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218 milioni di mascherine in fumo, pagato bene

Questa è una di quelle notizie che fa la felicità del cittadino, almeno di quelli che non hanno ancora portato il cervello all'ammasso. Mi è capitata sotto gli occhi qualche giorno fa. La fonte è il «Giornale di Brescia» del 15 marzo scorso, pagina 12, a firma Laura Fasani. Il titolo dice:« Oltre 200 milioni di mascherine inutilizzate saranno smaltite da A2A». Nelle righe scritte dall'autrice dell'articolo si leggno questi passaggi che ho estrapolato:

"A2A si occuperà di smaltire le mascherine non certificate comperate dalla struttura commissariale nel 2020 per l'emergenza Covid-19 e mai richieste dalle regioni e dagli enti convenzionati. Sono 218 milioni e 50 mila, fatte soprattutto di tessuto, poco filtranti e saranno quasi tutte bruciate negli impianti del nord Italia. Dopo tentativi falliti di venderle, Francesco Figliuolo è riuscito ad aggiudicarsiun acquirente: A2A Recycling, la società a Novate Milanese che si occupa di selezione, stoccaggio e trattamento dei rifiuti e dei residui...

"Le mascherine in questione sono quelle che a inizio pandemia venivano chiamate «di comunità» e che erano state comprate da Domenico Arcuri, allora commissario. Vista la difficoltà iniziale a trovare le mascherine chirurgiche, il decreto Cura Italia aveva autorizzato l'utilizzo delle mascherine di comunità, che sono senza certificazione CE, composte di materiale elastico...

"Queste mascherine...sono state accumulate per un totale di 2.500 tonnellate in magazzini gestiti da SDA con un costo di giacenza pari a 313mila euro al mese...

"La struttura commissariale ha provato più volte a venderle senza successo...due indagini di mercato andate deserte...(e te pareva? Sarebbe stato veramente impensabile potessero interessare a qualcuno, per farne che? n.d.r.)...

"Così si è arrivati alla determina...firmata da Figliuolo che ha assegnatolo smaltimento ad A2A Recycling. Per l'operazione la società sarà pagata quasi 700mila euro netti (698mila più Iva)...Ad A2A andrà il compito di smaltire le mascherine che...oggi non possono più essere utilizzate per legge...una minima parte di materiale sarà recuperabile per il riciclo (8%)...".

E del resto faremo un bel falò...dei soldi dei cittadini. Mi chiedo: tutto regolare? Nessun magistrato vien punto dalla necessità di saperlo? di investigare? Nessun giornalista sente il dovere di commentare, di esprimere stupore sullo spreco di denaro pubblico, e non solo limitarsi alla asettica notizia (comunque è già qualcosa) magari ripresa da qualche comunicato della stessa società di smaltimento? Illusioni. Meglio non disturbare il manovratore. E chi si azzarda a molestarlo anche solo un poco fa la fine de "L'Espresso", venduto ad un editore di...fumetti. Requiem per un giornalismo in stato profondo di coma.

P.S. 1 - Letterina aperta al signor Domenico Arcuri, commissario illo tempore, quando era tuttaltro che facile capire bene cosa stava succedendo e che fare, gliene do atto. Poi lei è stato sostituito nell'incarico. Recentemente, sempre lei, è stato oggetto di gossip per l'acquisto di una casa, dispendiosa pare. A me il gossip non interessa. Le chiedo solo: non avrebbe potuto fare un bel gesto e pagare almeno un mese di affitto per lo stoccaggio delle 2500 tonnellate di mascherine taroccate? In fondo son solo 313mila euro...

P.S. 2 - Il povero pirla di cittadino quando avrà tutti gli strumenti per capire gli sprechi, le ruberie, i favori alle mafie, ai famigli, che hanno accompagnato questa tragedia pandemica? Ottavio, per favore, sei diventato matto? ma quando mai?

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