La "Centomiglia" indossa il tocco universitario
Libiamo ne' lieti calici, coro GS Montegargnano
Altro che bicchierata! Si faceva fatica anche ad alzare i calici tanta gente c'era nella bella sala dell' Hotel "Tre Punte", a Navazzo. Ma il celebre duetto del secondo atto de "La Traviata" ci sarebbe stato bene come sottofondo a questa allegra serata che ha messo il suggello ad una stagione di sudore e di polpacci dolenti degli aderenti al GS Montegargnano, una stagione di successi che ha portato questo gruppo, meglio gruppone, ad essere il più premiato del Circuito dell'Hinterland Gardesano. Questa sigla identifica un ricco calendario di gare podistiche (ormai vicino al centinaio) che nel 2018 festeggerà quaranta anni di attività.
In fatto di longevità il GS Montegargnano non ha niente da invidiare a nessuno: la sua carta d'identità indica 46 anni, cui fanno da corollario le 44 edizioni consecutive già archiviate della "Diecimiglia del Garda", una corsa pedestre passata dalla semplice e rispettabile dimensione locale a quella internazionale con partecipazione di protagonisti da Gotha dell'atletica mondiale e olimpica. E, tamburi in sottofondo, raccontano di nuovi fasti per la prossima edizione numero 45 la prima domenica d'agosto del 2018.
Quarantasei anni di "bicchierate", la forma popolare che ha sempre identificato le feste di amici. Poi sono venuti i Gala, gli Awards Night, gli Oscar, le Hall of Fame, e altre invenzioni scimmiottate qua e là. Loro, a Navazzo, sono rimasti fedeli alla loro tradizione, ed è stato così anche stavolta. Erano (eravamo) 120, forse qualcuno più, ormai si sta stretti. Mentre invece è larga la simpatia, la cordialità, l'amicizia, e perfino la commozione per chi è assente non per volontà sua. Larghissima la generosità dei promotori della "bicchierata", i premiati, tanti, non hanno di che lagnarsi. Ma, mi sono fatto convinto, che più del valore intrinsico del premio, ognuno deve sentirsi soddisfatto, appagato, per veder riconosciuto e rispettato il suo impegno, la sua fatica, i suoi risultati, ognuno dei quali è patrimonio di ciascuno ma diventa riconoscimento di tutti. Una grande lezione di sport. Quello che noi, molti di noi, io, abbiamo sempre avuto come Zenith del nostro operare nello sport. E in questo senso l'atletica, in tutte le sue espressioni teniche, in questo caso il podismo, la corsa, la forma più naturale di esprimere la propria vitalità, è maestra suprema.
Innalziamo vessilli e canti tutti insieme a questo club, non il solo, ma sicuramente fra i migliori, e da imitare. Intanto divertitevi con le immagini di Alido Cavazzoni, fotorunner in attività tanto con la reflex che con il dolente legamento crociato, e con il video di molti registi candidati al Calice d'oro, che oscurerà la fama degli Oscar holliwoodiani, che si sono già infangati da soli con turpi e tardive vicende di "porci senza le ali". Le foto che corredano queste righe sono dedicate a vari gruppi di premiati, mentre l'ultima vuole essere un omaggio a Elio Forti, paziente edificatore di questo gruppo podistico, a lui Ottavio Castellini, vale a dire io, ha voluto fare un curioso omaggio: una copia datata 1949 del "Manuale del Geometra" dei famosi Manuali della Casa Editrice Hoepli, su cui si è costruita la cultura di milioni di studenti. Elio Forti, progettista-costruttore nella professione, nella vita, nello sport.
