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Lucio Avigo, la vita riflessa in un ovale

  
   

Credo - anzi, suggerisco caldamente - che ad Enzo Gallotta venga eretto un cippo, lui vivente beninteso, in uno dei giardini di Toscolano Maderno. Gli spazi verdi non mancano. Magari solo un busto, non una statua a persona intera, anche perchè il soggetto è lungo e le finanze comunali corte. Però lo meriterebbe. È sicuramente uno dei migliori aedi della zona: dopo essersene occupato da giornalista attivo, oggi, più impegnato di prima, grazie all' "Eco del Pizzocolo" e al martellante pressing cui lo sottopone Elio Forti con le cronache del podismo gardesano, non perde colpo sulla vita sportiva e organizzativa del suo bel borgo lacustre. Stavolta ci parla di rugby, fa il modesto, dice di non saperne nulla, ma non è necessario essere delle enciclopedie o dei supertecnici per far vibrare il diapason dei sentimenti. E lui ci riesce. Leggetevi questa bella vita di Lucio Avigo, un bravissimo rugbista bresciano. Occasione anche per ricordare amici comuni, fra Enzo e me: Ersilio Motta, suo collega, lo stesso per me con in più che era il mio "capo" alla redazione sportiva del "Giornale di Brescia". E un altro mio caro amico, quel Beppe Vigasio, che ho reincontrato recentemente al campo di rugby di Calvisano, e con il quale è sempre un piacere chiacchierare.

Domenica, a Toscolano Maderno, Lucio Avigo verrà ricordato con una manifestazione di rugby per ragazzini. Se potete, andateci, non mancate di onorare la memoria di uno sportivo vero. Enzo mi ha fatto sapere che, e io vi giro l'informazione: la Benacum Rugby organizza domenica (tra l'atro, giorno di elezioni amministrative a Toscolano Maderno), dalle 9 alle 18, allo Stadio Ugo Locatelli Azzurro d’Italia, la prima edizione del "Memorial Lucio Avigo". In mattinata un concentramento di mini-rugby con impegnate squadre di piccoli "piloncini" dagli otto ai dodici anni. Nel pomeriggio si svolgerà un torneo Rugby - Seven con ragazzi dai quattordici ai diciotto anni.

Per quanto riguarda le foto, in alto a sinistra, Lucio Avigo sfoggia orgogliosamente la maglia del Rugby Brescia; poi, in senso orario, Avigo ed Ersilio Motta, gli ultimi due a destra, in occasione di una Rappresentativa lombarda; sotto, un biancocrinito Lucio Avigo in una partita di Old Boys del rugby; e infine la "perla", il nostro impegnato nella partita Francia - Italia, a Grenoble, nel 1963, che gli azzurri, guidati da una straordinaria persona cone Aldo Invernici, persero negli ultimi secondi mentre erano in vantaggio.

Ha scritto Enzo Gallotta:

Christchurch, costa orientale della Nuova Zelanda. Terra di kiwi e di All Blacks. “Ma tu non eri in campo con l'Italia, a Grenoble, quel giorno del '63?”. Sono passati anni da quella partita, persa all'ultimo minuto dal "quindici" italiano, il 14 aprile, giorno di Pasqua, in casa della Nazionale francese di rugby. La domanda è rivolta dall'avventore di un pub al distinto signore italiano seduto a un tavolo con la moglie e altri amici. Sono fra i componenti della comitiva di vecchie glorie del rugby azzurro in trasferta lunga dall'Italia.

Accanto alla signora Maria Rosa – nostra informatrice sulla circostanza - è Lucio Avigo, bresciano di città, classe 1939, acquisito alla “cittadinanza gardesana” per lavoro e domicilio. A Toscolano Maderno il suo buen retiro. Nella casa accanto allo stadio degli Ulivi, intitolato al campione olimpico e mondiale di calcio Ugo Locatelli, ci sono cimeli che la moglie conserva gelosamente. Ricordi della vita di uno sportivo autentico che se n'è andato improvvisamente dieci anni fa. Ricordato di recente, in coincidenza con l'anniversario della scomparsa, con un significativo omaggio impresso sulla carta a fatta a mano dai mastri cartai del Museo della Carta, nel corso della serata che l'Amministrazione comunale ha organizzato per premiare gli sportivi che si sono fatti onore nel campo proprio. Lucio Avigo non poteva mancare all'appello.

Tallonatore di ruolo, uomo di prima fila nel pacchetto di mischia. Azzurro numero 179, undici caps (presenze nella Nazionale maggiore, ndr), due volte campione d'Italia con la maglia delle Fiamme Oro Padova, numerose tournées con la Selezione azzurra in giro per l'Europa. Per tre volte, nel 1963 e nel 1965, fu chiamato dalla Old Rugby Roma per giocare alcune partite. Tra queste le due, in Gran Bretagna e a Roma, contro la formazione degli Harlequins, mitico club londinese. E il nostro bresciano-gardesano ebbe così l'emozione di scendere in campo a Twickenham, tempio del rugby inglese, ancora con le panche di legno per gli spettatori.

