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In questa Sezione pubblico e commento le nuove acquisizioni della “Collezione”, siano esse libri o riviste, ma anche poster, quadri, magliette di atleti, scarpe, numeri di gara, medaglie, francobolli, ecc., materiale che già ora è presente nelle due sale di esposizione (circa 150 metri quadrati, forse qualcosa di più che di meno), situate nell’edificio in via Monsignor Giacomo Tavernini, 35, a Navazzo, località nel Comune di Gargnano, sul lago di Garda. La “Collezione” presenta due nuclei essenziali: i Giochi Olimpici e l’atletica, ma non rifiuta certo anche altri sport, in particolare alcuni che mi hanno sempre entusiasmato, come rugby, ciclismo, tennis, pallacanestro; non manca neppure il calcio. 

Una spiegazione è dovuta. Qualcuno mi ha fatto notare che, talvolta, parlo di libri che non sono novità. Certo. Il motivo è che presento e commento solo i libri che ho davvero letto. Questo vale per le opere, diciamo così “di lettura”. È ovvio che una pubblicazione statistica non la leggo cifra per cifra, ma anche in questi casi sfoglio, conosco i contenuti, cerco di fissarli nella memoria, e questo può sempre tornare utile, soprattutto in caso di ricerca saper dove trovare quello che serve fa risparmiare un sacco di tempo. 

Il prossimo passo determinante sarebbe quello di porre mano ad un catalogo dell’esistente. Me lo ripetono in tanti, come se non lo sapessi da solo, ma dire agli altri quello che dovrebbero fare, e farlo realmente, beh, ce ne corre. Chissà che prima o poi non riesca anche ad iniziarlo. Quanto a finirlo, quien sabe?, dovrebbe darmi un aiuto determinante il buon Dio. Ma non gli ho ancora chiesto se è d’accordo. 

Un ringraziamento che sgorga dal cuore: a tutti quelli che mi hanno dato e continuano a darmi pezzi per la “Collezione”. Quando l’occhio corre sulle pareti e sugli scaffali mi sovvengono nomi, facce, amicizie, affetti, taluni perduti. Sappiate che quello che avete dato a questo angolino della memoria non andrà invece perduto.

 

Pugni chiusi e cerchi olimpici - Il lungo '68 dello sport italiano

Pubblicato 13 Aprile 2020

SPORT Politica sportiva
AUTORE Sergio Giuntini, prefazione di Felice Accame, postfazione dello stesso Giuntini, con un breve saggio su Gramsci e lo sport
EDITORE Odradek edizioni s.r.l. Roma - Finito di stampare nel mese di febbraio 2008
CONTENUTO Se sentite qualcuno dissertare sulla famosa indipendenza dello sport dalla politica, non credetegli, è una balla clamorosa. Come la perentoria affermazione che ha imbambolato tanti «Lo sport agli sportivi». Ma per carità! Giuntini, ottimo e preparatissimo studioso di storia dello sport, ci offre tutte le argomentazioni che servono per capire che queste affermazioni sono sempre state trappole per gli ingenui (io fra questi) e, soprattutto, per chi aveva interesse a perpetuare il proprio potere sportivo. Potere, sì, potere, come tutti gli altri: politica, economia, finanza, religione. Attraverso sei documentatissimi capitoli, l'autore ci guida attraverso vicende rilette alla luce di quel '68 che è stato uno spartiacque anche nello sport. Che è sempre stato gestito con una logica ingannevole, presentandocelo come una oasi incontaminata, difesa da strenui difensori della indipendenza di questa attività rispetto ad altri poteri. La realtà è sempre stata ben diversa, fin dall'affermarsi del fenomeno sportivo. Il cultore dell'ellenismo, barone de Coubertin, come avrebbe fatto a riportare i Giochi ad Atene senza l'aiuto dello Stato greco? E così per le Olimpiadi e per ogni grande manifestazione: la presenza degli Stati è il pilastro. E lo sport si è sempre piegato, in buon ordine. Basta pensare ai Giochi Olimpici del 1936 a Berlino, in pieno nazismo. L'unica voce che invocava la non partecipazione della squadra americana ai Giochi nazisti, quella del membro del C.I.O. (eletto nel 1927) Lee Jahnecke fu tacitata con la esclusione, per far posto al suo connazionale, il ricchissimo costruttore Avery Brundage, che poi, nel 1952, ascenderà alla presidenza del Comitato Olimpico, portandosi appresso la sua cultura di ultraconservatore. Spesso anche ottuso: dovrebbe rileggersi la vicenda delle medaglie strappate a Jim Thorpe, che Brundage evitò di restituire nonostante le tante sollecitazioni. La purezza dello sport, dell'amateur. E infatti nel «giglio magico» dei padroni del vapore olimpico c'erano teste coronate, baroni, grandi industriali, tutta gente che non doveva lottare per la pagnotta quotidiana. Il libro di Giuntini ci porta a rileggere tante vicende, non solo quelle olimpiche: certo Mexico '68, i pugni chiusi di Tommie Smith e John Carlos, ma anche le vicende italiane gestite dall'inamovibile Giulio Onesti all'ombra paterna di Giulio Andreotti e della DC, i Mondiali di calcio del '78 gestiti dai massacratori della dittatura argentina di Videla, la partita Cile - Italia a Santiago imperante il dittatore sanguinario Pinochet, i Campionati europei di atletica del '69 nella Grecia dei colonnelli. Tutto sotto l'ombrello della burletta dello «sport indipendente dalla politica». Queste pagine aiutano ad uscire da un mito falso e a rileggere la cruda realtà. Quella di ieri, che è poi quella di oggi, se non peggiore.
UNA FRASE  
ACQUISIZIONE Acquistato, euro 8, da Il Libraccio / IBS
ANNOTAZIONI Domandina finale: e gli atleti dove stavano a Ciudad del México, Buenos Aires, Atene, Santiago? Avevano quasi tutti il torcicollo, la testa era sempre girata dall'altra parte. Lo sport agli sportivi, of course.

