Non abbiamo imparato, e non impareremo nulla

Queste non sono le solite frescacce scritte dal titolare di questo spazio-non spazio. Leggetelo, ne vale la pena. Io mi ci sono ritrovato interamente, tanto che, anche senza chiudere gli occhi, ho sognato che queste considerazioni le avevo scritte io. Le ho trovate, e diligentemente ricopiate (operazione che non s'ha da fare, lo so, lo so, ma i contenuti sono come un manifesto per le persone intelligenti, devono essere conosciuti, rilanciati) da una intervista sul sito del quotidiano «la Repubblica», l'intervistato è il prof. Franco Cardini. Adesso aggiungo, qui sotto, due righe per presentarlo a chi forse non lo conosce ancora. Date retta, per una volta, leggete fino in fondo, non limitatevi a far finta alzando il pollicione. Non vi chiedo di condividere la mia adesione ai concetti espressi del professore, ognuno ha la libertà di pensare con la propria testolina. Spero ancora per molto tempo, anche se vedo dei brutti nuvoloni neri addensarsi sul mio irrequieto amico Pizzocolo.

Del prof. Franco Cardini, in una rapida sintesi, si può dire: fiorentino, qualche brutta macchia destrorsa in gioventù, si laureò in Lettere all'Università di Firenze l'anno della inondazione (1966). Poi carriera universitaria, e tante proprio tante pubblicazioni. Cardini è fra i massimi studiosi delle Crociate, i suoi libri dovrebbero essere letti e studiati da quegli idioti che sparano cazzate sulle radici cristiane dell'Europa e sulle guerre sante di religione: pietosi imbecilli. Solo altri due «tocchi» sulla personalità di Cardini che mi trovano suo alleato: non ha mai nascosto di avere sempre ammirato Ernesto «Che» Guevara e ha espresso forti dubbi sulle versioni ufficiali fornite dalle autorità americane circa gli attentati dell'11 settembre 2001, partecipando tra l'altro all'inchiesta Zero condotta da Giulietto Chiesa, giornalista (vero) morto proprio pochi giorni fa.

Professore, come sta vivendo questo periodo di lockdown?

Cerco di guardare film e di evitare accuratamente i dibattiti televisivi perché ne ho fin sopra i capelli. Tutte le settimane pari ci dicono una cosa e quelle dispari un’altra sempre con l’aria di aver ragione. Sono stufo dei governatori che un giorno si fanno vedere con la mascherina e il giorno dopo dicono che invece bisogna riaprire tutto, tanto per non fare nomi il governatore della Lombardia e del Veneto.

Ecco, bando ai fronzoli. Da storico di razza, ci offra una sua interpretazione della situazione presente. Partiamo dalla politica.

Vedo un comportamento leggero, improvvisato, poco proficuo sia come idee che si vogliono portare avanti sia della situazione in generale da parte delle opposizioni. Trovo il sistema democratico attuale pieno di lacune e di contraddizioni, le opposizioni in un sistema democratico dovrebbero fare quello che gli inglesi chiamano l’opposizione di sua maestà, cioè un’opposizione fatta sempre nella prospettiva della collaborazione per quello che è il bene comune e il bene pubblico. In questa particolare situazione le opposizioni stanno venendo gravissimamente meno a questo obiettivo. È troppo facile, qualunque scelta faccia il governo, obiettare che si sarebbero potute fare scelte diverse, opposte e non pagare nessun dazio per questo, mentre un governo che si prende la responsabilità di prendere delle decisioni e fare delle scelte ha delle ricadute immediate e il risultato è che la società civile poi giudica e giudica sempre nel modo peggiore. Il gioco di tutte le opposizioni attuali, sia all’esterno che all’interno del governo, fare il paragone tra i risvolti peggiori della decisione presa e quelli migliori di una ipotetica risoluzione prospettata sapendo bene che non ci sarà mai la riprova del nove. Il complesso italiano del “ah, te l’avevo detto”, una follia.

Quindi lei è a favore delle scelte del governo in questo frangente?

Io non sono fra quelli che sostengono che il governo italiano abbia sbagliato a fare le scelte che ha fatto e non sono nemmeno dell’avviso che abbia fatto tutto perfettamente, però vede, quando qualcuno deve prendere delle decisioni trovo molto sleale anche in una democrazia da parte delle opposizioni, in situazioni come queste, il non comportarsi come dovrebbe comportarsi un’opposizione democratica. È legittimo che uno stesso gruppo di parlamentari del parlamento italiano attacchi un governo perché spende poco per la sanità o per la scuola e d’altra parte accetti col proprio voto favorevole che lo stesso governo impieghi miliardi di euro per l’acquisto di alcune apparecchiature militari che servono per impegni bellici di non si sa quale tipo? Alludo all’acquisto dei famosi F35.

Un comportamento figlio della “sondaggite”?

I sondaggi non sono il vangelo, non possono nemmeno essere sventolati terroristicamente. Un sondaggio dà una risposta che è già insita in come la domanda viene posta. La stragrande maggioranza di quello che si dice in politica lo si dice semplicemente in vista di risultati immediati in termini di popolarità o impopolarità che potrebbe portare. Faccio un esempio: se noi discutiamo di riaprire o no, il leader politico si fa questa domanda: Come posso entrare nelle grazie dell’opinione pubblica? E quindi segue quello che sembra essere la cosa che lo fa salire nei sondaggi. Non si lavora per uscire da questa situazione nel comune interesse ma per far si che l’opinione pubblica trovi le proprie posizioni più opportune e sensate rispetto a quelle della parte avversa.

