BoscoRunning a San Gervasio, buona la prima!
Buona la prima! come dicono i registi. Una delle italiche tivvù fece pure un programma, che durò parecchi anni mi pare, che portava questo titolo. Non sono molto ferrato, visto che ho rinunciato al piccolo schermo dal 1989, non possiedo neppure l'attrezzo. E devo dire che non mi manca.
Buona la prima! scimmiotto oggi per dire che la manifestazione messa in pista (ebbene sì, ciclabile) dagli amici della Amministrazione comunale di San Gervasio, la «BoscoRunning» ha avuto un buon successo. Non si aspettavano di spaccare il mondo...podistico, sapevano bene con quale inflazione di gare degne di questo nome, garette, giri del giardino o del tavolo da pranzo, dovevano fare i conti. A bocce ferme, sono contenti. E intenzionati a riprovarci, con più tempo, maggior esperienza, e, magari, con qualche mezzo in più.
I miei amici ed io, che nel cuor teniamo il nostro illusorio progetto pomposamente denominato «Sognando Olympia», siamo onorati che gli organizzatori protetti da Gervasio, martire milanese con il fratello gemello Protasio, abbiano deciso di inserire un premio speciale con il nome del nostro progettino. E siamo ancora più onorati per la scelta del destinatario del premio. Ho ricevuto qualche riga che ci racconta:«Abbiamo assegnato il premio Sognando Olympia non al più giovane, ma ad una persona particolare. Un signore di San Gervasio Bresciano che ha sempre corso (a piedi e in bicicletta), ma che qualche anno fa è stato vittima di un infortunio sul lavoro che gli ha causato l'amputazione di un piede. Nonostante l'infortunio ha continuato nella sua vita lavorativa e sportiva con lo stesso impegno e passione di prima, non mollando mai un attimo». Giuseppe Bonetta, questo il suo nome, al quale inviamo i nostri affettuosi saluti. Ha ricevuto la riconoscenza, degli organizzatori e nostra, dalle mani di un grande campione bresciano, e persona di sensibilità umana particolare, non solo per lo sport: Gianni Poli, che è stato il «padrino» della prima «BoscoRunning», Gianni Poli, lui, sì lui, il vincitore della New York City Marathon 1986, dove tornerà fra qualche giorno in veste di promotore sportivo con un folto gruppo di corridori, anche bresciani. Dimenticavo, volutamente: non poteva mancare «Sognando Olympia», visto che l'elegante logo è stato eleborato da Roberto Scolari, consigliere comunale, promotore della gara podistica, ma, soprattutto, bravissimo grafico.
Cinquant'anni fa successe... un Sessantotto
Accadde un… Sessantotto. Si era nel Secolo breve. Cinquant’anni fa. Un anno speciale, olimpicamente parlando. Era il 16 ottobre: Tommie Smith e John Carlos, i loro guanti neri sul podio dei 200 metri di Città del Messico a sfidare il razzismo nero negli Stati Uniti. Quei Giochi segnarono in atletica 12 nuovi primati del mondo uomini (e due eguagliati) e i 7 donne (e tre eguagliati) sulla pista e sulle pedane dell’Estadio Universitario. Come lo chiamavano i messicani. E, sempre olimpicamente parlando, di questi dodici, ben cinque sulle pedane del salto triplo. Fra i protagonisti di quelle giornate, Giuseppe Gentile e i suoi due primati mondiali: un mito. Al quale, seguendo un “filo” sodale e comune passione che unisce alcuni amici bresciani e piacentini, la Collezione Ottavio Castellini-Biblioteca Internazionale dell’Atletica, che ha casa e domicilio a Navazzo, sopra Gargnano, e Sognando Olympia, progetto multisport, culturale e territoriale operativo sul Garda Bresciano e oltre, hanno organizzato un’”imboscata” sul filo del ricordo. Con la complicità dell’Atletica Baldini Agazzano. Luogo, quest’ultimo, in cui domenica prossima 21 ottobre è in calendario un evento speciale.
