Giovedì, 03 28th

Last updateLun, 12 Set 2022 10am

Gli italiani sono fatti per la dittatura

Visite: 564

Il titolo riprende una frase (leggermente modificata, nello spazio non ci stava l'avverbio «irrimediabilmente», ma lo scrivo adesso perchè dà senso compiuto all'affermazione) di Ennio Flaiano, uno dei non moltissimi italiani che sapeva coniugare cultura, bello scrivere, sarcasmo acuminato e tagliente come un rasoio. Mi è venuto in mente poco fa guardando una patetica foto sul sito di un quotidiano nazionale: Mr Selfini attorniato da buffi personaggi con ancor più buffi cappelli, li chiamano cuochi, anzi, sorry, Chef, meglio Master Chef, che l'unica cosa che hanno di Master sono i conti esorbitanti che presentano ai poveri spennati clienti che si azzardano a sedere ai loro tavoli (ci sono quelli bravi, alcuni bravissimi, lo riconosco). Tutti, quelli della foto, sgomitano per apparire in questa idiozia che è, in sostanza, una autofoto, che oggi si chiama in un altro modo in omaggio ai veri padroni del mondo. E me ne è venuta in mente un'altra del signor Flaiano:«Gli italiani corrono sempre in aiuto del vincitore». Immancabilmente.

Ed è in questi oscuri momenti che dovremmo ricordarci che:

«Il Fascismo conviene agli italiani perché è nella loro natura e racchiude le loro aspirazioni, esalta i loro odi, rassicura la loro inferiorità. Il Fascismo è demagogico ma padronale, retorico, xenofobo, odiatore di culture, spregiatore della libertà e della giustizia, oppressore dei deboli, servo dei forti, sempre pronto a indicare negli “altri” le cause della sua impotenza o sconfitta. Il fascismo è lirico, gerontofobo, teppista se occorre, stupido sempre, ma alacre, plagiatore, manierista. Non ama la natura, perché identifica la natura nella vita di campagna, cioè nella vita dei servi; ma è cafone, cioè ha le spocchie del servo arricchito. Odia gli animali, non ha senso dell’arte, non ama la solitudine, né rispetta il vicino, il quale d’altronde non rispetta lui. Non ama l’amore, ma il possesso. Non ha senso religioso, ma vede nella religione il baluardo per impedire agli altri l’ascesa al potere. Intimamente crede in Dio, ma come ente col quale ha stabilito un concordato, do ut des. È superstizioso, vuole essere libero di fare quel che gli pare, specialmente se a danno o a fastidio degli altri. Il fascista è disposto a tutto purché gli si conceda che lui è il padrone, il padre».

Ennio Flaiano, «Sull'amore, Sulla vita, Su Dio, Sulla religione».

Bassa è la via, alta sarà la fatica e l'emozione

Visite: 732
 

Il testo che segue è stato scritto da Enzo Gallotta.

I piedi in acqua. Nel lago. E sarà finita. Sarà poco prima del traguardo piazzato al campo sportivo di Limone. Quando gli ultramaratoneti che avranno alle spalle i 75 chilometri del percorso, bellissimo quanto impegnativo, della BVG TRAIL dovranno affondare i piedi nel Garda. Ancora alto nonostante la siccità.

Si preannuncia così la corsa che sabato attraverserà il territorio dei sette Comuni dell’Alto Garda Bresciano (Salò, Gardone Riviera, Toscolano Maderno, Gargnano, Tignale, Tremosine e Campione). Un confronto duro con il percorso che si snoda lungo la Bassa Via del Garda, nel nome di Roberto Montagnoli, che fu editore e fondatore della Grafo. Dislivello positivo di 4.350 metri. “Forse qualcosa di più” dice sottovoce un addetto ai lavori. Tempo di guardarsi dentro, di confronto con se stessi e con gli altri in una cornice naturale tutta da scoprire. Dal bosco alle forre passando per l’apertura dei campi di ulivi e costeggiando poggi a sbalzo sul lago. Uno spettacolo tutto da vivere. Unico.

La carica dei seicento. Sono 14 le Nazioni rappresentate dagli oltre seicento iscritti. Gli atleti sono in arrivo da buona parte del nostro Paese come pure dall’estero. In larga maggioranza guida la lista il Tricolore nostro. A seguire, in ordine sparso, Germania, Spagna, Ungheria (con il Team Compressport), Polonia, Francia, Olanda, Regno Unito, Svizzera, Austria, Portogallo. Da altri continenti: Brasile, Australia ed Ecuador. “In buona compagnia una ragazza di Barcellona – annota Franco Ghitti, a capo del Comitato organizzatore – che ha corso lo scorso anno ed ora è tornata con altre tre amiche e compagne d’avventura”.