Annuario de «La Gazzetta dello Sport »1942

Pubblicato 12 Marzo 2020

SPORT Tutti quelli che si disputavano all'epoca: Ali e Motori, Alpinismo, Atletica leggera, Atletica pesante, Calcio, Canottaggio, Ciclismo, Ginnastica, Golf, Ippica, M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale,...«sport» tipico dell'epoca...), Neve e Ghiaccio, Nuoto, Pallacanestro, Pugilato, Rotelle, Rugby, Scherma, Tennis, Tiro, Vela.
AUTORE Vari, il direttore della pubblicazione in quanto anche direttore della «Gazzetta» era Bruno Roghi
EDITORE La Gazzetta dello Sport - Finito di stampare il 15 dicembre 1941 nella tipografia del giornale - Milano
CONTENUTO Struttura classica di questo tipo di pubblicazioni, ben documentata, dopo commenti contenuti (quello dell'atletica affidato a Luigi Ferrario, che era il responsabile della rubrica sul giornale). Elenchi dei campioni nazionali di tutte le discipline, e risultati delle più importanti manifestazioni internazionali, dettagliatissimo il ciclismo, non mancano neppure il Circuito dell'Impero e la Coppa «Vinceremo»...
UNA FRASE Dalla prefazione di Bruno Roghi (titolata «Ordine Nuovo», echi gramsciani...strano che nessun gerarchetto glielo abbia cassato...):"In tempo di pace lo sport può essere una lieta e virile vacanza dei giovani per superarsi nelle arene di nobili cimenti. In tempo di guerra lo sport si trasforma in un'officina, nell'officina della razza. Il motto mussoliniano:«siate tenaci, cavallereschi e ardimentosi» si trasfigura in un comandamento di nore e di valore. Il giavellotto è la bomba a mano, il traguardo è la trincea da scavalcare, la vittoria è vermiglia. Il compito sociale dello sport s'eleva alla quota d'un dovere patriottico, d'una consegna guerriera. È in grigioverde". Bisogna pur tirare la pagnotta...
ACQUISIZIONE Lascito Rosetta e Bruno Bonomelli, attualmente disponibile nella Collezione Ottavio Castellini, Navazzo, lago di Garda. Il libro è autografato da Bruno Bonomelli 
ANNOTAZIONI

 

