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Make America great again. Ovvero: 4 anni buttati

Ho visto nel sito di un italico quotidiano una foto di DT che sfoggiava il solito cappelletto rosso con la scritta «Make America great again». Ho pensato: ancora??? Ma è lo stesso slogan di quattro anni fa. Mancanza di fantasia del suo staff? Non è possibile. Scaramanzia personale? Forse, sai, come gli atleti che mettono la stessa maglietta con la quale hanno vinto i Giochi della gioventù quindici anni prima. Ristrettezze di budget, si sfruttano le rimanenze della campagna precedente? Non regge. È proprio una scelta. Poi mi è venuto un dubbio: che sia stata usata una foto di repertorio, datata? Mi sono messo a smanettare su Internet, e eccolo lì, scendere da un aereo ieri a Lafayette, in Louisiana, con il cappello rossosovietico calcato sul crapone ornato di folta chioma color Aperol.

Allora mi vien su dal gargarozzo una domanda: ma se siamo al punto di partenza 2016 e l'America aspetta again di essere great, negli scorsi quattro anni che ce sei stato affa, Donald nello studio a forma di pallone da rugby? A parte il prepotente, spesso l'animatore di cabaret, sempre più spesso il killer di funzionari, dirigenti, capi della CIA (che non ha niente a che vedere con la Confederazione italiana dell'Agricoltura), di membri del tuo stremato staff? Che hai fatto, a parte minacciare sempre e comunque? O a battere sonore pacche sulle spalle al nostro Giusepì che ti sta tanto simpatico che ti permetti di prenderlo per i fondelli? Eppure una parte dei cowboy del Texas, dell'Alabama, dell'Iowa, voterà ancora per te. Che sei anche capace di portare quel Paese al caos totale. Io me l'aspetto. Notte  di streghe e mostri quella di domani, notte da incubo sul serio, non quella pagliacciata di tre notti fa.

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