Qui sosta in silenzio, quando ti allontani parla

L'Olocausto è una pagina del libro dell'Umanità 

da cui non dovremo mai togliere il segnalibro della memoria

Primo Levi

  

 

A sinistra: una veduta del campo di concentramento di Neuengamme, sullo sfondo la ciminiera del crematorio; nell'altra immagine, il registro dei morti tenuto nell'infermeria del campo, porta la data 26 marzo 1943 (dal sito https://www.kz-gedenkstaette-neuengamme.de)

 Oggi è la «Giornata della memoria». Voglio sperare che tutti coloro, o almeno la maggioranza, che leggono questa mia pagina (per fortuna son pochi), sappiano di cosa sto parlando. Vorrei che lo ricordassero quelle belve che stanno riesumando scritte che fanno venire i brividi alle persone civili e vanno a insozzare le porte del vicino di casa. Non si può più far finta di niente, o derubricare questi gesti atroci a livello di bravate, di ragazzate. No, no, e poi no. È ora di piantarla di essere accomodanti. O, peggio, indifferenti. O pensare, stupidamente, che non ci riguarda. Oppure finiremo con i marchi disegnati sulle camice per identificare il diverso. Ha detto qualche giorno fa il giornalista Paolo Berizzi, costretto a vivere sotto scorta, in un convegno sull'uso del linguaggio:«Il più grande favore che si può fare ai fascisti è dire che non esistono». Lo stesso valeva, e vale, per la mafia.

Ho scelto, per il titolo, l'epitaffio inciso su una lapide posta in un giardino di rose a commemorazione dei venti bambini ebrei trucidati a Neuengamme dai nazisti. Questa località, non lontano da Amburgo, era inizialmente una fabbrica di mattoni, trasformata nel 1938 in campo di concentramento: un regno del terrore. Decine di migliaia di prigionieri furono usati come schiavi nella fabbrica e nell'intero distretto di Bergedorf. Era uno degli atroci campi più estesi utilizzati dai nazisti: gli internati furono utilizzati nella costruzione di canali, di armi, di mattoni, e trattati con estrema brutalità, in condizioni di alloggi invivibili, malnutriti, picchiati fino ad ammazzarli. Quello che avveniva ovunque, in ogni campo di concentramento. Quando il soldati inglesi entrarono a Neuengamme, il 2 maggio 1945, circa 43 mila uomini, donne e bambini erano già stati uccisi, si calcola che circa centomila esseri umani sono passati da qui, estirpati a forza dai Paesi occupati dai nazisti. Solo 14 addetti a questo tempio dell'orrore furono processati e condannati.

Dopo la guerra, nel 1948, il campo fu utilizzato dalla città di Amburgo come prigione (l'avreste detto? Bella scelta...), sollevando una ondata di proteste, soprattutto da parte dei sopravvissuti che si batterono per il riconoscimento del sito come patrimonio della memoria. Nel 1965 fu eretto un monumento a ricordo delle vittime. Quando, finalmente, le autorità di Amburgo si decisero a spostare altrove le carceri, all'interno dell'area vennero trasformate le stesse baracche dei prigionieri in edifici per un centro culturale, mostre, convegni e ricerche su quel tragico periodo.

Durante la giornata pubblicherò altre opinioni celebri sull'Olocausto.


“Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi.

La peste si è spenta, ma l'infezione serpeggia”

Primo Levi


“La storia è la memoria di un popolo,

e senza una memoria,

l'uomo è ridotto al rango di animale inferiore”

Malcon X

(attivista per i diritti umani negli Stati Uniti)


"Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo"

La frase si trova incisa in trenta lingue su un monumento nel campo di concentramento di Dachau