Tre in una. Tutto pronto. E per tempo. Saranno più di 350 i volontari di Gruppi e Associazioni del territorio impegnati sul percorso con compiti di segnalazione, sicurezza e soccorso eventuale. Come di “rifornimento” nei punti-ristoro. Numero in quota per difetto. Ci sono poi forze dell’ordine e addetti alla tutela sanitaria. Numeri necessari per la complessità della “macchina” organizzativa messa a punto dal Comitato formato da Trail Running Brescia, Gruppo “La Variante” di Gargnano e GS Montegargnano, con il suo “motore” Aurelio Forti. Come da tradizione, la formula è quella di “tre corse in una giornata”. A partire dalla BVG TRAIL (75 chilometri da Salò a Limone, D+4350m), per proseguire con la BVG MARATHON+ (50 km, Bogliaco-Limone, D+3450m) e chiudere con la BVG RUN(25 km, Salò-Bogliaco, D+ 950m). Gli oltre seicento iscritti si dividono salomonicamente in quote quasi uguali nelle tre prove. Presente alla “lunga” la vincitrice del 2018, Katia Fori (Team Columbia), con l’intento di una replica sul traguardo di Limone. Nella Marathon+ occhio al quotato Luca Carrara, 41enne bergamasco del Team Salomon. Alla Run tornano pure Emanuela Galvani (Atletica Gavardo 90) ed Elena Salvi (Polisportiva Villese), rispettivamente prima e terza sul podio nel 2018. In campo maschile presente Angelo Peoli (libero), secondo un anno fa.

Il grande giorno. Il programma prende il via venerdì 5 aprile, alle 17, nella piazzetta di Bogliaco, con la consegna dei pettorali. Sabato sarà giornata campale. Tutti pronti di prima mattina. A coordinare le operazioni il direttore di gara, Gianpaolo Guindani, con la vice, Federica Mini. Raduno allo stadio Turina, a Salò, ben prima delle 7. Che sarà poi l’ora della partenza per la BVG Trail davanti al Palazzo dei Provveditori, sede del Municipio. Alle 8, sempre a Salò, via alla BVG Run. Da Bogliaco, alle 12.30, partirà la BVG Marathon+. Lungo il percorso punti di passaggio, dove sarà possibile assistere alla fatica degli atleti, sono a San Michele di Gardone Riviera, alla Parrocchiale di Gaino (Toscolano Maderno), nella piazzetta del Porto Vecchio di Bogliaco, alla baita degli Alpini di Briano (Gargnano), a Muslone (Gargnano), a Prabione e Aer in quel di Tignale, a Pregasio e Ustecchio in territorio di Tremosine. Per gli arrivi, intorno alle 10 traguardo per i primi della Run in Piazzetta a Bogliaco. Per la BVG Trail ora prevista per il vincitore intorno alle 15, mentre gli atleti della Marathon+ sono attesi verso le 17.30. Punto d’arrivo comune: il Campo sportivo di Limone, via Frasse.

Territorio che vive. “L’evento – conclude Franco Ghitti -  è un mezzo importante per far conoscere il nostro territorio, per valorizzarlo, preservarlo e mantenerlo vivo. Un primo risultato lo abbiamo ottenuto. Il percorso della BVG è molto frequentato, così come vivono una seconda giovinezza molti altri sentieri dell’entroterra gardesano. I Comuni hanno recepito l’importanza del messaggio”. Dunque, mano alla cartellonistica da rifare e da gennaio 2020 potranno iniziare i lavori di manutenzione della Bassa Via del Garda. Ci sono 250mila euro stanziati dalla Comunità Montana dell’Alto Garda Bresciano su finanziamenti regionali. Questa è un’altra parte della storia.

Per i seicento e oltre ai nastri di partenza è da mettere in conto fatica. Senter del Luf,  Bocca Nevese, Bestone, Valle di San Giovanni sono solo alcuni dei punti strategici. Di tutto di più. “Se non hai mai visto il lago da qui, non hai mai visto il lago”, tutto un programma. Anche per un’escursione a più tappe. Parola di BVG. Provare per credere.