La pensata si deve a due amici, poi diventati tre. Erminio Rozzini (silenzioso allenatore di Dario Badinelli, ghedese, 17 titoli nazionali in varie categorie, di Magdalin Martinez, ancor oggi unica italiana oltre i 15 metri, e la lista di triplisti che sono passati sotto le grinfie del tecnico «silenzioso» è parecchio lunga, l’ultimo giovanotto a più 15 settimane fa) e Ottavio Castellini ne parlano tra loro, si innamorano dell’idea: “Facciamo un omaggio a un grande campione”. A loro, quando viene a saperlo, si aggancia con entusiasmo Giovanni Baldini, figlio di Felice, uno dei primi «duemetristi» italiani nel salto in alto (1964).
Il lavoro della «triade», ottenuta l’adesione di Beppe Gentile, va a segno. Ecco località e data, logo e poster preparati per l’occasione. L’omaggio al grande campione si farà ad Agazzano, cittadina in provincia di Piacenza, a pochi chilometri, una ventina, nella data indicata poco sopra con inizio alle 10.30, nel salone dell’albergo Il Cervo. A dir poco ricco il «contorno» che accompagna il piatto principale. Adesioni importanti. Ci sarà Fabrizio Donato, medaglia di bronzo ai Giochi Olimpici di Londra 2012, campione d’Europa sia all’aperto sia in pista coperta, primatista italiano. Con lui, il numero due del triplo italiano: Paolo Camossi, campione mondiale indoor nel 2001. Non ha voluto mancare Daniele Greco, oro agli Europei indoor 2013 dopo il bellissimo quarto posto ai Giochi Olimpici di Londra, proprio dietro a Donato. E ancora Dario Badinelli, bresciano di Ghedi, diciassette titoli italiani in varie categorie, l’atleta che avvicinò varie volte il limite di Gentile (17,22) sfiorandolo di pochi centimetri. Fra le donne Magdalin Martinez, bronzo ai Mondiali di Parigi nel 2003, altro “prodotto” di Erminio Rozzini; attuale primatista italiana, unica donna ad aver superato i 15 metri in Italia. E poi ancora atleti e atlete che hanno scritto belle pagine di questa specialità: Antonella Capriotti, Barbara Lah, Fabrizio Schembri, Crescenzio Marchetti, il giovane piacentino Andrea Dallavalle, medaglia d’argento ai Campionati europei juniors 2017. E anche suo fratello Lorenzo che partecipò degnamente ai Mondiali juniores 2014.
Con loro noti giornalisti come Franco Bragagna, telecronista della RAI, Vanni Loriga, una vita immersa nell’atletica, Guido Alessandrini, Giorgio Barberis, Roberto Copello, Fabio Monti, Walter Brambilla, Daniele Perboni.
Chi vuole esserci non ha che da risalire il corso della Trebbia (un bel corso d’acqua che si butta nel Po) come fece Annibale con al seguito i suoi elefanti. E mal ne incolse al povero Publio Cornelio Scipione. In auto, uscita Piacenza Ovest.
...e nel bosco solo i passi dei corridori
Mi viene in mente il titolo di un libro di Gianni Brera, che condivise l'opera con il prof. Sandro Calvesi. Quel titolo diceva:«Atletica, culto dell'uomo». Dell'atletica, la corsa è la manifestazione più genuina, naturale, spontanea. Altro bel titolo di un libro di tanti anni fa, molto simile nel concetto:«La corsa antica e moderna espressione dell'uomo». Lo scrisse (1983) un tecnico che era stato azzurro negli 800 metri: Michele Autore, napoletano trapiantato a Genova, allenatore nazionale. Poi venne un altro «profeta» della corsa, il prof.Enrico Arcelli che , negli anni '80, fece del suo «Correre è bello» un vero e proprio manifesto. Negli ultimi 40 anni si corre ovunque, comunque, con chiunque. Chi dice che le corse sono troppe, chi si lamenta del business che c'è attorno alla corsa, ma però tutti corrono. E va bene così.
