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Lo stupro continuo della parola STORIA

"Quella di venerdì a Torino era una finale ma non per la storia: quella di domani è già storia, perché siamo arrivati fin qui. Ora finiamo di scrivere la storia...". Ipse dixt, ovviamente senza il minimo sorriso. Ipse è un simpaticissimo lusitano che una squadra di calcio ha deciso di riportare in Italia a suon di milioni (tanti) di euro. E i tifosi, beceri, a osannarlo, quelli che giustificano i milioni di euro buttati nella latrina e protestano per venti centesimi di rincaro di un genere alimentare. Il simpaticone di nome fa José Mourinho, di professione allenatore di pedatori. Non ne avevamo già abbastanza di dover sopportare ogni giorno Salvini, il ritorno del nazifascismo montante, Berlusconi, Conte, Renzi, Di Maio, Di Battista e Di Qualchecosaltro, no, non bastava, abbiamo dovuto richiamare anche il signor Mourinho a rallegrare le nostre giornate. Il quale pomposamente ha dichiarato (a meno che non ci abbia messo lo zampino lo scribacchino di turno) "Vogliamo scrivere la storia della Roma". E questo solenne impegno davanti al mondo esterefatto a cosa è dovuto? A una partita di calcioni a una palla con una squadra olandese. In palio un trofeo che si assegna per la prima volta, un trofeo inventato pochi anni fa solo allo scopo di occupare altri spazi televisi e fare "bottega", che è poi lo scopo primario del calcio. E il signor Mou, la chiama STORIA, capite? STORIA.

Sposto l'occhio alla notizia successiva e leggo:" Ciro Immobile nella storia...". Altro pedatore. Allora mi chiedo: ma la STORIA ormai è scritta solo da chi tira calci a una palla? Mi parrebbe la risposta adeguata.

Io mi ribello a questa continua violenza, a questo stupro dilagante della parola STORIA, che è una roba seria, molto seria. Provate a riflettere scribacchini poco acculturati e prendete in mano un dizionario della lingua italiana, o quello dei sinonimi. E riflettete qualche secondo prima di vomitare fuori un titolo di giornale.

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