La fabuleuse epopee de Bordeaux - Paris, le marathon de la route

Pubblicato 08 Marzo 2020

SPORT Ciclismo
AUTORE Michel Dargenton
EDITORE Editions Coups de Pédales - Seraing (Belgio) - finito di stampare nel marzo 2002 - Numero speciale della rivista che portava lo stesso nome della casa editrice
CONTENUTO C’era un vento freddo, una minaccia di pioggia che poi, più avanti, arrivò e li martellò fino alla fine. Erano passate da poco le cinque del mattino quando i 28 partenti (dei 38 iscritti) presero il via da La Bastide, quartiere situato sulla riva destra della Garonne, il fiume che parte dai Pirenei spagnoli e arriva all’estuario della Gironde. Avevano davanti la prospettiva di spingere sui pedali dei loro pesantissimi «ferri su due ruote» per 572 chilometri, fino ad arrivare a Porte Maillot, a Parigi. Era il 23 maggio 1891. La lista degli iscritti è aperta, con il numero 2, da un francese, tal J. Renault, che era più conosciuto con il soprannome di «Ralenti», immagino rallentare. Un po’ bricconcello questo Renault, ottavo all’arrivo ma squalificato perché aveva compiuto dodici chilometri in auto a seguito di un incidente, gli fu comunque riconosciuta la buona fede, non si sa per quale motivo. Fra gli iscritti non partenti anche un russo-polacco, tal Feofil Zolniskj.  I più accreditati per la vittoria erano gli inglesi, ben cinque: favoriti George Pilkington Mills, che aveva vinto parecchie gare di 24 ore, e Montague Holbein, primatista sulle 24 ore. Vinse Mills, che lasciò Holbein a un’ora a 16 minuti. Il vincitore impiegò 26 ore e mezzo, a una media oraria di 21 km e mezzo. Il trionfo degli inglesi fu completo: quattro ai primi quattro posti. I classificati furono 18, gli arrivati 20, con lo squalificato Renault e tal Georges Juzan che arrivò fuori tempo massimo…che era fissato in quattro giorni!

La Bordeaux – Paris si corse per 85 edizioni, fino al 1988. Dalla bicicletta si passò alla corsa dietro moto, inizi anni ’30, e poi, dal ’38, dietro «derny», quei trabiccoli a motore che si usano anche nelle gare in pista (le famose «Sei Giorni» e adesso il Keirin); prendono il nome del costruttore francese Derny

Le Livre d’Or contiene nomi famosi per l’epopea del ciclismo, dico i nomi dei più vicini ai nostri tempi: Ferdi Kübler, il belga Stan Ockers, campione del mondo nel 1955, Louison Bobet, Tommy Simpson (morto sul Mont Ventoux durante il Tour de France del 1967), Jacques Anquetil, Herman van Springel (il belga detiene il record di vittorie, sette), Gilbert Duclas-Lassalle. Per dirne solo qualcuno.

UNA FRASE  
ACQUISIZIONE A seguito di uno scambio con Sergio De Rosa, pure lui appassionato collezionista di libri sportivi 
ANNOTAZIONI Nessun italiano (ma non è del tutto vero, leggete fra qualche riga) ha mai vinto questa maratona ciclistica. Parecchi vi hanno preso parte. A partire dal 1902, quando si disputarono due Bordeaux – Paris, una in giugno, l’altra a fine luglio, frutto della velenosa rivalità fra due giornali sportivi: Le Vélo e L’Auto – Vélo, ognuno voleva la sua corsa e conquistare i lettori. Oggi invece fanno a gara a perderli….Alla prima corsa di giugno leggiamo il nome di Giuseppe Ghezzi fra gli iscritti. Nella seconda quello di Rodolfo Muller, che finì terzo, vincitore Maurice Garin, un italiano (eccolo) naturalizzato francese, già famoso per aver vinto due Parigi – Roubaix, e ancor più famoso dopo il successo nel primo Tour de France, nel 1903. I Garin erano famiglia di ciclisti: con Maurice, ci furono César e Ambroise. Ad Aosta c’è una strada intitolata a nome di Maurice. Dicevamo Rodolfo Muller, livornese, fu poi quarto nel 1903 e nel 1904, e in questo anno ebbe identico piazzamento al Tour. Nello stesso anno al «via» da Quatre Pavillons, altro quartiere di Bordeaux, anche Giovanni Gerbi, il nostro «Diavolo Rosso», per la sua maglia. Vi ricordo la bellissima canzone di Paolo Conte: «Diavolo Rosso dimentica la strada, vieni qui con noi a bere un’aranciata…». Finì al decimo posto.