E' ricordato – scrive l'amico Silvio Basso nel suo volumetto “60 anni di rugby biancazzurro” (1989) – come uno dei giocatori bresciani più rappresentativi a livello internazionale. Entrato nelle file del rugby Brescia in giovanissima età, di temperamento calmo, riflessivo, Lucio Avigo oltre a possedere una classe e una preparazione specifica per il tallonaggio, ha saputo eccellere anche nel gioco aperto. Di lui si è detto e scritto che era dotato di un buon calcio, fatto abbastanza insolito per un tallonatore”. 

Chi scrive queste righe, analfabeta assoluto di palla ovale, ha conosciuto l'uomo. Che dalle regole non scritte del rugby ha mutuato stile di vita. Il rispetto, prima di tutto, per le regole e per gli avversari sul campo. Così nel quotidiano. Affabile, non disdegnava di prestarsi a qualche commento sulle vicende dello sport cui aveva dedicato i migliori anni con i ragazzi e gli appassionati che lo incontravano.

Tra la copertina e la prima pagina di un prezioso volume scritto a quattro mani da suoi amici di vecchio corso, Ugo Ranzetti e Beppe Vigasio, il tallonatore Lucio Avigo ha riassunto in 14 righe sulla mezza pagina ora ingiallita di un foglio a quadretti l’agenda della sua storia sportiva. Le riportiamo testualmente: “Inizio attività 1953. Fine attività 1969. Esordio in Serie A 1955/56. Nazionale giovanile 1956. 1^ Convocazione Nazionale A 1957 (Napoli contro Francia). Esordio 1959 contro Francia (a Chambery) Nantes. 1959/1961 Fiamme Oro Padova - 2 volte Campione d’Italia. Dal 1962 al 1966 vestito 10 volte maglia azzurra (totale presenze 11). Dal 1957 al 1966 innumerevoli tournées in G. B., Francia, Belgio come Selezione Nazionale Italiana. Per tre volte chiamato a far parte della Old Rugby Roma in tournée in G. B.. 1971 Allenatore Concordia Rugby Brescia”.

Aggiungiamo alcune note a margine e integrazione attingendo a mano libera, qua e là, dal volume di Ranzetti e Vigasio. I quali hanno apposto firme autografe sul testo regalato all’amico. Dicono che Lucio Avigo ha avuto i primi contatti con il rugby alla scuola media Mompiani, a Brescia, dapprima con Angelo Rocchelli e quindi con Aldo Invernici, personaggi storici della palla ovale bresciana. Avvio precoce, il suo. Ha 14 anni, non può scendere in campo per le norme del tempo. Dopo convocazioni nelle Selezioni giovanili, debutta da tallonatore in prima squadra con il Rugby Brescia a Livorno, Campionato ‘55/’56. Nel 1957 la prima convocazione in Nazionale.

Fra le tappe più significative a seguire, la tournée azzurra in Inghilterra ed Irlanda: incontri con London Counties, Blackrock  e Highfield. Nel 1963, in aprile, Avigo è in campo a Grenoble quel fatidico giorno della vittoria mancata d’un soffio contro la Francia: la Malapasqua del rugby nostro. Guidata da Aldo Invernici, la Nazionale in vantaggio 12-6, fu rimontata e superata nel finale, al  minuto 79.

Per il servizio militare, Lucio Avigo viene arruolato in Polizia, gioca nelle Fiamme Oro Padova. Mette la firma su due titoli consecutivi di campione d’Italia. Nel 1961 il ritorno a Brescia. Da tecnico rientra in squadra nel campionato 1971/1972, che si conclude senza fortuna. Infine, la militanza nell’Old Rugby Brescia, di cui è stato presidente onorario.

Nei mesi scorsi la moglie, Maria Rosa, ha donato al Museo del Rugby “Fango e Sudore” di Artena, in provincia di Roma, alcune maglie azzurre e di club, cravatte e scarpini del marito: Azzurro 179.

Alle righe fin qui a lui dedicate, aggiungo un pensiero caro a due amici prima che colleghi, con i quali ho avuto il piacere e la fortuna di condividere parte del mio cammino professionale. Entrambi sono stati grandi appassionati di rugby.  Sono: Ersilio Motta, che ho “scoperto” essere stato testimone di nozze di Lucio Avigo, a sua volta giocatore di palla ovale, sottile quanto appassionato critico sportivo, e Pierluigi Fadda, mio caporedattore al "Giornale di Brescia" ed in seguito direttore a "Il Giorno", che ha dedicato buona parte della sua attività professionale al suo sport d’elezione di cui ha scritto con Luciano Ravagnani “La storia del rugby mondiale dalle origini ad oggi” (Editore Roberto Vallardi, 2007) e di cui conservava un’ampia collezione: documenti, libri, fotografie e cravatte.

A loro e a Lucio Avigo il mio ricordo e queste povere righe. Certamente non complete per manifesta inferiorità sulla materia. Sono scritte con il cuore, mi si saprà perdonare.


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