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Il sole sorgerà ancora, scrisse Ernest Hemingway

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E pensate che il turbolento Ernesto non aveva mai visto il Monte Pizzocolo che sta di fronte a casa mia, a Navazzo, entroterra gardesano. Il titolo, meglio sottotitolo, comparve sul suo primo romanzo: Fiesta, pubblicato nel 1926. Poi divenne il titolo di un film, nel 1957, con un cast eccezionale: la meravigliosa Ava Gardner, Errol Flynn, Tyrone Power, Mel Ferrer, la cantante francese Juliette Gréco. 

Lasciamo romanzo, film e attori, e torniamo al mio Pizzocolo, che condivido con gli altri pochi abitanti di Navazzo, un paio di centinaia. Ieri, 17 marzo, è stato, ed è, un giorno speciale per noi di quassù. Me lo ha spiegato il mio amico Elio: ogni anno, il 17 marzo, il sole per la prima volta dopo l'inverno scavalca completamente il Pizzocolo,ed è ben visibile da chi guarda dall'abitato di Navazzo. Ieri, a metà pomeriggio, Elio ha scattato la foto che pubblico, e lo ringrazio. Da oggi in poi, fino al tardo autunno, vedrò sorgere il sole dal Monte Baldo, sulla sponda veronese del lago, e gli darò la buonasera al calar dietro la mia montagna. Almeno spero, che il tramonto della mia vita sia illuminato ancora per qualche tempo da questo sole.

L'incanto della terra gardesana, a un passo da casa

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A volte andiamo a cercare meraviglie della natura a migliaia di chilometri di distanza. Ci sta: l'emozione di un viaggio esotico, la visione incantatrice di terre, montagne, acque sconosciute, ha un suo potentissimo richiamo. Talvolta però abbiamo la fortuna di assistere a spettacoli naturali quasi altrettanto affascinanti appena fuori dall'uscio di casa, agratis. Le due foto che offro ai pochi ma buoni (buoni ma troppo pochi) fruitori di questo mio sito ne sono prova tangibile. Sono state scattate da Elio Forti una quindicina di giorni fa, prima che scattasse il «chiudete le porte» sanitario. Eravamo andati a far visita al Museo della Carta di Toscolano Maderno in previsione della organizzazione in quel bello spazio museale di un paio di eventi cultural-sportivi, cultural, parolona che fa tremare i polsi. Dopo esserci inoltrati per poche centinaia di metri nella stradina e nelle strette gallerie della Valle delle Cartiere che conduce al Museo, mirabilmente ristrutturato, ci siamo imbattuti in uno spettacolo non frequente neppure da queste parti: una cascata d'acqua di notevole altezza che sgorgava dalla montagna. Questa zona, mi hanno spiegato i miei amici «indigeni», è conosciuta come «le Garde» (qui è abituale mettere un articolo davanti ad una area geografica). Storicamente  questa stretta valle pullulava di fabbriche e fabbrichette di carta, e ce n'era una che si chiamava proprio «le Garde», l'ultima a chiudere i battenti nel 1962. Queste acque che cadevano dalle pareti della montagna servivano ad alimentare piccole centrali idroelettriche utilizzate dalle fabbriche. Nel fiume che scorre per buttarsi nel Benaco sono ancora visibili condotte e rimasugli di costruzioni di quel tempo che fu. Tempo molto lontano, se pensate che il primo documento che parla di questa attività artigianale risale al 1381. Oggi esiste, nell'abitato di Maderno, un piccolo affascinante laboratorio di carta fatta a mano che si chiama appunto «Toscolano 1381». Se avete bisogno di far colpo, una preziosa carta che rispetta antiche lavorazioni è un biglietto da visita che qualifica chiunque.  

Il mio amico Elio non si è limitato alle foto ma ha girato un breve video che potete vedere qui.