Adesso tiro un po’ di lungo. Nel 1924 compare, ma scompare anche, il nome di Ottavio Bottecchia, che quell’anno e il successivo fu il trionfatore del Tour. Si iscrisse anche nel 1927, ma non figura all’arrivo. Nel 1936 al secondo posto troviamo  Giulio «Jules» Rossi, nato non lontano da Bardi, nel Parmense, e poi emigrato in Francia. Ci riprovò nel 1938 e fu terzo, nel ’39 e fu quarto, e ancora nel 1949 e finì dodicesimo. Nel 1936 vinse anche la Parigi – Roubaix. Nel ’53 Guido De Santi terzo. Un anno dopo stesso piazzamento per il grande Fiorenzo Magni. Negli anni ’80 due dignitose apparizioni di Bruno Vicino, nell’87 Pierangelo Bincoletto undicesimo, e infine nell’ultima, 1988, settimo Walter Dalgal.

 

Game Set Match - Borg, Edberg, Wilander e la Svezia del grande tennis

Pubblicato 27 Febbraio 2020

SPORT Tennis 
AUTORE Mats Holm e Lilf Roosvald
EDITORE Pubblicato nel 2014 in Svezia dall'editore Offside Press - Edizione italiana addeditore, Torino, marzo 2016, con il contributo della Swedish Arts Council - Traduzione dallo svedese di Alessandra Scali
CONTENUTO Un bel libro di tennis, scritto da un giornalista psicologo (Holm) e da un giornalista sportivo tout court (Roosvald), entrambi scrivono per alcune delle principali testate giornalistiche svedesi. Ho detto un bel libro, mi correggo, un gran bel libro, che miscela sapientemente lo sport giocato, l'ambiente, le personalità dei giocatori, la presenza dei comprimari, il rapporto fra uno sport e una Nazione, sullo sfondo le figure degli altri campioni del tempo: Vilas, Nastase, Tiriac, Ashe, Panatta, McEnroe, Connors, Sampras, e altri. Io l'ho letto come un romanzo, o una cronaca sportiva, o una analisi - lieve non pallosa - socio-psicologica. Ascesa e decadenza di una grande passione collettiva, un popolo che scopre uno sport e lo fa diventare «lo sport» nazionale, creando circoli tennistici e costruendo campi ovunque, anche nei piccoli villaggi. Eredità rimasta. I ritratti dei tre grandi, le loro dichiarazioni da campioni e da post-campioni, le caratteristiche del loro gioco, le loro vicende sentimentali, un romanzo, ripeto, un bel romanzo. Campioni di grande personalità e temperamento, ma di altro stile e classe rispetto a certi paranoici maleducati ed aggressivi che ci tocca vedere oggi, e che stanno trasformando questo bellissimo sport in succursale di un reparto psichiatrico. 
UNA FRASE Gli atteggiamenti incontrollati sono (quasi) sempre esistiti sui rettangoli di terra rossa. Leggete cosa disse Bjorn Borg di sé stesso:«Quella calma era una dote acquisita. Era una facciata che mi ero costruito negli anni. Da giovane imprecavo e davo in escandescenze sul campo. Non stavo alle regole, urlavo, lanciavo racchette. Quegli impulsi mi sono rimasti dentro durante tutta la carriera, ma avevo semplicemente deciso di nasconderli, di non perdere più le staffe. Se fossi riuscito a tenere a freno la rabbia per i colpi sbagliati e per le chiamate dubbie dell'arbitro, sarei diventato imbattibile. Era come se la calma facesse crescere la mia forza interiore e mi aprisse nuove possibilità. Anche quando mancavo una palla, non rimanevo in piedi come gli altri a ripetere in aria il movimento che avevo appena sbagliato, come se mi fossi dimenticato come si gioca. Una cosa che non si deve mai fare. Per nessuna ragione al mondo». Questo è lo spartiacque fra i bambini capricciosi che restano sempre tali e quelli che crescono, maturano e diventano campioni.
ACQUISIZIONE acquistato su www.lafeltrinelli.it, Euro 13.60
ANNOTAZIONI Voglio soffermarmi sull'ultimo capitolo, titolato «Una gang ingrigita in città», nel quale si parla dei tornei per veterani. Inverno del 2014, a Stoccolma.«Mats Wilander a Stefan Edberg sono in città per prendere parte a un torneo di veterani assieme ad altri quattro ex campioni: non si tratta di una vera competizione, ma di una festa del tennis». La vedo diversamente: non festa ma farsa. E vale per tutte queste patetiche esibizioni, in tutti gli sport. Gli episodi da circo raccontati dagli autori rafforzano la mia convinzione. Ma su queste sceneggiate c'è chi campa lautamente. Fare attività fisica ad ogni età, è grandemente apprezzabile, fare le marionette, o caricature di ciò che si è stati, è patetico. Per me.