Classe Star, una mitica barca e tanti ricordi

Visite: 625
GARGNANO - Archiviato il 41esimo «Trofeo Bianchi», il Circolo Vela Gargnano proporrà nel fine settimana 6-7 aprile la «Spring Cup» della Classe Star, sotto l'egida della Federazione italiana vela e della 14a Zona FIV. Si tratta della barca che fino al 2012 era stata la regina delle gare olimpiche. La prima volta si videro queste barche nelle acque della costa californiana in occasione dei Giochi Olimpici del 1932. La «Star» era stata disegnata da Francis Sweisgurth, di Long Island, New York, nel 1910. Una classe velica che ha regalato grandi soddisfazioni all'Italia. Nel 1948, nelle acque di Torbay - Giochi di Londra - Agostino Straulino e Niccolò Rode si piazzarono quinti, ma il loro capolavoro fu quattro anni dopo quando, ai Giochi di Helsinki, vinsero il titolo olimpico. E non si accontentarono: in Australia, nel 1956, furono ancora secondi, preceduti solamente dagli americani Herbert Williams e Lawrence Law. Agostino Straulino, in coppia con Carlo Rolandi, sfiorò ancora il podio (quarto) nel '60, nelle regate olimpiche disputate davanti a Napoli.
Medaglie e piazzamenti hanno continuato ad arricchire l'albo d'oro della vela italiana. Franco Cavallo e Camillo Gargano terzi nel '68 (Acapulco), Flavio Scala e Mauro Testa quinti a Monaco (Kiel) nel 1972, Giorgio Gorla e Alfio Peraboni medaglia di bronzo a Mosca '80 (acque di Kiel) nella edizione vinta dal famoso sovietico / ukraino Valentyn Mankin. Gli stessi Gorla / Peraboni nuovamente terzi a Los Angels '84 (Long Beach) e ancora quinti anche a Seoul (Pusan) nel 1988. Si passa poi ad Atlanta '96 (Savannah) con il sesto posto di Enrico Chieffi e Roberto Sinibaldi, e a un settimo ad Atene 2004 (Hellinikó) con Francesco Bruni e Guido Vigna. La lunga storia di questa «classe» ha scritto il suo ultimo capitolo ai Giochi di Londra 2012.
La «Star» torna adesso a Marina di Bogliaco, dopo il Campionato Open XIV Distretto dello scorso autunno. Sarà un ritorno anche per Roberto Benamati, skipper di Malcesine, campione del mondo e d’Europa proprio con la «Star», e campione italiano in carica. Nel settembre 2018 Benamati ha vinto in assoluto la sua nona «Centomiglia». La «Star» è stata anche la grande protagonista nella storia della «Centomiglia». Memorabili furono le vittorie del comasco Nanni Porro (1959), del milanese Giorgio Falck, quando aveva a prua il velaio gargnanese Gino Filippini (1961), del gardesano Flavio Scala nel 1966. 

In fondo Tex Willer fu inventato da due italiani

Visite: 556

Image may contain: 6 people, people smiling, people standing

Non servono molte parole, anche se dovremmo trovare invece la forza di gridarle con tutto il fiato che abbiamo in corpo. Di questo passo ci toglieranno anche la parola, e l'unica consentita sarà quella delle Calibro..., delle doppiette..., delle mitragliette..., dei Kalasnikov. Sono aumentate le importazioni, abbiamo adesso importato anche il Far West, i saloon, gli OK Corral e i mezzogiorno di fuoco. L'unico che stona in questo amaro fotomontaggio è il povero Toro Seduto o Cavallo Pazzo o chiunque egli voglia ricordarci: gli indiani d'America sono state le tragiche vittime dello sterminio dei conquistatori della Frontiera. Erano gli extracomunitari delle praterie.

San Gervasio si è innamorato della corsa

Visite: 501

L'anno scorso, era qualche giorno prima del 21 ottobre, titolai "e nel bosco solo i passi dei corridori". Era la presentazione della prima edizione di una corsa podistica chiamata «BoscoRunning», voluta dagli amministratori locali e da un caro amico personale, Roberto Scolari, un designer di comprovata bravura. Come sempre le «prime» danno qualche batticuore, capita così a teatro, a un concerto, ad una mostra di pittura. Quella «prima» andò bene, senza strafare, ma con una lusinghiera adesione di persone che corrono per divertimento, per ritrovarsi con amici di qualche altra parte della vasta provincia bresciana, ricca - talvolta fin troppo, viste le frequenti sovrapposizioni - di eventi di questo tipo che associano l'esercizio fisico al divertimento. Almeno per chi non lo prende troppo sul serio, lo spirito è, o meglio dovrebbe essere questo.

Torno a San Gervasio e alla «BoscoRunning»: stavolta non va più in scena la «prima» ma il «bis», per continuare l'accostamento teatrale. Tutti gli elementi informativi li trovate nella locandina che pubblico qui sopra. Lo scorso autunno l'apprezzamento di chi partecipò fu unanime: bello il percorso su pista ciclabile che attraversa il Parco del Lusignolo, bella l'accoglienza. In fondo, è quanto si aspettano i partecipanti: una bella corsa in un bel posto, con gente cordiale. Ingredienti che a San Gervasio Bresciano non mancano. E allora auguro: «buona la seconda», come dice il regista.

Sei qui: Home