Passiamo alla storia, quale sarà la memoria storica che avremo di questa pandemia?

Tutto questo ci segnerà pochissimo, ci segnerà molto in termini di recriminazione ma poco in termini di ricordo di elementi negativi per vari motivi, intanto perché c’è un meccanismo di selezione nella memoria individuale e collettiva che attutisce sempre gli aspetti negativi ed esalta quelli positivi delle situazioni che si sono affrontate.

Una frase che si sente dire molto è che siamo in guerra, che questa è una guerra…

È senza dubbio una bella frase retorica. Quelli che dicono questo li manderei a vedere cosa sia veramente una guerra, come quella che stanno vivendo da quarant’anni, a intervalli, in Afghanistan o come quella che da almeno trent’anni dalla prima guerra del Golfo, è in corso in Iraq. Situazioni in cui giorno dopo giorno c’è il pericolo di vedersi bombardati, mitragliati, che non arrivino i medicinali, i viveri. Certo che abbiamo vissuto questa situazione in modo tragico, soprattutto chi non ha una casa o una situazione sufficiente a vivere una la segregazione in modo decoroso o chi ha perso familiari, sono senza dubbio situazioni dirompenti ma attenzione, noi le viviamo sempre da occidentali. Pensiamo che una larghissima parte della popolazione mondiale avrebbe vissuto la pandemia, e la sta vivendo, in modo ancora peggiore. Noi stiamo parlando del virus e delle ricadute per l’occidente, non ci siamo preoccupati quasi per niente di dire cosa sta succedendo in Africa. È uscito un dato di 3 milioni di morti per una combinazione di coronavirus e malaria nel continente ma la notizia è stata data come nota a margine. Senza contare i dati che vengono dal Brasile.

A proposito di Occidente, il Financial Times è uscito un paio di giorni fa con un articolo in cui sostiene che i grandi perdenti della pandemia siano Xi Jinping e Vladimir Putin. L’ha letto?

No, ma ne prendo atto e mi chiedo: non è un grande perdente colui che per molte settimane ha continuato a dire che non stava succedendo nulla, che era tutta propaganda, che ha minacciato perfino di tagliare i fondi all’OMS e che adesso ci sta dicendo che è tutto un complotto cinese? Può anche darsi che, nel breve termine, potrebbe risultare un grande vincente, non è la prima volta che nelle contese internazionali vince il peggiore. Pochi giorni fa un gruppo di armati ha preso il campidoglio dello stato del Michigan in quella che viene considerata la prima democrazia del mondo, è una vittoria o una sconfitta?

Ritornando alle frasi retoriche, diventeremo migliori o peggiori?

Sarei un pessimo storico se dicessi diventeremo questo, diventeremo quello, perché se c’è una cosa che chi studia il passato per interrogarsi sul futuro sa benissimo è che non si possono fare profezie, quando gli storici fanno profezie le sbagliano quasi sempre. Per farla breve, non so se diventeremo migliori o peggiori però so che il trend attuale dell’umanità va verso una ricchezza sempre più concentrata in un numero ristretto di mani; in cui le scelte libere vanno diminuendo a favore di scelte determinate da élites che non lavorano per il bene pubblico ma per il profitto, élites finanziare, tecnologiche, economiche, cose rispettabilissime non mi fraintenda, ma che non lavorano per il bene pubblico. La cosa peggiore che potremmo fare una volta passata la pandemia sarebbe di proseguire su questa strada e non capire la lezione. Mi faccia aggiungere una cosa, il distanziamento sociale in Italia è forte, lo è in tutto l’occidente e specialmente nella libera e felice America. Distanziamento sociale infatti significa che di fronte alla necessità di accedere a cure necessarie c’è gente che se le può permettere e altri con possono. Quello che stiamo attuando adesso per la pandemia sarebbe più corretto definirlo distanziamento spaziale.

Detto questo, per gli italiani che futuro si prospetta?

Se uscissimo dalla pandemia con la convinzione che questo sistema iper-liberistico lascia indietro troppe persone che non si possono difendere e che quindi va corretto, se impareremo (e noi italiani siamo particolarmente inadatti, refrattari), che facendo scelte che favoriscono anche la sicurezza e il benessere degli altri se ne ricava un vantaggio anche personale questa sarà una buona lezione che noi avremo avuto dalla pandemia, se dalla pandemia impareremo che se si va contro la legge si può avere un vantaggio personale ma si mettono in difficoltà i concittadini. Faremo questo passo? Noi continuiamo a dire che gli italiani stanno reagendo alla situazione al limite dell’eroismo, io sono molto più scettico. Siamo pur sempre un popolo di evasori fiscali, di gente che cerca in tutti i modi di non pagare le tasse, un popolo di persone che, anche se non costretta, sceglie di lavorare a nero, un paese di furbi. Se noi italiani imparassimo da questa crisi che la furbizia non paga, questo sarebbe un eccellente risultato.

Ne saremo in grado? Su cosa scommette un euro?

Sul fatto che non impareremo nulla.