Molto meglio questa scelta. «Mats Wilander vive ancora a stretto contatto con il tennis...abita con la famiglia in una grande tenuta a Sun Valley, in Idaho. Insieme al suo amico Cameron Lickle, un altro bravo tennista, viaggia per quattro o cinque mesi l'anno su un enorme camper, il Wilander on Wheels, girando tutto il continente nordamericano per insegnare il tennis agli appassionati di ogni età».

 

I cinque cerchi rossi - Il dramma dell'URSS fra l'invasione dell'Afghanistan e il boicottaggio dei giochi olimpici

Pubblicato 07 Gennaio 2020

SPORT Giochi Olimpici e politica 
AUTORE Vittorio Zucconi
EDITORE Rizzoli Editore, Milano - Finito di stampare nel mese di agosto 1980 - Prima edizione: settembre 1980 
CONTENUTO Una chiave di lettura giornalistica, e quindi non pallosa, per questo libro che ha quarant'anni ma che ho letto adesso con grande interesse, e la cui lettura consiglio a chi piace la storia dei Giochi Olimpici moderni. Quelli ospitati a Mosca nel 1980 dall'Unione Sovietica, che aveva investito tutta la sua potente macchina statale sulla più grande manifestazione sportiva mondiale, ebbero quasi più eco politico che sportivo. L'invasione dell'Afganistan, il boicottaggio degli Stati Uniti e delle Nazioni con loro allineate, la vita della città prima e durante i Giochi vista con gli occhi di un osservatore che era corrispondente dalla città del Cremlino per il «Corriere della Sera». Un percorso civile, politico, sportivo, di una attualità sorprendente. I rapporti con il Comitato olimpico internazionale, l'impegno totale delle strutture organizzative, la voglia di usare lo sport come arma non secondaria - perlomeno inoffensiva - della Guerra Fredda. Nonostante le ingenue illusioni dei sognatori decubertiniani, lo sport è sempre stato uno strumento politico nelle mani dei potenti. Le medaglie hanno sempre avuto un valore ben al di là di quello fittizio sportivo, che appaga gli atleti.
UNA FRASE Scrisse Zucconi a pagina 106:«Il prezzo del privilegio è elevatissimo e la pressione che si esercita su questi atleti perchè vincano sempre e possano rimanere così nella élite dei "più uguali degli altri" è tremenda. Ovunque nel mondo lo sport professionale, dunque ormai anche quello olimpico, si è trasformato in una spaventosa macchina schiacciasassi che chiede a ragazzi e ragazze di vent'anni stress psicofisici assurdi». Nelle pagine che seguono l'autore tratta di doping, dei centri di alta specializzazione, della costruzione dell'uomo/donna campione. Lo si è sempre saputo, ma chi doveva agire cosa ha fatto? Nulla. E si è arrivati 39 anni dopo a decidere l'espulsione della Russia attuale - continuazione della Unione Sovietica - dai futuri Giochi Olimpici. Non lo trovate un po' ridicolo? Io sì. Dove siete stati finora «padroni del vapore» sportivo? Dormivate? Vedevate e tacevate? E Gli altri? Solo i russi si drogano adesso? Ho notato una strana edipemia di squalificati kenioti...ma non erano dotati da Dio di carattetistiche atletiche uniche?
ACQUISIZIONE Una operazione di scambio con lo Studio Bibliografico Il Piacere e il Dovere, di Andrea Donati - Vercelli, Piazza Pajetta, 8 - www.donatilibri.it - Non è specializzato in libri di sport, ma ha nel suo catalogo una bella offerta di pubblicazioni di ciclismo, elencate nel catalogo 78 / 2019. Se poi siete appassionati di montagna, qui siete nel posto giusto
ANNOTAZIONI  
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