Il tutto per introdurci a una nuova corsa, qui da noi, nella provincia di Brescia, terra generosa di garretti affaticati. Domenica mattina, di buon'ora, via, versa la Bassa. Se non ci siete mai stati, è l'occasione buona per andarci. Il Parco del Lusignolo si estende a pochi passi dal Comune di San Gervasio. Poco più in là c'è anche un lago che porta lo stesso nome. L'Amministrazione comunale ha allestito (con l'aiuto solidale degli esperti amici della vicina Cigole, che organizzano da molti anni una corsa molto conosciuta, e del GS Montegargnano) una corsa podistica nuova di zecca. Un inizio, con l'intenzione di dare continuità. Da quelle parti ci credono, il sindaco Giacomo Morandi è un podista convinto, il consigliere Roberto Scolari è persona che respira sport, spesso anche nella sua professione di grafico. Di bravissimo grafico, cresciuto alla bottega di un Maestro come Martino Gerevini, alla storica tipografia Apollonio. E la locandina della prima edizione del Bosco Running porta la sua impronta di pulizia ed eleganza.
Sarà l'occasione per gli amministratori per inaugurare l'ultimo tratto della pista ciclabile. Atto cui prenderà parte Gianni Poli, l'atleta il cui nome è legato indissolubilmente alla New York City Marathon che lui vinse nel 1986, e che, in questa occasione farà da padrino agli amici di San Gervasio A noi fa molto piacere la decisione degli organizzatori di abbinare anche il logo del nostro Progetto «Sognando Olympia», ci sarà anche uno speciale trofeo in palio. Le altre notizie fanno bella mostra sulla locandina.
Dettaglio non da poco: ho citato all'inizio Brera e Calvesi. Il prof. proprio di Cigole era originario, e da lì vengono gli amici che hanno dato una grossa mano al sindaco Morandi e al suo consigliere Scolari.
Per ora è tutto, in attesa dell'esito che auguro positivo.
Odio, speriamo sia solo un modo di dire
Di questi tempi che di odio ce ne stanno iniettando dosi massicce ogni giorno, una manifestazione sportiva che prende il nome di «Trofeo dell'Odio» provoca qualche apprensione. Oggi ci suggeriscono di odiare tutto e tutti: quelli che ci sorpassano in auto, o ci suonano per qualche motivo, bisogna odiare l'Europa dell'austerity, il Fondo monetario ci suggerisce attenzione ai conti di casa, i partiti avversari, i giornali, quelli poi, ha detto una statuetta ingessata nella sua bella cravattina modello Vaffa di qualche secolo fa, quelli devono morire. Dobbiamo odiare chi ha la pelle di un colorino diverso dal nostro, non rendendoci conto che non sono loro diversi da noi, ma noi diversi da loro. Oppure chi è alla disperata ricerca di una vita appena appena un po' migliore. E nello sport? Che dire di quel mentecatto che va a tirare, in corsa, i freni della moto del suo avversario? Va squalificato per sempre, mai più in una pista, mai più. Ben che vada lo penalizzeranno, dirigenti senza fegato né morale, lo show deve andare avanti, e anche il business. Ormai sembra quasi la parola d'ordine, l'importante è avere qualcuno o qualcosa da odiare.
L'odio di cui parliamo noi oggi ha radici antiche. Mammamia, che spavento! Allora è una faida? No, tranquilli, solo di una regata si tratta, e senza cattiveria, si spera, niente speronamenti, niente arrembaggi all'arma bianca inalberando il Jolly Roger, la bandiera nera della Filibusta. Le acque gardesane accolgono in questo fine settimana la «Regata dell'Odio», edizione numero 66. E, garantiscono i carabinieri della Stazione di Gargnano, che in tanti anni non risulta essere scorso sangue a tingere di rosso il Benaco. Che sollievo!
Lo scorso anno la regata prese la direzione da Salò a Gargnano. Stavolta si tornerà sulla rotta Nord: Bogliaco di Gargnano-Campione-Bogliaco. Nel 2017 vinse lo «Star Fighter-Docktrime», il veloce Flying Star condotto da Simone Dondelli (Canottieri Garda) con Mattia e Giorgio Noleppi nell'equipaggio. Secondo , sempre in tempo reale, fu il Melges 32 «O & Y» (Old & Young) con Luca, Pietro, Damiano e Benedetta Nassini, più Leopoldo Larcher, Marsiglio Nenci, Giovanni Nulli e Stefano Ribola.
