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Anziani? No, meglio, saggi. Molto meglio, patres

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Ieri pomeriggio, stravaccato sul divano nel post prandium natalizio quando non si ha neppure voglia di deambulare lento pede, ho allungato una zampa e ho arraffato un giornale di qualche giorno prima (altra mania perniciosa: quella di non buttare subito il giornale quotidiano al termine del giorno). Sfoglio, e mi ritrovo a pagina 10 di questo quotidiano e leggo una notizia che mi mette di buonissimo umore. Una notizia che merita, secondo me, tre faccine sghinazzanti, almenoRisatonaRisatonaRisatona. Scrive l'anonimo estensore dell'articoletto che tale signora, presumo, Maria Saladino, calabrese, 36 anni, unica candidata donna per la futura segreteria del Pd, Partito Demolito, ha messo nella sua mozione congressuale la seguente proposta: se verrà eletta abolirà il termine «anziani» in ogni atto del partito e lo sostituirà con la parola «saggi». Ora, io non so se l'ignoto redattore ha voluto fare dello spirito, oppure ha forzato il pensiero della signora Maria. Prendo per buono quello che ha scritto, spero si sia documentato.

Signora Maria, le prometto: mi presenterò ai banchetti, gazebo, o come li chiamate, e voterò per lei alle «primarie», anche se di questo Pd proprio non mi frega niente. Sono rimasto a quello che era guidato da un galantuomo del mio Appennino piacentino, un signore che avete fatto di tutto per demolire, ridicolizzare, uso il vostro termine preferito «rottamare». Non ho ancora capito se i rottami siete invece voi. Anzi, l'ho capito, credo bene. A me calza come un guanto il termine «anziano», essere chiamato «saggio» è un bel salto di qualità, anche se sono straconvinto di non aver acquisito nessuna saggezza col passare degli anni ma solo aggressivi reumatismi. Però, signora Maria, riapra qualche bigino di storia romana, una spolveratina per ricordare che il Senatus Populusque Romanus era il consesso degli anziani, che venivano chiamati «patres». Patres, capisce? padri della patria, non i bovari, ignoranti, incompetenti, arroganti, bugiardi, impresentabili burini, e burine, parità di genere impone, da cui siamo contornati. Ci pensi, signora Maria, ci pensi. Patres, molto meglio di saggi. Da usare con il contagocce. Anzi, forse, non serve.

Confucio: quando corro tutti i pensieri volano via

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Tutti seguaci di Confucio sul Monte di Gargnano che osserva placido, quasi sempre molto silenzioso a parte quando qualcuno alza troppo il gomito, le acque del Benaco. Gente che corre, gente che cammina, gente che si ritrova almeno una volta la settimana - ma in estate anche tre - attorno al gazebo biancoverde che fa da richiamo per loro, e spesso non solo per loro. È il gazebo che chiama a raccolta gli aderenti al GS Montegargnano. Sono molti, son tanti, quanti? mah, stanno perfino perdendo il conto, comunque 120 - 130. E poi ci sono tutti quelli che aiutano, che allestiscono, che tagliano centinaia di panini (migliaia, forse) da sbaffare attorno al gazebo, che ripuliscono i sentieri (bellissimi, venite a vederli, lo dicono ai miei amici lontani) di montagna, quelli che mettono a disposizione un camion, o l'autobussino per le trasferte più lontane. Qualche sera fa, si sono ritrovati (le foto di Alido Cavazzoni ce ne propongono una bella selezione) come da cementata tradizione, nel salone dell'Albergo Tre Punte, a Navazzo di Gargnano. È stato celebrato il rito della «Bicchierata», come la etichettò nel secolo scorso (provate a dire che non è vero) Elio Forti, l'anima, il cementatore, l'asfaltatore, ma anche il bancomat, di questa Associazione sportiva dilettantistica secondo la ridicola definizione che hanno imposto i padroni del vapore dello sport, come se la discriminante professionista - dilettante passasse in queste tre lettere aggiunte ASD. Per favore...vabbè lasciamo perdere i burocratosauri.

