica dominante, anche a causa della rivalità con gli Arcelli, importanti feudatari della Val Tidone. 
Nel 1412 Filippo Maria Visconti, dietro un’accusa di ribellione fatta dagli Arcelli ai danni degli Scotti, spodestò i secondi dal loro feudo, consegnandolo nelle mani dei primi. Nel 1415 gli Scotti riuscirono a dimostrare la loro innocenza, ma al conte Alberto Scotti non restò altra scelta che ricomprare, nel 1431, il suo castello di Agazzano. 
Alla fine dello stesso secolo il maniero fu ristrutturato.
Nei dintorni della rocca di Agazzano morì un famoso nobile ribelle: Pier Maria Scotti detto Il Buso, un aristocratico guelfo che, in seguito ad un diritto negatogli nel 1514, divenne ghibellino, nonché protagonista di molti fatti delittuosi. 
Leone X lo scomunicò e lo bandì dalla città. Tra le varie scorrerie, Il Buso saccheggiò il castello di Agazzano senza avvertire il suo alleato Astorre Visconti. Questi lo raggiunse per avere la sua parte di bottino: poiché gli fu contestata, Visconti uccise Il Buso e lo gettò nel fossato del castello.
Nel 1585 e nel 1652, i Farnese confermarono il feudo agli Scotti.
A metà del XVIII secolo il castello passò ai figli di Margherita Scotti e del conte Giovanni Anguissola. 
Alla fine del XVIII secolo fu edificato un palazzo residenziale sulle fondazioni antiche di un altro corpo di fabbrica del maniero, accanto alla rocca medievale. Oggi la Rocca e il Castello appartengono alla principessa Luisa Gonzaga, nata Anguissola Scotti.