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Lago, montagne, santuari e santi camminatori

Pubblico questo scritto di Enzo Gallotta, che in un foglietto che mi è capitato tra le mani qualche sera fa viene definito «giornalista», ma lui borbotta subito «pensionat, pensionat», eppure è vero appartenendo il Gallotta a quella razza di scriba bresciani che hanno respirato l'aria viziata di tutti e due le redazioni locali: prima «BresciaOggi» e poi «Giornale di Brescia», chissà qual fu il peggio. Redattore di giudiziaria, benvoluto da tanti azzeccagarbugli ed emuli del vicequestore Rocco Schiavone, forse non da tutti, come succede alle persone verticali, quelle che si genuflettono poco. Nel citato foglietto, il Gallotta viene anche indicato come «portavoce del GS Montegargnano», chiamato a tal prestigioso incarico sia per l'essere stato «giornalista», «pensionat, pensionat» risuona,  sia per appartenere alla congregazione protetta da Rocco di Montpellier, il San Rocco venerato il 16 agosto, anche qui dove ho messo tenui radici io, in una raccolta chiesetta poco distante da casa. La congregazione è quella dei viandanti e dei pellegrini, come sapete. Il Gallotta e la tenace signora Ornella deambulano ogni giorno, nonostante el pensionat lamenti da innumeri anni un potente mal di schiena che lo ha reso famoso, anche fuori dai confini nazionali, presso tutti gli ortopedici, osteopati, agopuntori e, soprattutto, fisioterapisti, dei quali viene considerato generoso finanziatore. Sommando insieme tutte le facce del poliedrico Gallotta, sono arrivato alla conclusione: nessun meglio di lui può intrattenere i tanti fruitori di questo spazio parlando loro del giro del lago di Garda sulle montagne che gli fanno da regale corona, di chilometri, di dislivelli, di cammini che aspirano alla santità, certificata da bulla quasi pontificalis. Io, meschino, sono alle prese con bel altro timbro, quello sul documento di esistenza in vita richiestomi perentoriamente dalla principesca Previdenza Sociale monegasca per continuare a ricevere la pensione. Pensionat, pensionat, come il Galotta, grande persona e grande amico. Grazie Enzo.

Legenda delle foto, in senso orario. Vista dalla collina sopra Torbole, parte trentina, dove i camminatori sono arrivati dopo 35 ore. Elio Forti sul balcone che si affaccia sul golfo di Salò. Il passaggio sul ponte tibetano tra Pai di Sopra e Crero, a monte di Torri del Benaco, lato veneto. Veduta sul castello di Malcesine.

 

 

La vita stessa è un viaggio da fare a piedi”. Trova interpreti autentici dalle parti nostre, il Garda e dintorni,  la riflessione messa nero su bianco dallo scrittore della Tierra del Fuego. La metafora di Bruce Chatwin, cantore di terre agli antipodi, ben si adatta alle imprese di cui è protagonista, un passo dopo l’altro, Aurelio Forti, geometra in quel di Navazzo, sopra Gargnano, ora a riposo. Si fa per dire…L’ultima l’ha tradotta in azione nei giorni scorsi, in buona compagnia. Un “giretto” di 143 chilometri in 35 ore e 16 minuti con 3mila metri di dislivello positivo portati a casa camminando su e giù a mezza costa su sentieri e strade fuori mano toccando le tre sponde del nostro lago.

Il tempo che stiamo vivendo, sconvolto dall’imperfetta tempesta della pandemia, riporta non certo da oggi alla ribalta la passione per il cammino. Trekking, per dirla con gli anglofili. Così, sotto i colori e il logo del Gruppo Sportivo Montegargnano, di cui è il motore, Aurelio Forti ha dato seguito al progetto di un Grande Giro del Lago di Garda. Non a livello di asfalto, questo lo ha già messo in cascina in meno di 24 ore qualche tempo fa. Giovedì 3 giugno, alle 8.30, è partito per il nuovo impegno da Navazzo accompagnato da Giuseppe Angelini, ultramaratoneta di Salò. Direzione sud, verso il basso lago, con la scorta logistica di Osvaldo Andreoli. A San Michele, sopra Gardone Riviera, si è aggregato alla pattuglia il trentino Giorgio Barchiesi, che promuove il sito trekking-etc.it in cui si trova un’app con le tappe del Grande Giro del Garda. 

A gruppetto compatto e, sempre in quota relativa, ecco sfilare via il golfo di Salò, la Rocca di Manerba, i borghi della Valtenesi. Poi le colline a meridione di Desenzano, quindi da Peschiera la risalita con il calare della notte dalle parti di Bardolino e Garda, con sosta per uno spuntino. Infine, la ripartenza verso Torri e Malcesine con conclusione finale a Torbole, nel punto più stretto del lago, dove i camminatori hanno posto fine al cammino.  Restano tre tappe per chiudere l’anello: da Torbole a Navazzo. Saranno fatte in altra occasione.

Il futuro prossimo cosa riserva? Al Cammino da definire, a passo proprio da camminatori, non certo in fretta. Con ostelli e luoghi di sosta da definire, tracciati da fissare, logistica da inquadrare, sito Internet con storie da raccontare. A Navazzo han già deciso: alcuni locali della Canonica saranno destinati a fornire tetto e ospitalità ai camminatori. Non mancano certo i compagni di strada, amici di sempre: Franco Ghitti, anima del Comitato BVG Alto Garda e profondo conoscitore dell’ambiente gardesano, e Giuseppe Seccamani. Porteranno il loro prezioso contributo le gardesane Barbara Turra e Loredana Francinelli, titolari del sito Internet le Vie del Benaco.it. Francinelli è autrice con Giovanna Coco della guida “A piedi per i Santuari del Lago di Garda”, che già propone il giro del lago a piedi in dodici tappe. E dispone di una credenziale, di preziosa carta fatta a mano dai mastri cartai di Toscolano 1381-Antica Cartiera del Garda, su cui apporre i timbri a certificare le tappe di questo e di altri Cammini.

Molto il lavoro da fare. La passione non manca, così come l’autentico amore per le proprie radici e per il fantastico quanto unico territorio che incornicia il lago cantato da poeti, raccontato da scrittori e descritto da viaggiatori d’altri tempi. Il Cammino si farà, il Grande Giro del Lago Garda sta prendendo forma concreta.

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