Stavolta niente scarpette ma forchette, in un clima di festa, allegria e amicizia. Poi, due gare: una maratonina e una maratona. Maratonina di discorsi, maratona di premiazioni, una montagna, e non in senso figurato. Lo spirito del gruppo è quello di sempre, ed è quello giusto: magari anche solo un segno, piccolo, ma per tutti, per far sentire tutti partecipi. Poi, quando si corre o si cammina viene a galla l'agonismo, linfa essenziale per alimentare lo sport. E per quanto si sia fatto (e purtroppo si fa) per buttare l'agonismo fuori dalla porta, esso rientrerà sempre da qualche spiffero. Linfa vitale, lo ripeto, senza della quale non si fa sport ma si fa un'altra cosa. Agonismo non è solamente quello che ci fa confrontare con gli altri, ma anche, e soprattutto, quello che ci mette in competizione con noi stessi. Ma è bello che, per una sera, l'agonismo resti a riposo. Ma poi ci ho ripensato e mi son detto: non è vero. Avevo appena sentito due amici che dicevano fra di loro: questa è la terza fetta di panettone che mangio, e l'altro: io solo due. Agonismo sempre e ovunque, anche se in ballo ci sono solo le leccornie natalizie.

Si può camminare per 2465 km? Ve lo spiega Elio

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Questa è la locandina che annuncia la nuova edizione di «Villa 2018 - Natale in Piazza», e, aggiungo io, non solo Natale, ma dal 24 dicembre al 6 gennaio. Villa - lo dico per quell'unico lettore nostro che non è oriundo - è un borghetto delizioso, incastonato fra Gargnano e Bogliaco. Davvero un gioiellino. Da parecchi anni ormai i fedelissimi allestiscono un capiente tendone e per un par di settimane lo tengono vivo (e riscaldato!) con pomeriggi piacevoli fra chiacchierate amichevoli e interessanti e qualche calice di bianco, che non guasta mai, anche per la temperatura...interna. Si parte il 24, l'ho già detto ma lo ripeto, e si chiude il 6, l'Epifania tutte le feste le porta via. Il calendario degli appuntamenti, se volete, ve lo leggete. Io mi limito a segnalare - gioco in casa - la data di venerdì 28, quando il mio amico Elio Forti si farà forza e racconterà con parole e immagini uno per uno i 2465 chilometri che ha misurato a piedi fra Navazzo, Monte di Gargnano, e Nazaré, porto lusitano affacciato sull'Atlantico. Ricordiamo solo le tappe «benedette»: Lourdes, Santiago de Compostela e Fátima. Ho sentito spesso, durante la sua avventura durata 51 giorni, dire da qualcuno dei miei compaesani "l'é matt". No, Elio Forti matto non è. Anzi, è uno che sa quello che vuole. Chi ne vuol sapere di più venga venerdì 28 al tendone nella piazzetta-bomboniera di Villa. Magari poi, si pappa anche una fetta di panettone.

Il reddito di fratellanza non cambia mai

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Sorridete, anche se è molto difficile....SorridenteSorridenteSorridente Questo è un passaggio della satira con la quale ogni settimana Denise Pardo su «L'Espresso» ci rende meno pesante il fardello di sopportare lo schifo che vediamo ogni giorno in questa landa desolata.

"I purissimi Cinque Stelle hanno dimostrato anche una lestissima capacità di seguire le linee guida più azzardate del codice delle parentopoli inzeppando municipi, circoscrizioni, uffici comunali e regionali, Camera e Senato di parenti, affini, famigli e morosi già ampiamente documentata dai media nel corso degli anni delle varie vittorie elettorali. Un vero reddito di fratellanza. Purissimi non proprio, furbissimi sicuramente".