1941: lo sport fa dimenticare anche la guerra

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Era il 1941. Quell'anno Fausto Coppi vinse il Giro della Toscana, quello del Veneto e dell'Emilia, la Tre Valli Varesine e il Giro della Provincia di Milano. Gino Bartali dovette accontentarsi della Coppa Marin (secondo Coppi) e di qualche altro piazzamento. Coppi vinse anche in pista, il titolo dell'inseguimento. Su strada la maglia tricolore la indossò il reatino Adolfo Leoni. Il Bologna vinse lo scudetto '40 - '41 (era il sesto titolo per i felsinei) definito «il primo campionato di guerra...vanto dell'organizzazione sportiva fascista», grazie alle 22 reti messe a segno da Héctor Puricelli, uruguayano nazionalizzato. Parliamo di vela vicino a noi? A Riva del Garda si disputò la «Coppa Renzo Angelini». In atletica: Carlo Monti fu padrone di tre titoli, 100, 200 e staffetta 4 x 100 (nel quartetto della Oberdan Pro Patria anche il bresciano Luigi Bettini, divenuto poi medico oculista molto stimato a Brescia), Adolfo Consolini trionfò nel disco dopo aver stabilito, quell'anno, il suo primo record del mondo. Tennis: Gianni Cucelli si aggiudicò il singolare e poi, con Marcello Del Bello, il doppio. All'Amatori Milano lo scudetto del rugby, il nono. Celina Seghi e Zeno Colò non ebbero rivali nello sci. La gloriosa Società Ginnastica Triestina fece suo scudetto della pallacanestro.

E potrei continuare. Tutto questo ho trovato nell'Annuario dello Sport 1942 (rassegna della stagione '41), che presento nella apposita sezione dedicata ai libri di argomento sportivo, Cartastorie.  Una considerazione finale: un anno di guerra, che in quel momento comunque toccava poco il suolo nazionale, ma, Giro d'Italia a parte e forse qualcos'altro, lo sport resistette. Anno 2020: nonostante la nostra umana presunzione di dominare il mondo con la tecnologia, la scienza, i telefonini, e dopo degli ignobili tentativi dei padroni del vapore dello sport di salvare il loro business, ripeto con forza «il loro», cancellati calcio, pallacanestro, Formula Uno, tennis, sci, ecc ecc ecc. Dov'è la nostra forza di poveri omuncoli / donnette (mai dimenticare la parità di genere, per carità)?

Immagini che riemergono non solo dall'acqua

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Immagine dal day after, quando il mondo presuntuoso riemegerà dall'incubo del virus coronato? No, questa è una visione del day before. Siamo nel bacino della diga di Valvestino, costruita fra il 1959 e il 1962. Sta a circa 6 km da dove abito io, a Navazzo. Lo dico per coloro che, fra i miei amici, devono orientarsi. Ultimamente, vuoi per la scarsità di precipitazioni vuoi per lo svuotamento della diga - per verificarne la solidità, si sente dire, Ponte Morandi di Genova insegna, speriamo, ma io non ci credo - il livello dell'acqua è bassissimo. Il mio amico Elio Forti, che di queste terre conosce ogni pietra, ogni sentiero, ogni arbusto, mi assicura che raramente si è spinto lo sguardo all'interno della diga così a fondo.

Ed ecco emergere questa visione, quasi surreale. L'edificio di cui restano in piedi solo parte dei muri esterni, è la vecchia caserma che ospitava la dogana al confine fra il Regno d'Italia e l'Impero Asburgico, che fin qui estendeva il suo dominio. Sulle montagne qui attorno, si combattè durante quella grande macelleria umana di povera gente chiamata Prima Guerra Mondiale, 1914 - 1918: fortificazioni, gallerie, casematte, sono ancora visibili.  Prima della immersione nelle acque dei due immissari Droanello e Toscolano, questa si chiamava Località Patoala, e non, come alcuni dicono erroneamente, Lignano, mi spiega Elio. In questa località esiste ancora una targa che ricorda il vero confine fra i due Stati, ma è distante almeno un chilometro e mezzo dai ruderi della caserma. 

Questa foto, scattata pochi giorni fa, da Marco Peiano, fa riemergere insieme con le pietre, anche i fantasmi del nostro passato.

A quel tempo il ciclismo era davvero eroico

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Avete sentito parlare qualche volta di una corsa che si chiamava Bordeaux - Paris? 572 chilometri, prima edizione 1891, ultima (dopo 85 dispute) nel 1988? A me era capitato di sapere che esisteva sfogliando vecchie (e bellissime) riviste francesi di inizi Novecento. Poi un libro, formato rivista, frutto di uno scambio con un altro appassionato di libri sportivi. Sfogliarlo e farmi prendere dalla voglia di leggerne ampi stralci (è in francese), guardare le foto, spulciare le liste di iscritti e gli ordini d'arrivo, è stato tutt'uno. Ne ho scritto un po' di righe nell'apposito spazio dedicato ai libri, quello che chiamo Cartastorie. Se vi piace, almeno un po', il ciclismo... 

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