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La fabuleuse epopee de Bordeaux - Paris, le marathon de la route

SPORT Ciclismo
AUTORE Michel Dargenton
EDITORE Editions Coups de Pédales - Seraing (Belgio) - finito di stampare nel marzo 2002 - Numero speciale della rivista che portava lo stesso nome della casa editrice
CONTENUTO C’era un vento freddo, una minaccia di pioggia che poi, più avanti, arrivò e li martellò fino alla fine. Erano passate da poco le cinque del mattino quando i 28 partenti (dei 38 iscritti) presero il via da La Bastide, quartiere situato sulla riva destra della Garonne, il fiume che parte dai Pirenei spagnoli e arriva all’estuario della Gironde. Avevano davanti la prospettiva di spingere sui pedali dei loro pesantissimi «ferri su due ruote» per 572 chilometri, fino ad arrivare a Porte Maillot, a Parigi. Era il 23 maggio 1891. La lista degli iscritti è aperta, con il numero 2, da un francese, tal J. Renault, che era più conosciuto con il soprannome di «Ralenti», immagino rallentare. Un po’ bricconcello questo Renault, ottavo all’arrivo ma squalificato perché aveva compiuto dodici chilometri in auto a seguito di un incidente, gli fu comunque riconosciuta la buona fede, non si sa per quale motivo. Fra gli iscritti non partenti anche un russo-polacco, tal Feofil Zolniskj.  I più accreditati per la vittoria erano gli inglesi, ben cinque: favoriti George Pilkington Mills, che aveva vinto parecchie gare di 24 ore, e Montague Holbein, primatista sulle 24 ore. Vinse Mills, che lasciò Holbein a un’ora a 16 minuti. Il vincitore impiegò 26 ore e mezzo, a una media oraria di 21 km e mezzo. Il trionfo degli inglesi fu completo: quattro ai primi quattro posti. I classificati furono 18, gli arrivati 20, con lo squalificato Renault e tal Georges Juzan che arrivò fuori tempo massimo…che era fissato in quattro giorni!

La Bordeaux – Paris si corse per 85 edizioni, fino al 1988. Dalla bicicletta si passò alla corsa dietro moto, inizi anni ’30, e poi, dal ’38, dietro «derny», quei trabiccoli a motore che si usano anche nelle gare in pista (le famose «Sei Giorni» e adesso il Keirin); prendono il nome del costruttore francese Derny

Le Livre d’Or contiene nomi famosi per l’epopea del ciclismo, dico i nomi dei più vicini ai nostri tempi: Ferdi Kübler, il belga Stan Ockers, campione del mondo nel 1955, Louison Bobet, Tommy Simpson (morto sul Mont Ventoux durante il Tour de France del 1967), Jacques Anquetil, Herman van Springel (il belga detiene il record di vittorie, sette), Gilbert Duclas-Lassalle. Per dirne solo qualcuno.

UNA FRASE  
ACQUISIZIONE A seguito di uno scambio con Sergio De Rosa, pure lui appassionato collezionista di libri sportivi 
ANNOTAZIONI Nessun italiano (ma non è del tutto vero, leggete fra qualche riga) ha mai vinto questa maratona ciclistica. Parecchi vi hanno preso parte. A partire dal 1902, quando si disputarono due Bordeaux – Paris, una in giugno, l’altra a fine luglio, frutto della velenosa rivalità fra due giornali sportivi: Le Vélo e L’Auto – Vélo, ognuno voleva la sua corsa e conquistare i lettori. Oggi invece fanno a gara a perderli….Alla prima corsa di giugno leggiamo il nome di Giuseppe Ghezzi fra gli iscritti. Nella seconda quello di Rodolfo Muller, che finì terzo, vincitore Maurice Garin, un italiano (eccolo) naturalizzato francese, già famoso per aver vinto due Parigi – Roubaix, e ancor più famoso dopo il successo nel primo Tour de France, nel 1903. I Garin erano famiglia di ciclisti: con Maurice, ci furono César e Ambroise. Ad Aosta c’è una strada intitolata a nome di Maurice. Dicevamo Rodolfo Muller, livornese, fu poi quarto nel 1903 e nel 1904, e in questo anno ebbe identico piazzamento al Tour. Nello stesso anno al «via» da Quatre Pavillons, altro quartiere di Bordeaux, anche Giovanni Gerbi, il nostro «Diavolo Rosso», per la sua maglia. Vi ricordo la bellissima canzone di Paolo Conte: «Diavolo Rosso dimentica la strada, vieni qui con noi a bere un’aranciata…». Finì al decimo posto.

Adesso tiro un po’ di lungo. Nel 1924 compare, ma scompare anche, il nome di Ottavio Bottecchia, che quell’anno e il successivo fu il trionfatore del Tour. Si iscrisse anche nel 1927, ma non figura all’arrivo. Nel 1936 al secondo posto troviamo  Giulio «Jules» Rossi, nato non lontano da Bardi, nel Parmense, e poi emigrato in Francia. Ci riprovò nel 1938 e fu terzo, nel ’39 e fu quarto, e ancora nel 1949 e finì dodicesimo. Nel 1936 vinse anche la Parigi – Roubaix. Nel ’53 Guido De Santi terzo. Un anno dopo stesso piazzamento per il grande Fiorenzo Magni. Negli anni ’80 due dignitose apparizioni di Bruno Vicino, nell’87 Pierangelo Bincoletto undicesimo, e infine nell’ultima, 1988, settimo Walter Dalgal.

 

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