Benvenuti nel paese della cattiveria montante

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Lettera del signor Gianfranco Licausi a Corrado Augias (quotidiano «la Repubblica», 11 dicembre)

Caro Augias, ho vissuto molte Italie, la democristiana, quella di Craxi, Tangentopoli e Mani Pulite, quella berlusconiana. Questa è la peggiore. Un Paese pieno di odio, trainato da forze antisistema che, grazie alla rivoluzione del web, tutto vanno modificando in peggio. Finite le ideologie, dimenticati i valori storici, morti i grandi partiti pedagogici, il fiume della protesta e del malessere ci porta in un grande mare di permanente propaganda. La polemica vive tra selfie, insulti, battute e false notizie. L'ignoranza della classe dirigente prospera su un diffuso analfabetismo funzionale. La realtà viene semplificata da una comunicazione che tralascia l'analisi della reale complessità. Cultura, sapere, morale sono irrisi come «radical chic» e «buonismi». Trionfa l'istrionismo di un comico che ha inoculato odio verso i colpevoli del sistema, favorito la nascita di una classe dirigente senza altra identità che l'appartenenza al «popolo». La mia non è nostalgia né pessimismo, questa non è una rivoluzione ma la caricatura di un nuovo mondo che non sarà.

La risposta di Augias

Quella che stiamo vivendo è davvero l'Italia peggiore che un uomo come il signor Licausi ( o - anagraficamente - come me) abbia vissuto? L'Italia del terrorismo forse era peggiore, lo era lo Stato che nulla potè o volle per impedire l'assassinio di Aldo Moro. Nello stesso tempo però si deve dire che mai in tempi recenti gli italiani si erano dimostrati tanto incattiviti. Lo ha denunciato anche il recentissimo rapporto del Censis, tra i più scrupolosi osservatori della nostra realtà sociale:«La delusione per lo sfiorire della ripresa e per l'atteso cambiamento miracoloso ha incattivito gli italiani...È stata quasi una ricerca programmatica del trauma, nel silenzio arrendevole delle élite, purché l'altrove vincesse sull'attuale. Una reazione pre-politica con profonde radici sociali, che alimentano una sorta di sovranismo psichico, prima che politico». Queste analisi si basano sui fatti. Il senatore Luigi Zanda intervendo sabato scorso su questo giornale ne ha fatto un impressionante elenco:«Beppe Grillo ha detto che quando L'Italia avrà un referendum la settimana, il Movimento 5 stelle avrà raggiunto il suo obiettivo e potrà sciogliersi. Davide Casaleggio ha ribadito il concetto. Ha detto che «tra dieci anni magari non ci sarà più la necessità del Movimento perché la partecipazione dei cittadini sarà già intrinseca nello Stato» e si potrà persino abolire il Parlamento, diventato inutile». Qui il signor Licausi ha probabilmente ragione nel senso che propositi dichiaratamente eversivi come questi nessuna forza politica aveva mai avuto la sfrontatezza di proporli da quando è in vigore la Costituzione (1° gennaio 1948). Alla Camera è già calendarizzato un disegno di legge che introduce il referendum propositivo senza quorum nè limiti di materia. I soloni del diritto così loquaci nei mesi che hanno preceduto il referendum del 2016, oggi tacciano, affaticati o vinti. «Il silenzio arrendevole delle élite», scrive il Censis.

Note a margine

Condivido molto di più - anzi totalmente - le parole del signor Licausi, che non la risposta di Augias, che, a mio giudizio, sposta il tema dall'incattivimento della nostra disastrata società al pericolo (reale, realissimo) della sopravvivenza della democrazia. Due note personali. Classe dirigente? Ma quale? Definiamola meglio «classe distruggente», o, meglio ancora, «classe digerente», vista la abbuffata di posti di potere, numismatico soprattutto. La rivoluzione del web? No, non si tratta di rivoluzione, ma di dittatura, prima di tutto sui cervelli. È sufficiente osservare la guerra in atto fra gli Stati Uniti e la Cina sulla tecnologia. Pensate che sia solo una questione di mercato, di fette di mercato? No, è la fotocopia del braccio di ferro Stati Uniti - Unione Sovietica per la supremazia nucleare negli anni della guerra fredda. Oggi il Dottor Stranamore non si occupa più di fissione nucleare, ma di sistemi informatici. Una volta facevano a gara per tirarci la bomba sulla testa, oggi per installarci un microchip nella testa.



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