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Piccoli karateka crescono al Dōjō Shinzo Bushi

Ho scimmiottato il titolo del romanzo della scrittrice americana (1832 - 1888) Louisa May Alcott «Le piccole donne crescono», trasferendolo sul piano sportivo. Stamane dal mio amico Gino ho ricevuto la foto che correda queste righe. L'orgoglio della famiglia di Fadoua e di Gino: i loro tre figli, la più grandicella Mariam, i due gemelli Adam, a sinistra, e Amir, a destra. Tutti e tre praticanti una delle arti marziali giapponesi, il karate. Ha iniziato Mariam. Che sport ti piacerebbe praticare, le chiesero qualche anno fa? Il karate, rispose la bimba. Hai capito! Il karate, Fadoua e Gino si son guardati in faccia e, essendo due persone intelligenti, hanno risposto: e karate sia. Pattinaggio artistico, ginnastica artistica, magari atletica, Gino ne sarebbe stato felice...macché, karate. Individuata la palestra, Dōjō Shinzo Bushi del maestro Gianpiero Antonucci, a Pianezza, quattro passi fuori da Torino, Mariam inizia il cammino, anzi per rispettare la terminologia giapponese, inizia la «via», Do sta per via, Jo per luogo, quindi Dōjō è il luogo dove si ricerca la via. La bimba cresce e con la statura anche la passione, brucia le tappe, arriva alla cintura marrone, quella che precede il grande traguardo, la cintura nera. Per la quale però serve anche l'età: 14 anni, e quindi Mariam dovrà pazientare tre anni e mezzo. Credo che le arti marziali insegnino anche la pazienza.

Mariam, pur con la sua dolcezza, ha caratteristice da leader, e i due fratellini, vivacissimi, le riconoscono tacitamente questo ruolo. E così anche Adam e Amir hanno indossato il karate-gi, quello che, impropriamente, tutti chiamano kimono. La foto è stata scattata da papà Gino ieri sera in palestra.

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