Saranno giorni di pace solo se abbassiamo le armi
Propongo Ahmad Gharabli, fotografo del Gruppo LensCulture, come candidato per il prossimo Premio Nobel per la pace. Ahmad è l'autore dello scatto, diffuso dalla Agenzia France Presse, che ho trovato pubblicato sulla prima pagina del quotidiano "la Repubblica" di qualche giorno fa. La didascalia ci informa che è stata presa alla Porta di Damasco, una delle entrate alla Città Vecchia di Gerusalemme, dove Ahmad vive. Ho deciso di sceglierla - anche se non potrei - come biglietto d'auguri per queste imminenti Festività, che, come mi ha insegnato mia madre, dovrebbero essere di pace. Se celebrare il Natale significa celebrare la pace, ebbene, celebriamolo, nel rispetto di tutti coloro che hanno un Natale diverso. Quella mano del vecchio palestinese che abbassa la canna del mitra della soldatessa israeliana è il miglior gesto di pace che potessimo immaginare, facciamolo nostro. Abbiamo tutti bisogno di quella mano ossuta, difronte alle follie di certi Dottor Stranamore che prolificano in questo nostro povero mondo.
Pace a tutti, ma, per favore, abbassate la voce, i toni, le dispute, basta sopprusi, insulti, urla, minacce di ritorsioni (vedi Nazioni Unite ieri, una vergogna che il rappresentate del Paese che pensa di essere il primo al mondo si permetta un messaggio mafioso del tipo "ci ricoderemo di chi ha votato contro di noi"), lanci sperimentali di strumenti di morte, simbologie angoscianti che ricordano solo efferatezze. Abbassate, soprattutto, in ogni parte del mondo, le canne dei vostri mitra. Forse, con meno rumore, si potranno udire meglio i messaggi di pace.
Grazie Ahmad!
Gli atleti ci sanno fare anche con il SorrisoSpritz
Il nuovo capitalismo con caratteristiche cinesi
Qiu Xiaolong è uno dei miei autori preferiti, da quando me ne parlarono amici italiani che vivevano in Cina e lessi poi alcune recensioni, una delle migliori quella di Marco Bertoldi, giornalista che era stato mio collega al "Giornale di Brescia" quando tiravo lì la mia pagnotta quotidiana. Scrisse Marco, recensendo il romanzo "Le lacrime del lago Tai":"Qiu Xiaolong è un autore ingiustamente meno noto di molti colleghi occidentali, ma di elevata qualità, come conferma «Le lacrime del lago Tai», settima indagine dell’ispettore capo di Shanghai, Chen Cao. Nato a Shanghai e dal 1989 trasferitosi negli Usa dove insegna Letteratura cinese alla Washington University di Saint Louis, profondo cultore di poesia del suo Paese (caratteristica che trasferisce nel suo protagonista), Xiaolong è autore di splendidi e affascinanti mystery in cui il giallo non è fine a se stesso, ma veicolo di denuncia sociale. Lo ha mostrato nei precedenti romanzi di Chen e lo fa anche con questo, ma in chiave totalmente diversa. Prima voleva rappresentare da un lato la Cina in trasformazione, dove capitalismo e interesse privato si sostituiscono al comunismo di un tempo acuendo, grazie alla corruzione dilagante, la forbice tra ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri; dall’altro rammentare i pochi fasti e i tanti nefasti di Mao e della sua Rivoluzione culturale, un passato che ha lasciato ferite profonde e non del tutto risanate e che nelle indagini di Chen appare come fonte scatenante dei vari delitti".
In Italia l'editore del professore cino-americano è Marsilio www.marsilioeditori.it che, finora, ha pubblicato la serie di volumi dedicati all'ispettore di Shanghai, Chen Cao, più due volumi di straordinaria bellezza come "Il Vicolo della polvere rossa" e "Nuove storie dal Vicolo della Polvere Rossa", narrazioni che intrecciano la Cina dopo il 1949 con il Paese uscito dalle riforme economiche di Deng Xiaping, nate dalle "quattro modernizzazioni" su cui fu costruito il "socialismo con caratteristiche cinesi". Ci sono parecchie altre opere di Qiu, di politica e di poesia cinese, opere che finora non sono state tradotte in italiano.