Domenica si ricomincia alla 9.30 dalla Marina di Bogliaco, in gara monotipi e Orc per i vari Campionati Zonali dell'area del lago di Garda. Non sarà l'ultima gara di stagione per Gargnano che, a fine mese, presenterà il Campionato di distretto della classe Star.
L'imagination prend le pouvoir, era ottobre '68
Il titolo può essere fuorviante. Si parla del '68? Ancora una volta? Ebbene sì, ma sarà un ricordo quasi esclusivamente sportivo, volutamente ho messo ottobre e non maggio. In ogni caso, piaccia o non piaccia (a me piace) quell'anno fu importante per la società, per i giovani, per le donne, come mi ha ricordato pochi giorni fa la mia amica Giuseppina, e mi ha scritto il mio amico Walter, che all'epoca lavoravano una alla Rinascente, nome profetico, e uno in una compagnia di assicurazioni; importanti per la cultura, per lo sport, per una idea diversa di vivere. Quella frase che ho usato per il titolo, una delle tante (qualcuno li ha chiamati slogan rivoluzionari), aveva in sé il germe della speranza, la speranza di una società migliore. Quelli che son venuti dopo han fatto di tutto per tradire e distruggere quello spirito. Punto a capo.
Forse la pensata non era delle più originali, ma sicuramente fu tempestiva, essendo stata partorita circa un anno fa. Non era difficile collegare il 2018 al 1968, olimpicamente parlando, e lasciando da parte Nanterre, Daniel Cohn-Bendit «Dany le Rouge», Mario Capanna, Valle Giulia e la Cattolica a Milano. Olimpicamente parlando Tommie Smith e John Carlos e i loro guanti neri sul podio. Olimpicamente parlando i 12 nuovi primati del mondo uomini (e due eguagliati) e i 7 donne (e tre eguagliati). E, sempre olimpicamente parlando, di questi dodici, ben cinque sulle pedane (anzi sulla pedana, perchè una delle due qualificazioni e la finale si fecero sulla stessa) del salto triplo. E la nostra filastrocca arriva a Giuseppe Gentile.
Due amici hanno pensato di rivangare quell'anno, coinvolgendo poi un terzo. Questo sito è correo fin dall'inizio, rappresentando la Collezione che porta il mio nome; a ruota, il Progetto Sognando Olympia. L'altro sottoscrittore della prima ora Erminio Rozzini, che potrei anche definire Mr Atletica Virtus Castenedolo, oppure Mr Salto Triplo. Dalle rive del lago di Garda e della pianura bresciana la proposta è stata portata sulle belle colline piacentine, ad Agazzano, un luogo che ha significato atletica per tanto tempo, e che ora tenta, fra mille difficoltà, di tener vivo il fuocherello. Giovanni Baldini, la moglie Gabriella e con loro gli amici dell'Atletica Baldini Agazzano, hanno portato acqua, o vino, al mulino della iniziativa.
Che si è retta subito sulla adesione dell'uomo, dell'atleta, che era il perno di questo ingranaggio organizzativo: Giuseppe Gentile, il quale esattamente cinquant'anni fa, sulla pedana dello Stadio Universitario (così era conosciuto dai locali) di Città del Messico si mise al collo la medaglia di bronzo olimpica, dopo aver apposto il suo nome a due nuovi primati del mondo. Non c'era stata prima e, finora, non c'è stata dopo, gara agonisticamente più «feroce». Ma, per onorarlo almeno un po', serviva creargli attorno un ambiente, un clima, fargli sentire l'affetto, di cui, peraltro, ha sempre goduto.
Mi fermo. Adesso, quasi ci siamo. Domenica 21 ottobre, alle ore 10,30, all'albergo Il Cervo, in Agazzano, circa 20 chilometri fuori da Piacenza, sarà «il giorno». Cercherò di raccontarvelo, o di farvelo raccontare dal redattore sportivo della nostra «Eco». E anche voi, quei tre o quattro che leggono le nostre ciarle, fate rullare i tamburi per diffondere la novella agli appassionati di atletica. Tam - Tam, anzi meglio, Tam - Tam - Tam, come i tre rimbalzi del salto triplo.