Ho appena finito di leggere il mio sesto romanzo delle inchieste dell'ispettore-poeta Chen Cao, "La ragazza che danzava per Mao", una trama surrealista che conferma comunque la capacità dell'autore di portarci indietro nel tempo e poi di farci ritrovare nel presente, una specie di macchina del tempo stile Herbert Wells. Di Qiu Xiaolong mi piace la scrittura, elegante, misurata, mai sboccata, con questi "tasselli" di citazioni di poeti cinesi delle dinastie imperiali, quella per periodo Tang la sua preferita, lui stesso, l'ispettore, scrittore di poesie. Mi sono imbattuto in una mezza pagina che voglio qui proporre perchè mi ci sono riconosciuto per come guardo e vedo il mondo nel quale vivo. L'ispettore Chen Cao, anzi "il compagno ispettore capo Chen", sta concludendo una indagine spinosa voluta ad altissimo livello, legata ai tempi della famigerata Rivoluzione Culturale e al "condottiero" Mao Zedong (secondo la nuova grafia), che era un uomo con le sue passioni e forse perversioni. L'ispettore si trova nel parco del Bund, il lungofiume del Huangpu River, il primo posto di Shanghai dove le guide portano i turisti per la opulenza dello spettacolo, per gli edifici dalle architetture ardite, per lo stordimento delle luci. Anche io, quando ci sono stato, sono rimasto molto impressionato, non era certo la Shanghai che avevo visto nel 1982...
Shen cerca un posto per sedersi e riflettere: "Frustrato, non riuscì a trovare un posto per sedersi. Ebbe l'impressione che da un giorno all'altro fosse spuntata lungo l'argine una fila di bar e caffetterie, simili a gigantesche scatole di fiammiferi dotate di vetrine luccicanti. Non era una cattiva idea un bar con vista sul fiume, ma ne avevano costruiti talmente tanti da non lasciare più spazio per le panchine verdi che un tempo gli erano così familiari. Sbirciando attraverso una vetrina vide dentro soltanto una coppia di occidentali, seduta a parlare. I prezzi scritti su un menu rosa esposto fuori dal locale erano esorbitanti. Chen avrebbe potuto permetterselo, ma la gente che invece non era in grado? Alle scuole medie aveva un libro su cui aveva letto che un tempo, all'ingresso del parco, c'era un cartello umiliante con la scritta: INGRESSO VIETATO AI CINESI E AI CANI. Era accaduto all'inizio del secolo, quando il parco era aperto soltanto agli occidentali. Dopo il 1949 le autorità del Partito usarono quell'episodio come un buon esempio per le lezioni di patriottismo. Chen non era molto sicuro dell'autenticità della storia contenuta nel suo libro di testo, ma adesso era senz'altro vero questo: INGRESSO VIETATO AI CINESI POVERI".
Io sono propenso a credere che quell'antico cartello fosse veritiero, visto chi dominava la città a quei tempi, nazioni che in fatto di disprezzo per altri essere umani hanno una lunga e consolidata tradizione...
Quanto ai miracoli del "socialismo con caratteristiche cinesi" altro non è che un capitalismo aggressivo, efferato, senza ritegno, che fa leva sulla corruzione sfrenata a tutti i livelli, politici, imprenditoriali, finanziari. La interpretazione esatta della "globalizzazione" che sta rendendo il mondo intero, non solo la Cina, sempre più povero a favore di una casta sfrontata di caimani sempre più ricchi. Cina, un paese meraviglioso al di fuori delle luci del Bund, di Shanghai, della Forbidden City, ormai presa d'assalto ogni giorno da orde di invasori, cinesi e stranieri, generazione hamburger e patatine fritte, ormai la depravazione culinaria non conosce confini. Altro che i piatti della infinita diversità delle cucine cinesi, dire cucina cinese è una bestemmia, descritti da Qiu e pappati da Chen! E anche da noi (il noi sta per Encarnita e me) nelle nostre incursioni laggiù, grazie ai nostri amici Feng, direttore tecnico della Nazionale cinese di atletica, e Shen, professore universitario, che ci ha introdotti a una anatra laccata pechinese da Imperatori Qin e un hot pot o caldero mongol strappalacrime, non era commozione ma peperoncino. Le foto riprendono quattro copertine dei libri di Qiu Xiaolong che ho letto, e che vi suggerisco di leggere.